Bruxelles – La posizione attesa da metà estate è stata definita e non ha tradito le aspettative. Il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) ha presentato il suo piano sul Blue Deal Europeo e, così facendo, si è ritagliato il ruolo di prima istituzione comunitaria a definire una strategia globale dell’Ue in materia di acqua con misure concrete per affrontare la crisi idrica. “Considerata l’essenzialità e le sfide attuali e future, il Cese è fermamente convinto che l’acqua non può più essere uno degli elementi del Green Deal, è necessario un cambiamento di scala a livello europeo”, è l’esortazione del presidente del Comitato, Oliver Röpke: “Invitiamo le istituzioni europee ad adottare un Blue Deal Europeo come politica strategica a sé stante, al pari del Green Deal“.
Secondo la dichiarazione adottata alla conferenza di alto livello ad hoc di giovedì scorso (26 ottobre), il Blue Deal Europeo “deve essere una politica completa e coerente, basata su principi guida e azioni concrete“, dal momento in cui è necessario “anticipare le esigenze e preservare e gestire adeguatamente le nostre risorse idriche comuni a breve, medio e lungo termine per un futuro resistente all’acqua”. La serie di pareri d’iniziativa affrontano la crisi idrica nelle sue varie dimensioni, fornendo alla strategia del Cese una visione complessiva del fenomeno, delle sfide e delle priorità da adottare durante il prossimo mandato della Commissione tra il 2024 e il 2029 e da inserire nel periodo di programmazione del bilancio 2028-2034. “L’Europa può trasformare le sfide legate all’acqua in nuove opportunità per lo sviluppo tecnologico, il progresso sociale, la creazione di nuovi posti di lavoro, le competenze e la crescita delle imprese, nel rispetto dell’ambiente”, ha messo in chiaro Röpke.
Principi e azioni del Blue Deal Europeo
Sono 15 i principi-guida e 21 le azioni che definiscono il Blue Deal Europeo nella visione del Cese. Tra i punti fermi si distingue in primis l’allineamento della politica dell’acqua con tutte le altre dell’Ue, “come è avvenuto per il Green Deal” con dati “aggiornati, accurati, trasparenti, comparabili, facilmente accessibili e affidabili”. C’è poi la necessità di ripristinare e proteggere ecosistemi, zone umide e biodiversità, con un approccio basato sui diritti umani e con la priorità della lotta alla povertà idrica. In questo senso i servizi idrici, sanitari e igienici devono essere “sostenibili, equi, di alta qualità e accessibili a tutti”, mentre gli utenti vanno incoraggiati ad adottare soluzioni e pratiche “che favoriscano l’uso e il consumo sostenibile”. Il Blue Deal Europeo dovrà sostenere lo sviluppo di “tecnologie che consentano l’efficienza idrica, il riciclo e la riduzione dell’inquinamento“, con particolare attenzione alle perdite d’acqua nelle reti e gli sprechi da parte dell’agricoltura, dell’industria, delle famiglie. A questo proposito “l’agricoltura è sia la causa principale sia la vittima della carenza idrica” e per questo motivo l’Ue deve adottare un piano strategico per la gestione sostenibile dell’acqua per la produzione alimentare.
Sul piano industriale “l’acqua deve essere considerata un elemento fondamentale” – considerato il legame con energia e materie prime critiche – e di qui la necessità di un approccio settoriale per rispondere alle esigenze e opportunità diverse in termini di efficienza idrica delle diverse industrie: “Il principio di non nuocere deve essere combinato con il diritto delle attività economiche di consumare acqua”. Occorre allo stesso tempo garantire la disponibilità di lavoratori qualificati e preservare la competitività delle imprese europee, mentre un piano di finanziamento “ambizioso” si deve basare su prezzi, costi e tasse “equi e trasparenti”. Mentre a livello Ue il Cese chiede “un approccio che coinvolga tutte le parti interessate” nella governance delle risorse di acqua dolce, sul piano internazionale l’Unione deve “aumentare gli sforzi nella diplomazia blu” con l’integrazione dell’acqua nella politica estera per migliorare il quadro dei trattati Onu: “È indispensabile promuovere un uso parsimonioso ed efficiente dell’acqua in tutti i settori dell’economia e della società”.
Oltre ai principi-guida generali, il Comitato ha messo sul tavolo una serie di misure concrete su cui concentrerà la propria attenzione durante il prossimo mandato dell’esecutivo Ue. Si parte da una piattaforma consultiva europea (creata dal Cese e da altre istituzioni Ue) per “condividere migliori pratiche, sviluppare standard specifici e contribuire all’aggiornamento regolare dei piani d’azione del Blue Deal”, che si basi sulla raccolta “sistematica” dei dati sull’approvvigionamento e accesso all’acqua. Lo stato delle infrastrutture idriche di ogni Stato membro deve essere valutato “immediatamente e accuratamente” per individuare le necessità di investimento “urgenti” ed è necessaria una legislazione comunitaria per “creare un meccanismo di stoccaggio sostenibile dell’acqua durante i periodi di siccità“. Per quanto riguarda i prezzi, le tariffe idriche potrebbero contenere “segnali di prezzo” per garantire un consumo più sostenibile, mentre viene proposta l’introduzione di un’etichetta sul consumo di acqua per i prodotti, per incentivare gli utenti a calcolare la propria impronta idrica.
La strategia industriale Ue “dovrà essere rivista nei prossimi due anni” per includere la politica del Blue Deal Europeo, “con particolare attenzione alle industrie ad alta intensità idrica e al sostegno dell’adozione di tecnologie efficienti”. In parallelo i programmi della Politica Agricola Comune dovrebbero “integrare indicatori in ogni Stato membro per monitorare i progressi nella gestione dell’acqua” e un “sostegno specifico” all’adattamento al cambiamento climatico. Parlando di finanziamenti Ue, “la condizionalità dell’acqua deve essere un criterio in tutti i fondi“, gli investimenti in questo settore dovrebbero ricevere “un trattamento speciale” nell’ambito del Patto di stabilità e crescita ed è necessario istituire un Fondo per la transizione verso il blu come “punto di accesso unico per gli investimenti nel settore idrico”. Nelle relazioni esterne dell’Unione il Global Gateway viene considerato uno strumento “eccellente” per la gestione sostenibile dell’acqua nei partenariati economici e della cooperazione allo sviluppo, ma si potrebbe affiancare anche un Centro europeo dell’acqua “per sostenere gli Stati membri e gli altri Paesi del vicinato europeo”. Dulcis in fundo “un commissario europeo dedicato dovrebbe essere responsabile del portafoglio idrico”, è l’esortazione del Cese alla prossima Commissione Europea.