Bruxelles – Sorpresa: Eurolandia ha meno deficit e meno debito del previsto. I dati consolidati di Eurostat per il 2022 correggono, in senso migliorativo, i numeri prodotti dalla Commissione europea nelle previsioni economiche di primavera dello scorso maggio. Lì i servizi dell’esecutivo comunitario certificavano un livello del rapporto deficit/Pil al 3,7 per cento, corretto al 3,6 per cento, e un rapporto debito/Pil al 93,2 per cento corretto adesso al 91 per cento.
Le modifiche possono sembrare di poco conto, ma non lo sono. Servono a dare certezza a mercati e investitori, per una maggiore capacità dell’Europa con la moneta unica di resistere all’urto di crisi pandemica prima e contraccolpi del conflitto russo-ucraino poi. Il 15 novembre la Commissione presenterà le previsioni economiche d’autunno, e sarà quella l’occasione per fare il punto della situazione.
Intanto l’istituto di statistica europeo rivede le cifre. In questo esercizio viene premiata anche l’Italia. Per il sistema Paese la Commissione aveva previsto un rapporto deficit/Pil all’8,6 per cento, e un rapporto debito/Pil al 144,4 per cento. I dati consolidati dell’istituto di statistica europeo diffusi oggi recitano: deficit 8 per cento e debito 141,7 per cento. Buone notizie, anche se in Italia governo e maggioranza possono esultare meno di quanto sarebbe lecito immaginare.
Nonostante queste correzioni alla fine del 2022 “il più elevato livello” di deficit in rapporto al Pil risulta quella tricolore, rileva Eurostat, e anche per quanto riguarda il livello di debito quello italiano continua a essere il secondo più elevato della zona euro e dell’Ue, dopo quello ellenico.
Sostenibilità dei conti e riduzione degli squilibri continuano a essere uno dei punti dirimenti del non semplice negoziato per la riforma del patto di stabilità. Germania e Paesi Bassi vorrebbero regole chiare e impegni di riduzione di deficit e debito chiari e misurabili. Una posizione che si riferisce a situazioni come quella italiana. Se la linea dei nordici dovesse passare, per l’Italia potrebbe voler dire impegni di consolidamento delle proprie finanze pubbliche severi e limiti alla spesa pubblica, oltre a una sorveglianza da parte della Commissione europea.
Anche perché il debito italiano nel 2023 registra aumenti. Nel primo trimestre dell’anno vale il 140,9 per cento in rapporto al Pil, valore che tocca il 142,4 per cento nel secondo trimestre. Un valore, quest’ultimo, che si discosta dall’indice di riferimento della Commissione europea, che aveva previsto per il 2023 un rapporto debito/Pil al 140,4 per cento. Numeri parziali, certo. Faranno fede quelli di fine anno, ma che indicano come la situazione italiana resti tale da essere monitorata e oggetto di interventi.
Nel complesso la situazione resta nei limiti per l’eurozona. Nel 2023 il debito complessivo dei 20 Paesi Ue con la moneta unica resta sotto la soglia del 90,8 per cento prevista dalla Commissione (90,7 nel primo trimestre, 90,3 nel secondo trimestre).