Bruxelles – “Nel 2024, la libertà delle donne di abortire sarà irreversibile”. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato ieri (29 ottobre) che questa settimana sarà inviato al Consiglio di Stato un progetto di legge costituzionale che mira a garantire il diritto all’aborto in Francia, in modo da poterlo presentare al Consiglio dei ministri già alla fine del 2023. La proposta è quella di aggiungere all’articolo 34 della Costituzione questa frase: “la legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna, che le è garantita, di fare ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza”.
Nel tweet in cui viene annunciato l’avvio dei lavori, il capo dell’Eliseo ha anche ri-condiviso un suo video, risalente all’otto marzo, in cui ricorda Gisèle Halimi, l’avvocata simbolo della lotta per il diritto all’aborto in Francia negli anni ’70. L’interruzione volontaria di gravidanza è stata depenalizzata nel 1975, soprattutto grazie all’impegno della donna (3 anni prima che in Italia), ma la legge francese non prevede nulla che assicuri che questo diritto verrà sempre rispettato. Perciò è necessario che entri a far parte della Costituzione: “I diritti delle donne sono sempre una conquista fragile”, ha aggiunto Macron nel video, che vuole così “indirizzare un messaggio universale di solidarietà a tutte le donne che oggi vedono calpestato questa libertà”.
Non solo depenalizzare l’aborto, quindi, ma anche garantirlo come diritto, in modo che la sua applicazione non possa più essere messa in dubbio: “Il messaggio di Gidèle Halimi ci aiuterà cambiare la nostra Costituzione, incidendovi la libertà delle donne a ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza, per assicurare solennemente che niente potrà comprometterla o cancellarla. Così sarà irreversibile“.
La mossa, fa seguito a una promessa, fatta dal presidente francese in occasione della Giornata internazionale della donna, arrivata dopo che nel giugno dello scorso anno la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva ribaltato una storica sentenza sul caso Roe contro Wade sull’aborto, con la quale era stata eliminata la garanzia costituzionale al diritto di interrompere la gravidanza. Nel luglio 2022, dopo il caso statunitense, il Parlamento europeo aveva deciso di intervenire sul tema, chiedendo e approvando l’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Nel novembre dello stesso anno, poi, anche i deputati dell’Assemblea nazionale avevano votato la proposta di legge per “incidere nella Costituzione”, come aveva detto Macron, questo diritto, di nuovo in reazione alla decisione del Palazzo di giustizia di Washington.
“Se la Francia includesse il diritto di aborto nella sua Costituzione, sarebbe il primo Paese al mondo a farlo”, ha detto a Euractiv a gennaio un funzionario di Planning Familial. In Francia nel 2022 sono stati registrati 234.000 aborti, 17.000 più che nel 2021. “È il livello più alto mai registrato dal 1990”, si legge nella pubblicazione. Numero che preoccupa. Non tanto per la questione demografica, quanto per il rischio di strumentalizzazione dell’argomento, mentre si sta cercando di costituzionalizzare questo progetto di legge. Proprio per questo motivo Macron vorrebbe evitare di indire un referendum per mettere in atto la modifica costituzionale, passando piuttosto per la convocazione di un “congresso” speciale di entrambe le Camere, che dovrà adottare l’emendamento con una maggioranza di tre quinti. Cosa che sembra fattibile. La campagna referendaria, secondo Le Monde, offrirebbe ai detrattori dell’interruzione volontaria di gravidanza “una tribuna totalmente sproporzionata rispetto a ciò che rappresentano in realtà”. Secondo un sondaggio d’opinione della fondazione Jean Jaurès,l’83 per cento dei francesi giudica comunque positivamente la legge che prevede il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, una percentuale che molto probabilmente permetterebbe di far approvare l’emandamento anche con il referendum costituzionale.
Nell’Unione europea, tutti gli Stati membri tranne Polonia e Malta consentono l’aborto su richiesta, secondo la panoramica comparativa del Centro per i diritti riproduttivi aggiornata a settembre. Varsavia lo permette solo in caso di pericolo per la vita della donna incinta o di gravidanza dovuta a violenza sessuale, mentre il parlamento di Malta, a giugno, ha approvato all’unanimità un disegno di legge che consente l’aborto nei casi in cui la vita della donna incinta sia significativamente a rischio. In Europa, Lichtenstein, Monaco e la giurisdizione danese delle Isole Faroe sono considerate altamente restrittive su questo tema, mentre l’Andorra rimane l’unico Paese europeo con un divieto totale sull’aborto.