Bruxelles – “Non sono siriana, non sono ucraina, non sono yemenita, non sono afgana, non sono del Sud Sudan. Non vengo da Israele o dalla Palestina. Ma sono una testimone. E avendo assistito al costo umano della guerra, della violenza e delle persecuzione che riguarda i rifugiati di tutto il mondo, non posso guardare dall’altra parte”. Con queste parole l’attrice australiana Cate Blanchett si è rivolta oggi (8 novembre) agli eurodeputati prima dell’inizio della plenaria del Parlamento europeo, in quanto ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Blanchett, ambasciatrice dell’Unhcr dal 2016, è stata introdotta dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che ha ricordato un’affermazione dell’attrice di otto anni fa secondo cui non c’era momento più cruciale per essere affianco dei rifugiati e mostrare loro solidarietà. “Purtroppo quella dichiarazione potrebbe essere ripetuta oggi”, ha commentato Metsola. La presidente dell’Eurocamera ha poi menzionato le più di 360 vite umane perse nel naufragio di Lampedusa del 2013, di cui lo scorso mese al Parlamento europeo si è ricordato il decennale, oltre che le migliaia di vite “mietute dal cimitero del mediterraneo”. “Dopo dieci anni dalla strage di Lampedusa, nulla è cambiato”, ha concordato l’attrice. Metsola si è detta orgogliosa del fatto che il Parlamento europeo abbia portato avanti un dibattito per trovate una via d’uscita da questa situazione: “Sono fiduciosa che si riuscirà a concordare un nuovo patto per la migrazione e l’asilo per l’Europa entro la fine di questo mandato“.
Cate Blanchett ha iniziato il suo discorso richiamando la guerra che si è riaccesa il 7 ottobre tra Hamas e Israele: “Nelle scorse settimana abbiamo visto con orrore le violenze in Israele e a Gaza. Il conflitto ha mietuto migliaia di vite. L’Unchr, assieme ad altre organizzazioni, ha chiesto un cessate il fuoco umanitario e il rilascio degli ostaggi“.
L’attrice si è poi scagliata contro le pratiche di esternalizzazione della gestione della migrazione, definendole “politiche inefficaci e disumane” che hanno “sprecato miliardi di dollari dei contribuenti” e che sono ormai “un approccio screditato e in gran parte abbandonato”. Accusando i politici e le istituzioni di troppa distanza dai temi su cui decidono: “Mi chiedo se coloro che ora mettono in dubbio la Convenzione sul diritto d’asilo del 1951 abbiano mai incontrato un rifugiato o sono stati costretti ad affrontare il costo umano di politiche dannose come l’esternalizzazione”. Tema, quello dell’esternalizzazione, che in questi giorni è sotto lo sguardo attento dell’Europa a causa dell’accordo siglato il 6 novembre tra Italia e Albania.