Bruxelles – “Se l’obiettivo è quello di danneggiare il lavoro per i diritti umani, l’obiettivo non ha bisogno di una condanna. L’obiettivo è già raggiunto, il lavoro è già danneggiato“. Dagli uffici di Bruxelles dell’ong No Peace Without Justice, Niccolò Figà Talamanca traccia un bilancio di quello che è cambiato nel suo lavoro a quasi un anno dal coinvolgimento nel Qatargate. Si lecca le ferite e si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
Perché la conseguenza più immediata della sua detenzione preventiva, archiviata dopo quasi due mesi con un rilascio senza condizioni, è stata la messa a repentaglio dell’attività dell’ong in difesa dei diritti umani, nelle regioni più vulnerabili del pianeta. E perché le modalità dell’indagine, istigata da servizi segreti nazionali belgi e stranieri, scoppiata non a caso a pochi giorni dal fischio di inizio dei contestatissimi Mondiali di calcio in Qatar, e condotta in maniera da molti giudicata spregiudicata dal giudice istruttore Michel Claise, sono ora sotto la lente d’ingrandimento della giustizia belga stessa.
“Forse questo è già abbastanza per considerarmi riabilitato”, concede con un sorriso sarcastico il segretario generale dell’organizzazione che fu fondata nel 1993 da Emma Bonino. Troppe cose restano da chiarire, su tutte l’ombra inquietante di “una taglia sulla sua testa” posta dalla società Alp Services, con l’obiettivo di scatenare una campagna mediatica contro l’attivista per i diritti umani e ostacolare il suo lavoro. Un impatto che hanno subito soprattutto “le persone che lavorano sul campo nei nostri progetti”, racconta Talamanca. In Afghanistan, in Libia, con le popolazioni indigene in Amazzonia. Perché dal sequestro giudiziario di parte dei fondi dell’Ong consegue l’impatto “sul resto del team di NoPeace, attivisti che hanno dedicato la loro vita e professionalità ai diritti umani, e soprattutto sui nostri partner sul campo, che vivono in luoghi dove la democrazia e i diritti umani sono un miraggio”.
Mentre secondo l’indagine condotta internamente alle istituzioni europee No Peace Without Justice ha già “dimostrato la propria innocenza” ed è stata riammessa al registro delle ong dell’Ue, Niccolò Figà Talamanca aspetta che prima o poi la magistratura belga possa chiudere la vicenda. Ed emetta una sentenza su tutti gli indagati. Un momento che secondo Talamanca è stato “ritardato alle calende greche”, ora che l’indagine stessa è stata messa sotto indagine. Cosa si potrà configurare a quel punto, non si sa. Forse, e sarebbe la degna conclusione della tragica commedia del Qatargate, un reato di evasione fiscale da parte di chi teneva in casa valigie di contanti. Ma è ancora presto per la fine del copione.