Bruxelles – Indietro non si può tornare. La Commissione von der Leyen ha praticamente puntato tutto sull’agenda sostenibile e quel Green Deal che tanto ricco e tanto verde dovrebbe rendere il blocco dei Ventisette. Ma l’ingresso della Cina nel nuovo grande gioco geopolitico mondiale sta scompaginando tutto, per gli europei. Di fronte allo stop di Pechino all’export di germanio e gallio, materie prime utili alle transizioni verde e digitale, “la Commissione è in contatto con raffinatori e riciclatori internazionali e con sede nell’Ue per vedere se, se necessario, potrebbero aumentare o riprendere la produzione”. Parola del commissario per il Mercato interno e l’industria, Thierry Breton, deciso a non restare a guardare e pronto, nei fatti, ad una nuova alleanza commerciale e industriale quale contromossa alle mosse cinesi.
“Ne vale la pena, poiché il gallio e il germanio sono sottoprodotti di metalli più comuni”, cerca di rassicurare Breton nella risposta fornita all’interrogazione parlamentare in materia. Si possono ricavare, dunque, ovviando a quel problema di un mercato, e del suo controllo, troppo cinese.
Germania e gallio sono elementi utilizzati nei chip dei computer, nel settore delle telecomunicazioni, per la produzione di pannelli solari e veicoli elettrici. Servono per tradurre in pratica quelle ambizioni europee troppo grandi a fronte di così poca indipendenza. L’Ue ha un tasso di dipendenza dall’estero del 98 per cento per quanto riguarda il gallio. Il ‘made in China’ da solo vale il 71 per cento di questa domanda. Gli altri partner principali sono Stati Uniti (10 per cento) e Regno Unito (9 per cento).
Diverso la situazione per il germanio. Belgio e Germania riescono sia a produrre sia a lavorare, seppur in volumi insufficienti. Bisogna dunque affidarsi a Stati Uniti, Giappone, e magari alle loro imprese. Perché alla fine la green economy l’Ue non potrà non farla senza un qualche contributo esterno. “Partnership strategiche potrebbero aiutare, nel medio termine, a diversificare l’offerta di gallio e germanio”, riconosce Breton. Condizionali di circostanza. L’Ue sa che ha bisogno di questi partenariati e ci sta lavorando.
Gallio e germanio sono stati inseriti nella lista Ue delle materie prime strategiche, contenuta nello studio specifico versione 2023, quella dunque aggiornata. Per queste due materie prime l’esecutivo comunitario riconosce “rischi sistemici”. In particolare per il Gallio, “a causa della maggiore concentrazione della produzione globale in Cina e dell’interruzione di un’importante produzione interna”. Pechino ha iniziato a tenere solo per sé ciò di cui dispone, per tagliare fuori concorrenti nel nuovo business mondiale, voluto dagli europei.
L’Unione europea del cambio di paradigma (economico-produttivo) assiste a un cambio di paradigma tutto ‘made in China’ nella concorrenza che guarda al futuro modello globale. Il caso vuole che l’annuncio di Breton per una nuova alleanza internazionale per gallio e germanio sia seguita dall’annuncio del ministero per il Commercio della Repubblica popolare che annuncia, a partire dall’1 dicembre, restrizioni alle esportazioni di grafite. Una mossa, quella cinese, che sarebbe presa in chiave anti-Stati Uniti, ma che inevitabilmente colpisce l’Ue, che della grafite ha bisogno per la sue batterie.
Il confronto euro-asiatico assume dunque ogni giorno che passa toni sempre più muscolari. La scelta del team von der Leyen, pur comprensibile, di sfidare la Cina sull’auto elettrica con l’apertura di indagini per le sovvenzioni pubbliche, non è certo un elemento che contribuisce a migliorare una situazione da cui l’Ue e la sua Commissione da perdere hanno tanto, se non tutto.
Su gallio e germanio Breton si mostra ottimista e possibilista. “I i materiali sono sottoprodotti e quindi il potenziale per raffinarli nell’Ue è elevato, anche a breve termine”, spiega, a sostegno delle sue affermazioni, che “il gallio, ad esempio, è stato prodotto nell’Ue fino al 2016, e il recupero del germanio dalle scorie è ancora in corso nell’Ue, e i progetti strategici orientati alla sua produzione potrebbero essere sostenuti dall’Ue”.