Bruxelles – Difficoltà per famiglie e imprese. La politica della Bce sui tassi spiegata dalla Bce. Il vice-presidente, Luis De Guindos, in occasione della settimana delle finanza europea, in corso a Francoforte, dice cosa vuol dire, nella pratica, avere tassi di interesse più alti. Il risultato è quello di un peggioramento dell’economia reale, visto che tutto si ripercuote sulle imprese, che scaricano tutto sui lavoratori, e sulle famiglie, che vedono la propria ricchezza diminuire.
Aumentare i tassi significa che il costo di prestito che la Banca centrale europea opera per le banche dell’eurozona aumenta. Per gli istituti di credito prendere denaro dalla Bce è più costoso. Per rientrare dalle perdite seguite a questi rincari, questi costi di finanziamento “vengono trasferiti alle imprese e alle famiglie”, attraverso le condizioni di concessione di prestiti, mutui e finanziamenti, spiega De Guindos.
In questo contesto di rincari i tassi di interesse più elevati “stanno pesando sulla capacità di ripagamento del debito di imprese più vulnerabili”. C’è dunque un tessuto produttivo in sofferenza, schiacciato da crediti divenuti insostenibili. Una situazione delicata, perché in caso di dichiarazione di stato di crisi le ripercussioni in termini occupazionali, in termini di taglio salariale o, peggio, licenziamento, non gioverebbe all’economia.
Ancora, prosegue l’analisi di De Guindos, le famiglie dell’area dell’euro, in particolare quelle con redditi più bassi e nei paesi con mutui a tasso prevalentemente variabile, sono sempre più schiacciate dai tassi di interesse più elevati.
De Guindos del resto non ne fa mistero. “La nostra politica restrittiva continua ad essere trasmessa con forza in condizioni di finanziamento e sta sempre più influenzando l’economia reale”, tanto che “stiamo anche assistendo a un segnale crescente dell’impatto delle nostre decisioni politiche sull’economia reale“. Ma è voluto.
Viene dunque riconosciuto che la cura scelta per un’alta inflazione è di quelle salate. Il principio di base della Bce è che un modo per ridurre l’inflazione, che altro non è che l’aumento dei prezzi al consumo, è fare in modo che i consumi si riducano. Non a caso, continua il vicepresidente della Bce, “un ulteriore inasprimento è ancora in cantiere dall’attuale orientamento politico, ed è destinato a smorzare ulteriormente la domanda e contribuire a spingere verso il basso l’inflazione”.
Si interviene su domanda e offerta. Riducendo i consumi, e dunque la domanda, si riducono i prezzi. Questo a offerta costante. Ma se diminuisce la domanda, l’offerta, e quindi la produzione, si adeguerà al cambio del mercato e produrrà per quello che serve. Questo implica uno scenario di domanda e offerta entrambi calanti, che non fa diminuire i prezzi, e il rischio di licenziamenti per minore esigenze di produzione.