Bruxelles – La più attesa era Ursula von der Leyen, sulla graticola per il supporto incondizionato a Israele e alla sua risposta massiva agli attacchi terroristici di Hamas. Ma all’emiciclo di Strasburgo la scena se l’è presa l’alto rappresentante per gli Affari Esteri dell’Ue, Josep Borrell, come a ribadire ulteriormente che la posizione del blocco sul conflitto in Medio Oriente è quella concordata dal capo della diplomazia europea e dai 27.
“Se visito Israele, devo poter visitare anche Ramallah”, è la sintesi perfetta del pensiero di Borrell. Che marca una distanza siderale dalle scelta di von der Leyen di accorrere a Tel Aviv già il 13 ottobre. “Non critico, abbiamo bisogno di unità intorno a ciò su cui siamo d’accordo”, ha precisato l’alto rappresentante. Che ha poi elencato i paletti: “Hamas è un’organizzazione terroristica da combattere” e “Israele ha diritto alla difesa nel quadro del diritto umanitario internazionale”.
Ma il discorso pronunciato da Borrell è una lezione di diplomazia per la sua presidente. “Sospendere la fornitura di acqua a una comunità sotto assedio è contrario alle leggi internazionali, è detto chiaramente nel dizionario pratico del diritto umanitario”, ha ammonito l’alto rappresentante. Lo è “in Ucraina e a Gaza”, senza distinzioni, e “se non siamo capaci di dirlo per entrambi i luoghi, ci manca l’autorità morale necessaria perché la nostra voce sia udita”. Von der Leyen ha preso le difese dell’alleato storico dell’Occidente, ha condannato giustamente il massacro di oltre 1.400 civili israeliani da parte di Hamas, ma “allo stesso modo non possiamo non dire che è una tragedia altrettanto riprovevole il fatto che siano morti 800 bambini sotto le bombe a Gaza“. Ecco il messaggio di Borrell a von der Leyen: “La forza morale per condannare qualcosa ce l’ho se condanno allo stesso modo un’altra cosa, fatta in un altro posto magari da gente più vicina a me”.
La presidente dell’esecutivo comunitario, allineatasi alla posizione espressa dal Consiglio Europeo già durante il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo di ieri sera (17 ottobre), ha messo sui banchi dell’Aula le sue motivazioni. Per von der Leyen “solo se riconosciamo il dolore di Israele e il suo diritto a difendersi, avremo la credibilità per dire che Israele dovrebbe reagire come una democrazia, in linea con il diritto internazionale umanitario” e che “è fondamentale tutelare le vite dei civili, anche e soprattutto in mezzo a una guerra”. Durante la visita a Tel Aviv, la leader Ue avrebbe discusso con Netanyahu gli sforzi messi in campo dalle forze israeliane per proteggere le vite dei civili. “Dobbiamo prima ascoltare, se vogliamo essere ascoltati”, ha concluso.
La visita in Israele di von der Leyen e Metsola è stata attaccata duramente dalla presidente del gruppo dei Socialisti e democratici (S&d), Iratxe Garcia Perez, che ha sfidato la leader della Commissione con una serie di domande. “Oltre a mostrare la sua solidarietà e dell’Ue nei confronti del popolo israeliano, cosa ovvia e che lei ha fatto, ha ricordato a Netanyahu che i crimini non si combattono mai con altri crimini?“, ha incalzato la leader S&D. Che ha poi suggerito che von der Leyen avrebbe dovuto condannare il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, per aver definito gli abitanti di Gaza “animali umani”, e impuntarsi su un ordine di evacuazione di Gaza “totalmente inaccettabile”.
“Ha ricordato [a Netanyahu, ndr] che ci sarà una pace duratura solo quando i palestinesi potranno vedere il loro futuro con speranza?”, ha chiesto ancora Garcia Perez a von der Leyen. Perché l’orizzonte politico che l’Unione Europea deve puntare è quello della pacificazione, che non è realizzabile se si prende le difese di una delle due parti. “Proclamiamo ogni giorno la soluzione dei due Stati, ma – come mi ha chiesto il rappresentante della Palestina alle Nazioni Unite – cosa facciamo per realizzarla, oltre a proclamarla?”, ha domandato ancora Borrell agli eurodeputati in Aula. Perché dalla firma degli accordi di Oslo nel 1993 ad oggi, “il numero dei coloni israeliani e dei coloni provenienti dai Territori occupati si è triplicato” e “lo spazio del possibile Stato palestinese si è ridotto, tagliato in un labirinto di spazi non collegati tra loro”.
Le reazioni dell’Eurocamera, Benifei (Pd): “No al diritto alla vendetta”
Dopo le parole di von der Leyen, Borrell e dei leader dei principali gruppi politici, è iniziato il confronto con gli eurodeputati in Aula. “Non possiamo accettare l’affermarsi del diritto alla vendetta”, ha dichiarato il capodelegazione del Partito Democratico all’Eurocamera, Brando Benifei: la “catastrofe umanitaria” di Gaza è in definitiva “un favore ad Hamas e ai suoi burattinai, a partire dall’Iran, che vogliono alimentare una spirale di violenza e distruzione senza fine”.
Duro l’intervento del pentastellato Fabio Massimo Castaldo, che ha ribadito che Israele – oltre al “pieno e indiscutibile diritto di difendersi” – ha anche “il dovere inderogabile, da Stato democratico, di rispettare il diritto internazionale”. Perché per sconfiggere i terroristi di Hamas “non è necessario bombardare a tappeto la Striscia di Gaza, per permettere l’evacuazione dei civili non è sufficiente inviare volantini alla popolazione”. Non si può “punire indiscriminatamente l’intero popolo palestinese, vittima, ostaggio e scudo dei tagliagole di Hamas”. L’Eurocamera voterà domani una risoluzione sull’acceso dibattito di questa mattina.