Bruxelles – Nessuna distinzione tra tecnologie ‘Net-Zero’ e strategie ‘Net-Zero’, inclusione di fissione e fusione nucleare e nuove entrate dal mercato europeo del carbonio. La commissione industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento europeo ha adottato oggi (25 ottobre) la sua posizione negoziale sul ‘Net-Zero Industry Act’, il regolamento proposto dalla Commissione europea lo scorso 16 marzo per sviluppare un’industria a emissioni zero come pilastro centrale del Piano industriale per il Green Deal, una risposta ‘Made in Europe’ al massiccio piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dall’amministrazione Usa per dare una spinta agli investimenti nelle tecnologie pulite.
Il mandato negoziale è stato adottato con 43 voti a favore, 12 contrari e 3 astensioni sulla base di un emendamento di compromesso raggiunto nei giorni scorsi tra Ppe, Renew e S&D sulla relazione del relatore sul dossier l’eurodeputato tedesco dei popolari, Christian Ehler, che ha salutato l’accordo assicurando che il ‘Net-Zero Industry Act’ potrebbe rappresentare “un elemento cruciale per impedire all’Europa di intraprendere la strada della decarbonizzazione attraverso la deindustrializzazione. Possiamo ancora invertire questa rotta e questa legge aiuterà”.
La proposta dell’Esecutivo europeo in sostanza si compone di permessi accelerati, progetti strategici per la decarbonizzazione dell’industria europea entro il 2030 e otto tecnologie chiave con cui attuarla. Nella proposta di regolamento di metà marzo, la Commissione europea ha individuato otto tecnologie net-zero ‘strategiche’ (distinte dalle semplici tecnologie net-zero) a cui garantire tempi accelerati per le autorizzazioni e verso cui incanalare gli investimenti (tecnologie solari fotovoltaiche e termiche; eolico onshore e energie rinnovabili offshore; batterie e accumulatori; pompe di calore e geotermia; elettrolizzatori e celle a combustibile per l’idrogeno; biogas e biometano; cattura e stoccaggio del carbonio; tecnologie di rete).
Il mandato di Itre – che dovrà essere confermato nella seconda sessione di novembre in plenaria a Strasburgo – ha rimosso la distinzione tra “tecnologie ‘Net-Zero’” e “tecnologie strategiche” e dunque ha ampliato l’elenco delle “tecnologie a zero emissioni”, aprendo la porta anche alle tecnologie di fissione e fusione nucleare, ai carburanti sostenibili per l’aviazione e altre tecnologie industriali specifiche per essere inclusi tra i progetti strategici (Net Zero Resilience Projects). Sparisce quindi la distinzione e gli Stati membri sono invitati a promuovere gli investimenti in tutte le “tecnologie net-zero e nelle loro catene di approvvigionamento”, nucleare compreso. Se sparisce la distinzione tra tecnologie, il mandato parlamentare mantiene due tipologie di progetti: progetti di produzione tecnologica a zero emissioni nette e progetti strategici a zero emissioni nette. La distinzione è utile principalmente a definire tempi più brevi per le autorizzazioni, fissando una tempistica compresa tra 9 e 12 mesi per i progetti regolari e tra 6 e 9 mesi per i progetti strategici.
Rispetto alla proposta della Commissione, inoltre, l’Eurocamera vuole rilanciare anche l’introduzione delle valli industriali a zero emissioni, ovvero un raggruppamento delle attività industriali dello stesso tipo per ridurre impatto ambientale e offrire una simbiosi. La promozione volontaria di valli dell’industria era stata presa in considerazione dalla stessa Commissione europea ed era presente anche nelle prime bozze di regolamento circolate a Bruxelles, poi sparita nella versione definitiva. L’ultimo punto, anche quello più importante, è il tema dei finanziamenti. Secondo il relatore, il bilancio dell’Unione è attualmente troppo limitato, ma gli Stati membri ricevono entrate significative dalle aste del sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue, il sistema Ets. Per questo propone che gli Stati membri destinino almeno il 25 per cento di queste entrate nazionali agli obiettivi del Net-Zero Industry Act.