Bruxelles – Non più 16 ma 17 materie prime critiche strategiche e obiettivi di riciclaggio più elevati. I negoziatori di Parlamento e Consiglio Ue hanno raggiunto ieri (13 novembre) un accordo politico sul ‘Critical raw materials act’, la proposta di regolamento della Commissione europea sull’approvvigionamento di materie prime critiche necessarie per la doppia transizione, verde e digitale.
“Si tratta di un punto di svolta per l’accesso sicuro e sostenibile a input vitali per le transizioni verde e digitale e per le nostre industrie strategiche”, ha commentato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, salutando l’accordo con soddisfazione ad appena otto mesi dalla sua presentazione. La proposta della Commissione europea è stata avanzata lo scorso 16 marzo, come uno dei tre pilastri del Piano industriale per il Green Deal insieme alla Legge per l’industria a emissioni zero (Net-Zero Industry Act) e alla riforma del mercato elettrico dell’Ue.
In sostanza, ha stabilito un elenco di 34 materie prime critiche (di cui solo una parte da considerare ‘strategiche’) e ha fissato obiettivi per l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio all’interno dell’Ue, ancora troppo dipendente dalle importazioni da Paesi terzi come la Cina (che concentra oltre il 90 per cento delle materie critiche).
Il regolamento ha individuato complessivamente 34 materie prime critiche (dalla bauxite all’elio, dall’arsenico allo stronzio), ma solo 16 di queste vengono considerate strategiche: bismuto, boro (grado metallurgico), cobalto, rame, gallio, germanio, litio (grado batteria), magnesio metallico, manganese (grado batteria), grafite naturale (grado batterie), nichel (grado batterie), metalli del gruppo del platino, silicio metallico, titanio metallico, tungsteno ed elementi delle terre rare per magneti: neodimio (Nd), praseodimio (Pr), terbio (Tb), disprosio (Dy), gadolinio (Gd), samario (Sm) e cerio (Ce). I co-legislatori europei hanno concordato di aggiungere all’elenco di materie strategiche anche l’alluminio (portando dunque la lista a 17).
Quanto agli obiettivi, con la nuova legge l’Unione europea dovrebbe avere la capacità di estrarre il 10 per cento, processare il 40 per cento e riciclare il 25 per cento del suo consumo annuale di materie prime strategiche entro il 2030 (per il riciclaggio la proposta della Commissione era di un obiettivo del 15 per cento). Il compromesso politico – che ora dovrà formalmente essere approvato da entrambe le istituzioni separatamente – ha unificato anche i tempi della procedura di autorizzazione, che non dovrebbe superare i 27 mesi per i progetti di estrazione e i 15 mesi per i progetti di trasformazione e riciclaggio. Mentre la prima fase della valutazione di impatto ambientale (la produzione della relazione, che deve essere condotta dal promotore del progetto) non sarà inclusa nel calendario per l’approvazione del progetto, la consultazione pubblica necessaria per una valutazione di impatto ambientale sarà parte della durata totale del processo di autorizzazione.
Per il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Maros Sefcovic, si tratta di un “passo cruciale per un’Europa più resiliente e verso la difesa delle nostre industrie e l’avanzamento della transizione”, ha detto, riconoscendo il contributo del regolamento all’Alleanza europea per le batterie.