Bruxelles – “Occorre continuare a sostenere l’Ucraina”, senza dimenticare però la questione dell’immigrazione e della gestione dei flussi, “per noi una priorità”. Giorgia Meloni cerca di mettere ordine ad un vertice dei capo di Stato e di governo Ue che nel complesso vede la presidente del Consiglio “soddisfatta” per quelle che sono le conclusioni, ma che alla fine risulta comunque confuso e senza troppi grandi passi avanti, almeno per quanto riguarda la proposta di revisione di bilancio comune pluriennale (Mff 2021-2027).
In linea di principio generale “c’è un largo consenso sulla necessità di continuare a sostenere l’Ucraina”, riconosce il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Ma la revisione di bilancio è un pacchetto da circa 66 miliardi di euro aggiuntivi che include altre voci di spesa, ed è su queste che gli Stati non sono intenzionati a rimettere mano agli Erari nazionali. “Il nodo è proprio quello delle modifiche complessive“, riconosce la prima ministra estone, Kaja Kallas. Lei si dice “preoccupata” per uno stallo in cui “c’è bisogno di investire di più nella difesa”. In questo contesto si inseriscono le preoccupazioni tricolori. “E importante trovare un accordo entro l’anno, con una logica di pacchetto”, scandisce Meloni. Un modo per chiedere che l’immigrazione non sia tenuta fuori dal ragionamento sul nuovo bilancio a dodici stelle.
Meloni torna a Roma con la consapevolezza che il suo governo, su questo tema, si sta muovendo bene e inizia a raccogliere qualcosa. “Entra nelle conclusioni di questo vertice la lettera [della presidente della Commissione europea] Ursula von der Leyen”, che insiste sulla cooperazione con i Paesi terzi, un rafforzamento dei controlli in mare e un impegno comune sui rimpatri. Una lettera “che contiene una strategia promossa dall’Italia”.
Per l’Italia resta però il nodo Mes. A porte chiuse nessuno ha puntato il dito contro Giorgia Meloni, assicurano fonti Ue. Ma fuori dalla stanza il presidente dell’Eurogruppo, Pascal Donohoe, torna a fare pressioni: “Continuerò a sollevare il tema”, perché da una punto di vista politico la ratifica “è un elemento di fiducia tra di noi” e da un punto di vista pratico “potrebbero esserci altri Paesi che potrebbero decidere di utilizzare quello strumento e questo trattato” e l’Italia lo impedisce.
Meloni replica davanti alle telecamere a dichiarazioni rese alla stampa. “Il problema è che il Mes richiama i vecchi vincoli del patto di stabilità. Non possiamo discutere di Mes finché non si stabilisce il nuovo quadro di regole”. Si basa su regole vecchie, fine della storia. Che chiusa non è. “Quella del Mes è una buona riforma, suggerisco a tutti di approvarla“, suggerisce il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. “È una riforma positiva, anche per i Paesi che potrebbero trovarsi in una situazione di difficoltà economica. Ci rende più forti”. Per questo “consiglio di attuarla”