Bruxelles – Da un lato, un mercato energetico fragile a causa della guerra di Russia in Ucraina. Dall’altro, le tensioni in Medio Oriente tra Israele e Hamas che rischiano di creare un nuovo rialzo dei prezzi di gas ed energia elettrica. “L’Europa è oggi più preparata e dispone di strumenti di gestione delle crisi più efficaci rispetto a un anno fa”, ha assicurato ieri sera (8 novembre) in plenaria del Parlamento europeo a Bruxelles la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, in un confronto con gli eurodeputati sullo stato dell’Unione dell’energia, il rapporto annuale in cui la Commissione Ue fa il punto sui risultati ottenuti in campo energetico.
Più preparata di prima, ma non per questo senza rischio di essere esposta a nuovi shock energetici. “La crisi in Medio Oriente e il mercato energetico ancora fragile a causa degli effetti della guerra di Russia in Ucraina potrebbero avere impatti di vario tipo, così come qualsiasi incidente a infrastrutture energetiche può rapidamente influenzare il sentimento di mercati energetici molto nervosi”, ha sottolineato la commissaria. Ciò significa – ha incalzato – “che dobbiamo continuare i nostri sforzi di diversificazione” delle forniture. Ma non solo.
La commissaria europea ha confermato agli eurodeputati che l’esecutivo comunitario sta valutando quali e se prorogare oltre la scadenza di fine anno alcune delle misure di emergenza introdotte lo scorso anno di fronte alla crisi di approvvigionamento del gas russo, facendo appiglio all’articolo 122 del Trattato che ha permesso un iter di approvazione più rapido (escludendo, ad esempio, il passaggio parlamentare, e votando a maggioranza qualificata in Consiglio). “Mentre stiamo integrando alcuni strumenti di risposta alle crisi nel nostro quadro legislativo a lungo termine, dobbiamo considerare la possibilità di continuare i regimi temporanei di emergenza introdotti nel 2022”, ha detto, citando il regolamento sulla solidarietà sul gas, il meccanismo di correzione del mercato (ovvero l’inapplicato tetto al prezzo del gas, ndr) e le autorizzazioni accelerate per le energie rinnovabili. Tutti questi strumenti “sono stati essenziali l’anno scorso per attraversare in sicurezza la crisi” energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina.
Prorogare di un altro anno il meccanismo di correzione del mercato, il price cap, per contrastare il caro prezzi trainato dalle tensioni in Medio Oriente (ed evitare eventuali effetti speculativi sul mercato) è la richiesta avanzata anche dal ministro dell’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, all’ultimo Consiglio Energia che si è tenuto a Lussemburgo.
Dopo essere stato al centro di cronache e del dibattito politico a Bruxelles per mesi come misura di risposta ai picchi del prezzo del gas trainati dalla guerra di Russia in Ucraina, il testo del regolamento è entrato in vigore lo scorso 15 febbraio con una validità di 12 mesi. Da allora, i criteri e le soglie per farlo scattare non si sono mai verificate e quindi non è mai stato attivato, ma ha contribuito da deterrente abbassando anche i prezzi del gas. La crisi tra Hamas e Israele delle ultime settimane ha contributo a far rialzare i prezzi del gas naturale, con un aumento di oltre il 40 per cento a 55 euro per megawattora la scorsa settimana, il livello più alto registrato in otto mesi. Questa mattina, all’hub di riferimento olandese Ttf, il gas veniva scambiato a 49,46 euro/Mwh.
Una proposta di proroga da parte della Commissione europea è attesa entro la fine del mese di novembre, nell’ottica di portare il dossier sul piano politico il 19 dicembre all’ultimo Consiglio Ue Energia prima della fine dell’anno per l’approvazione dei ministri dell’energia. Il 6 novembre la Commissione europea ha messo nelle mani delle Capitali anche una bozza di proposta per prorogare di altri tre mesi, fino al 31 marzo 2024, alcune misure del quadro temporaneo di aiuti di Stato per le crisi e la transizione, per consentire agli Stati membri Ue di continuare a concedere aiuti limitati alle imprese contro gli elevati prezzi dell’energia. A fine novembre, ha confermato ancora Simson, la Commissione europea presenterà anche il piano europeo per il dispiegamento e la diffusione delle reti energetiche. Secondo l’ultimo ordine del giorno del collegio dei commissari, il piano dovrebbe essere presentato il 29 novembre. A detta di Simson, il piano dovrebbe concentrarsi su una serie di misure per eliminare gli ostacoli alla diffusione delle reti, compresi gli aspetti finanziari e normativi, e per garantire un uso più intelligente delle risorse esistenti”.