Bruxelles – Parigi, Berlino, Copenaghen e poi Zagabria. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, mette allo stesso tavolo (letteralmente) i 27 capi di stato e di governo in un serie di cene a piccoli gruppi per mettere a punto priorità e temi dell’Agenda Strategica del prossimo ciclo istituzionale.
“Stiamo assistendo a tempi tumultuosi: dai disastri legati al clima in tutto il mondo agli sconvolgimenti tecnologici causati dagli sviluppi digitali all’avanguardia e alla frammentazione dell’ordine multilaterale basato su regole. In questo contesto, dobbiamo riflettere sulla capacità dell’Ue di agire e di raggiungere i suoi obiettivi”, scrive Michel nella lettera d’invito ai capi di Stato e di Governo dell’Unione europea, invitandoli a prendere parte alle cene “per continuare le nostre discussioni sulle priorità per il prossimo ciclo istituzionale”. Le discussioni, spiega il belga, avranno luogo in piccoli gruppi consecutivi in Francia, Germania, Danimarca e Croazia in tutto l’arco del mese di novembre.
Politiche, finanziamenti in vista della revisione intermedia di bilancio a lungo termine (2021-2027) e soprattutto un dibattito approfondito su se e in che termini modificare il processo decisionale per rendere l’Ue più agile nelle decisioni. “In questo contesto, dobbiamo riflettere sulla capacità dell’Ue di agire e di raggiungere i suoi obiettivi”, ha spiegato Michel, ricordando che all’ultimo Vertice Ue informale di Granada i capi di stato e governo hanno “definito un quadro ampio e coperto una serie di priorità: sicurezza e difesa, resilienza e competitività, energia, migrazione, impegno globale e allargamento dell’Unione”.
Una volta individuate le tematiche che dovranno essere prioritarie, il nuovo ‘format’ di discussioni pensato dal capo del Consiglio europeo saranno l’occasione per approfondire tali questioni e “considerare come dobbiamo adattarci per il bene di un’Unione più forte, sia a livello interno che globale”. Secondo Michel, le domande chiave che potremmo affrontare includono ad esempio “quali politiche e programmi devono essere migliorati per rafforzare la posizione globale dell’Ue e come e quali politiche settoriali necessitano di riforma nel contesto del futuro allargamento”. Quanto ai finanziamenti, il tema sarà quello di dove e in quali programmi incanalare le risorse del budget comune. Infine, il terzo tema messo in luce da Michel riguarda la revisione delle regole di voto per rendere l’Ue più rapida nel processo decisionale.
Un tema sempre aperto e mai realmente esaurito, che torna con prepotenza nell’agenda politica dell’Ue messa di fronte alla necessità di accelerare i tempi sull’allargamento. L’adesione all’Ue va di pari passo con il superamento del voto all’unanimità in varie politiche dell’Unione (da quella estera a quella fiscale) che il più delle volte blocca o rallenta le decisioni. Le rallenta ora che gli Stati membri appartenenti alla famiglia europea sono ‘solo’ 27, le rallenterà ancora di più realisticamente quando (e se) i governi saranno più di trenta.
La maggioranza qualificata in Consiglio è la modalità di voto più usata (circa l’80 per cento della legislazione) e si raggiunge quando vengono soddisfatte contemporaneamente due condizioni: quando il 55 per cento degli Stati membri vota a favore (ovvero, 15 Paesi su 27) e quando gli Stati che votano a favore rappresentano almeno il 65 per cento della popolazione totale dell’Ue). Le materie in cui rimane la procedura di voto all’unanimità sono quelle considerate più “sensibili” per gli Stati membri: in politica estera e di sicurezza comune (esclusi alcuni casi ben definiti che richiedono la maggioranza qualificata, come la nomina di un rappresentante speciale); cittadinanza (concessione di nuovi diritti ai cittadini Ue); il processo di adesione all’Unione europea; l’armonizzazione della legislazione nazionale in materia di imposte indirette; tutta la materia finanziaria (risorse proprie, quadro finanziario pluriennale) e alcune disposizioni in materia di giustizia e affari interni (Procura europea, diritto di famiglia, cooperazione di polizia a livello operativo) oltre che l’armonizzazione della legislazione nazionale in materia di sicurezza sociale e protezione sociale.