Bruxelles – “Cipro è soggetta una pressione migratoria che, sulla scia del conflitto in Medio Oriente, potrebbe aumentare“. Il ministro delle Finanze cipriota, Paris Protopapas, avverte i partner europei di rischi di nuove ondate di richiedenti asilo. La riunione del consiglio Ecofin dedicata a questioni di bilancio diventa l’occasione per rilanciare un dibattito mai chiuso, quello della gestione dei flussi, e anzi divenuto ancor più sensibile dopo l’attentato di Bruxelles del 16 ottobre e la reintroduzione dei controlli alle frontiere in 11 Paesi dell’area Schengen di libera circolazione. Proprio per le ricadute migratorie del conflitto arabo-israeliano Cipro chiede di aumentare la spesa comune per il capitolo immigrazione, “sia per la gestione delle frontiere interne sia per la gestione delle frontiere esterne”.
Un intervento che trasforma il dibattito sul bilancio in un dibattito sul patto per l’immigrazione. Perché da più parti, per ragioni diverse, si condivide la necessità di mettere più risorse nel bilancio 2024 per le politiche di asilo e non solo. Lo chiede l’Italia, innanzitutto. “Servono risorse sufficienti per la gestione dei flussi, soprattutto nel Mediterraneo”, scandisce il rappresentante permanente ambasciatore Vincenzo Celeste. Ma sono anche altri Paesi bagnati del bacino del ‘mare nostrum’ a indicare nell’immigrazione il capito di bilancio su cui dirottare più impegni di bilancio. Lo chiedono Malta, Croazia e Slovenia. A loro si unisce la Romania, già alle prese con oltre 14omila cittadini ucraini sotto protezione internazionale.
Timori e richieste di Cipro riguardo la possibilità dell’aggravarsi della crisi migratoria ben si sposano con l’impostazione del governo Meloni, che ha fatto del riconoscimento del problema a livello europeo e della conseguente risposta europea uno dei propri cavalli di battaglia. Diversa la posizione assunta dalla Polonia. Il rappresentante permanente Andrzej Sados si dice d’accordo ad aumentare le risorse per il Medio Oriente, così da permettere la riduzione del numero di sfollati e di richiedenti asilo, a patto però che questi fondi non siano aumentati “a scapito del sostegno all’Ucraina”.