Bruxelles – Ridurre del 50 per cento l’uso di tutti i pesticidi chimici e del 65 per cento l’uso di quelli più pericolosi. Entro il 2030. La posizione adottata oggi (24 ottobre) dalla commissione ambiente del Parlamento europeo (Envi) è decisa e alza l’asticella rispetto a quanto proposto dalla Commissione europea. Una posizione che farà storcere il naso a diverse associazioni agricole, e che sarà oggetto di feroci negoziazioni con gli Stati membri dell’Ue.
Il testo curato dall’eurodeputata dei Verdi, Sarah Wieners, è stato approvato con 47 voti favorevoli, 37 contrari e 2 astensioni. “Non c’è stato alcun paragrafo su cui non abbiamo dovuto combattere”, ha ammesso la relatrice a margine della votazione. Il compromesso trovato in Envi fissa paletti molto stringenti, in termini di tagli e scadenze: rispetto alla proposta presentata dall’esecutivo Ue nel giugno del 2022, che chiedeva una riduzione del 50 per cento su tutti i fitosanitari chimici sulla base della media del periodo 2015-2017, l’Eurocamera aggiunge la distinzione tra pesticidi e pesticidi più pericolosi (contenente una o più sostanze attive approvate dall’Ue come sostanze candidate alla sostituzione). Per questi ultimi, l’obiettivo indicato in Commissione Envi è addirittura del 65 per cento.
I deputati chiedono inoltre che ogni Stato membro adotti obiettivi e strategie nazionali, basati sulle sostanze vendute ogni anno, sul livello di pericolo e sulla dimensione della propria area agricola. La Commissione verificherà quindi se gli obiettivi nazionali debbano essere più ambiziosi per raggiungere gli obiettivi per il 2030. C’è poi il divieto di utilizzare pesticidi chimici (ad eccezione di quelli autorizzati per l’agricoltura biologica e il controllo biologico) nelle aree che vengono individuate come aree sensibili, come tutti gli spazi verdi urbani compresi parchi, campi da gioco, campi sportivi, percorsi pubblici, nonché nelle aree Natura 2000 .
“Non è un divieto a tappeto”, ha assicurato Wieners, perché “ogni Paese membro può concedere autonomamente delle deroghe sulle aree sensibili”. Anche per quanto riguarda l’utilizzo dei pesticidi chimici in generale, nel testo ne viene previsto il ricorso “in ultima ratio”, come ultima risorsa, come stabilito nella Gestione integrata dei parassiti. Per il Partito Popolare europeo, che negli ultimi mesi ha lanciato una campagna di opposizione al Green Deal europeo in difesa degli interessi degli agricoltori, il testo uscito oggi dalla Commissione Envi rischia di minare la sicurezza alimentare sul continente, oltre che mettere in difficoltà le aziende agricole. “La relatrice Wieners e coloro che hanno sostenuto il compromesso stanno oltrepassando il limite”, dichiara il portavoce per la politica ambientale del maggiore gruppo politico dell’Eurocamera, ma Wieners rilancia e cerca di isolare il Ppe: “Oggi senza la destra radicale non sarebbe stato possibile trovare un compromesso“. Perché perfino i Riformisti e Conservatori europei (Ecr) hanno spinto per trovare un testo e appoggiato diversi emendamenti di compromesso: “Tutti hanno dovuto fare concessioni, mentre il Ppe non ha ottenuto nulla perché non si è mosso dalla sue posizioni”.
Per dotare gli agricoltori di sostanze sostitutive, la Commissione Envi suggerisce che la Commissione europea stabilisca un obiettivo per il 2030 per aumentare le vendite di pesticidi a basso rischio. Allo stesso tempo, l’esecutivo comunitario dovrà valutare le metodologie per accelerare il processo di autorizzazione dei pesticidi a basso rischio e il controllo biologico, perché le procedure attuali creano un collo di bottiglia che ne ostacola l’adozione. Per garantire parità di condizioni per gli agricoltori europei, entro dicembre 2025 la Commissione dovrà esaminare le differenze nell’uso dei pesticidi sui prodotti agricoli e agroalimentari importati rispetto ai prodotti dell’Ue e, se necessario, proporre misure per garantire che le importazioni soddisfino gli standard equivalenti dell’Ue.
Su tutte le furie Filiera Italia, con l’amministratore delegato Luigi Scordamaglia che ha parlato di una decisione che “va in una direzione opposta rispetto a quella espressa da oltre la metà degli Stati membri in Consiglio”. L’auspicio dell’associazione ombrello della filiera agricola e dell’industria agroalimentare italiana è che “i tempi necessari al completamento di tali procedure vadano oltre la scadenza di una Commissione europea che non è mai stata così ideologizzata e di alcuni europarlamentari convinti che l’unico modo per contrastare il cambiamento climatico sia quello di distruggere l’agricoltura europea”. L’Eurocamera dovrebbe adottare il suo mandato durante la sessione plenaria del 20-23 novembre 2023, dopodiché, una volta che anche gli Stati membri avranno adottato la propria posizione, potranno iniziare i triloghi. Per molte delegazioni nazionali, gli aspetti più difficili della proposta restano gli obiettivi di riduzione obbligatori a livello nazionale e il divieto di utilizzo di prodotti fitosanitari nelle aree sensibili.