Bruxelles – Sette mesi e innumerevoli ore di negoziati hanno portato oggi (17 ottobre) i ministri europei dell’energia riuniti al Consiglio Ue a Lussemburgo a trovare un accordo (quasi) a Ventisette sulla riforma del mercato elettrico Ue, proposta dalla Commissione europea lo scorso 14 marzo. ‘Quasi’ perché l’unico Paese Ue ad astenersi è stata l’Ungheria: per un dossier energetico come questo era sufficiente la maggioranza qualificata (15 Stati che rappresentano il 65 per cento della popolazione) in seno al Consiglio, ma dopo giorni e mesi di trattative la presidenza spagnola ha cercato di raggiungere “il più ampio consenso possibile” sul documento finale.
E ci è riuscita perché ‘ampio consenso’ in questo caso significava convincere Germania che Francia a sostenere un testo importante per il futuro energetico dell’Europa. Proprio per i litigi tra Francia e Germania sul ruolo dell’energia nucleare nel futuro assetto del mercato elettrico i governi hanno ritardato a trovare un’intesa politica per poter avviare i colloqui con l’Eurocamera (che ha già adottato la sua posizione lo scorso settembre). “E’ un accordo che garantisce un buon equilibrio, che dovrà essere mantenuto durante i negoziati interistituzionali con l’Eurocamera”, ha sottoscritto la ministra francese, Agnes Pannier-Runacher, dopo il voto di oggi a Lussemburgo. Per la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, l’accordo “odierno mantiene l’orientamento generale della riforma proposta a marzo dalla Commissione europea”.
Un accordo bilanciato, secondo Simson e Ribera. Il voto definitivo di oggi a Lussemburgo, dopo otto ore di negoziato e ben sette testi di compromesso messi sul piatto da Madrid, è stato accompagnato da un fragoroso applauso tra i rappresentanti delle ventisette delegazioni.
Il mandato degli Stati membri
A marzo scorso, la Commissione europea ha presentato una proposta molto meno ambiziosa del previsto ma ha puntato principalmente su contratti a lungo termine e per differenza, investimenti nelle rinnovabili e nel nucleare e più tutele per i consumatori dai forti picchi di prezzo per rendere le bollette energetiche più indipendenti dai prezzi di mercato a breve termine.
Rispetto alla proposta dell’esecutivo, il mandato del Consiglio mantiene il ruolo del sostegno pubblico alla produzione di energia attraverso i contratti per differenza bidirezionali che però si applicheranno solo agli investimenti in nuovi impianti (non quindi quelli esistenti) di produzione di energia basati sull’energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica senza serbatoio e nucleare. Per incentivare gli investimenti, la proposta di Bruxelles prevedeva di puntare sul sostegno pubblico diretto alla produzione di energia elettrica rinnovabile (eolica, solare, idroelettrica, geotermica) e nucleare attraverso un contratto per differenza a due vie, in cui ai produttori viene pagato un “prezzo di esercizio” fisso per la loro elettricità, indipendentemente dal prezzo nei mercati dell’energia a breve termine.
I governi hanno ristretto il campo solo agli impianti di nuova costruzione, garantendo alla Francia anche quelli nucleari. Quanto agli impianti esistenti, il compromesso raggiunto in seno al Consiglio è che il sostegno diretto dei prezzi da parte degli Stati membri l’uso dei contratti per differenza non sarà obbigatorio, “ma rimane una possibilità e sarà soggetto alle norme sugli aiuti di Stato”, ha spiegato in conferenza stampa la commissaria europea all’energia.
La Commissione aveva poi proposto un obbligo per gli Stati membri di dirottare le entrate verso i consumatori più vulnerabili, che il mandato del Consiglio ha trasformato in un impegno più vago e dotato di maggiore flessibilità. Tra le misure contro la volatilità dei prezzi, gli Stati confermano che i consumatori potranno richiedere ai fornitori di elettricità di stipulare contratti a lungo termine a prezzo fisso, o in alternativa ricorrere a contratti a prezzo dinamico con i fornitori se vogliono sfruttare la variabilità dei prezzi per utilizzare l’elettricità quando è più economica. Gli Stati membri dovranno inoltre indicare dei fornitori di ultima istanza, in modo che nessun consumatore resti senza elettricità, anche in caso di fallimento.
I ministri confermano di voler introdurre un diritto ai sistemi di condivisione dell’energia, senza la necessità di creare una nuova comunità energetiche. La normativa è finalizzata a consentire ai (piccoli) produttori privati di condividere tra loro energia rinnovabile (la Commissione proponeva fino a 100 MW), ad esempio quella prodotta sui tetti con i pannelli solari. I governi hanno poi rafforzato il loro ruolo per definire una crisi dei prezzi – dichiarata dal Consiglio a livello regionale o di Unione -, aggiungendo un’opzione temporanea per applicare prezzi regolamentati (fissi) anche sottocosto, alle piccole e medie imprese (PMI). Una crisi dei prezzi – spiega una nota del Consiglio – può essere dichiarata quando si prevede che prezzi medi all’ingrosso dell’elettricità molto elevati durino almeno per sei mesi e che i forti aumenti dei prezzi al dettaglio dell’elettricità continuino per almeno tre mesi. mesi.
Un altro elemento che gli Stati membri hanno conservato della proposta della Commissione europea (che invece non c’è nel mandato dell’Europarlamento) è l’idea di estendere fino a fine giugno 2024 il tetto alle entrate di mercato eccessive (ovvero gli extra profitti) derivanti dall’elettricità prodotta da generatori con costi marginali inferiori come le energie rinnovabili, il nucleare e la lignite (“generatori inframarginali”). Secondo il Consiglio, la misura straordinaria dovrebbe essere estesa con le stesse caratteristiche attuali, ovvero fissando un prezzo di 180 euro per MWh di energia elettrica prodotta applicato ai ricavi di mercato ottenuti dalla vendita di elettricità prodotta da quelle fonti.
Il negoziato con l’Europarlamento
Non si perde tempo. Dopo mesi di stallo, l’obiettivo delle istituzioni è quello di raggiungere un accordo politico entro la fine del 2023. I negoziati a tre con l’Eurocamera, mediati dalla Commissione europea, prenderanno il via giovedì 19 ottobre a Strasburgo.