Bruxelles – Con il fiato sul collo del mondo del vino, allarmato dalle nuove linee guida sulle etichettature arrivate da Bruxelles, la Commissione europea risponde e si difende. A dieci giorni dall’entrata in vigore del regolamento mette in chiaro un punto fondamentale: “Le etichette stampate e già utilizzate sui vini imbottigliati e sulle bottiglie immesse sul mercato non devono essere distrutte, né i vini imbottigliati devono essere rietichettati, poiché tutti i vini prodotti prima dell’8 dicembre sono esentati dalle nuove norme“.
L’oggetto della querelle sono i Qr code da applicare sulle etichette delle bottiglie, che dovrebbero rimandare a una serie di informazioni, in primis i valori nutrizionali e gli ingredienti: non basterà indicarle con una semplice “i”, ma saranno necessarie diciture più chiare come per l’appunto la parola “ingredienti”. Perché – ha spiegato a Eunews il portavoce della Commissione europea per il Commercio e l’Agricoltura, Olof Gill– “identificare il codice Qr con la lettera ‘i’, che può riferirsi a molti tipi di informazioni, può essere visto come un modo per nascondere informazioni obbligatorie e potenzialmente fuorviante per i consumatori“.
Il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole (Ceev), ha denunciato una reinterpretazione improvviso della normativa fatto “all’insaputa di tutti” e “cambiando le carte in tavola”. Il presidente della Ceev, Mauricio González Gordon, ha spiegato che “considerando i lunghi tempi necessari per preparare le informazioni, modificare il design delle etichette e stamparle, le aziende vinicole dell’Ue hanno iniziato molti mesi fa a prepararsi per rispettare la scadenza”. Ergo, secondo Ceev sarebbero “già state stampate diverse centinaia di milioni di etichette, molte delle quali già sugli scaffali“. Etichette troppo generiche per soddisfare la disposizione europea.
Le 25 organizzazioni nazionali – tra cui Federvini e l’Unione Italiana Vini – da 13 Paesi Ue che compongono la Ceev hanno quindi chiesto alla Commissione di “modificare urgentemente” le linee guida. “Al di là della tempistica irrealistica per pubblicare un’interpretazione che incide sulle pratiche di etichettatura, il Ceev è fortemente in disaccordo anche con l’interpretazione stessa della Commissione“, si legge in un comunicato stampa del Comitato. Ma dall’esecutivo comunitario traspare una certa irritazione per il polverone sollevato dal mondo vinicolo, che “ha goduto di due anni di transizione dall’adozione delle nuove norme sull’etichettatura, nel dicembre 2021, alla loro effettiva attuazione”.
Secondo Olof Gill le linee guida pubblicate di recente “sono state discusse in modo ampio e trasparente da febbraio fino a settembre 2023″. Per di più, sostiene il portavoce Ue, il contenuto del documento sarebbe “ben noto dall’inizio di settembre”, ed è stato pubblicato solo il 24 novembre perché doveva prima essere adottato dal collegio dei commissari europei. Versione smentita dal presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, secondo cui i “tecno-burocrati” di Bruxelles “hanno fatto saltare gli accordi presi dopo lunghe trattative con le organizzazioni professionali“. In ogni caso dalla Commissione fanno notare che “per la maggior parte dei vini le nuove disposizioni dovrebbero essere attuate in linea con l’interpretazione fornita solo a partire dalla vendemmia 2024” e che “tutti i vini prodotti prima dell’8 dicembre sono esentati dalle nuove norme di etichettatura”.
Da palazzo Berlaymont un appunto anche all’accusa di aver “aggiunto incertezza riguardo al regime linguistico da applicare” nelle informazioni nutrizionali. “La guida non aggiunge incertezza al regime linguistico – ha smentito il portavoce -, qualsiasi vino etichettato utilizzando una lingua ufficiale di uno Stato membro può continuare a essere commercializzato all’interno del mercato dell’Unione e questa regola specifica del vino si applica anche all’identificazione del codice QR”. Insomma, secondo la Commissione europea la polemica sul nuovo regolamento è sterile e controproducente: perché “il settore vitivinicolo dovrebbe trarre vantaggio dal suo esclusivo regime di etichettatura, dimostrando il proprio impegno a informare adeguatamente i consumatori ed evitare interpretazioni delle norme che potrebbero essere interpretate come avvantaggianti solo per il settore“. Una stoccata finale che aspetta un’ulteriore risposta.