Bruxelles – Non è il primo a incontrarlo in un faccia a faccia, ma mai nessuno prima d’ora si era fatto fotografare – sorridente – stringendo la mano a Vladimir Putin da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina esattamente 600 giorni fa. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha tenuto un incontro bilaterale con l’autocrate russo a margine del forum sulla Belt and Road Initiative svoltosi oggi (17 ottobre) a Pechino, il vertice che ha celebrato il decimo anniversario dalla nascita della strategia del presidente cinese, Xi Jinping, per lo sviluppo di infrastrutture (e dipendenze) fuori dal Paese.
“L’Ungheria non ha mai voluto lo scontro con la Russia, al contrario il nostro obiettivo è sempre stato quello di stabilire ed espandere i contatti reciproci, e ci siamo riusciti”, ha affermato il leader ungherese a Putin, come emerge da alcuni video pubblicati dalle agenzie di stampa russe. Non solo Budapest “cerca di salvare tutto ciò che può” nei rapporti con Mosca, ma Orbán si è anche fatto riprendere mentre definisce la guerra russa in Ucraina “un’operazione militare”, in linea con la propaganda del Cremlino sulla “operazione militare speciale”. Prima dell’incontro lo stesso premier ungherese aveva scritto su X che “oggi in Europa tutti si chiedono se ci sarà un cessate il fuoco in Ucraina, anche per noi ungheresi la cosa più importante è che l’ondata di rifugiati, le sanzioni e la guerra nel nostro Paese vicino finiscano“. Le parole con cui sono stati sviluppati questi concetti sono però tutto all’opposto rispetto alla posizione che Bruxelles sta cercando di portare avanti in modo unito dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina: “A causa delle sanzioni, le nostre relazioni hanno sofferto molto“.
Per tutto lo scorso anno Budapest è stata la più feroce oppositrice delle misure restrittive nei confronti del Cremlino, in particolare sul sesto pacchetto che riguardava l’embargo al petrolio russo. Dopo un anno e mezzo – e altri cinque pacchetti di sanzioni adottati da Bruxelles – Orbán e Putin hanno discusso di “cooperazione russo-ungherese nei settori dell’energia nucleare e dell’approvvigionamento di gas e petrolio“. Al centro dei sorrisi e delle strette di mano tra i due ci sono le intese sulla costruzione in Ungheria di una centrale nucleare grazie al supporto della società statale russa Rosatom e il rispetto dei contratti per la fornitura di gas da parte di colosso energetico Gazprom: “Siamo riusciti a salvare molto di quello che abbiamo realizzato, a nessuno piace vedere vanificati i risultati del suo lavoro ottenuto in passato per ragioni di cui non ha colpa”. Il primo leader Ue che aveva incontrato Putin dopo lo scoppio della guerra russa in Ucraina (nell’aprile 2022) era stato il cancelliere austriaco, Karl Nehammer. In quell’occasione – concordata con tutti i Ventisette, con i leader Ue e anche con Kiev – erano stati utilizzati toni molto più duri, nessuna stretta di mano o fotografia e soprattutto nessuna rivendicazione di cooperazione.
L’incontro tra Orbán e Putin avviene nello stesso giorno in cui i capi di Stato e di governo si riuniscono in videoconferenza per un Consiglio Europeo informale che ha al centro il rischio di aumento delle tensioni e delle divisioni nell’Unione dopo lo scoppio del conflitto tra Hamas e Israele. Ma il pericolo più concreto sembra quello che il premier ungherese può portare all’unità dei Ventisette sull’approccio nei confronti della Russia. Il precedente incontro tra i due risale al primo febbraio 2022, a poche settimane dall’invasione dell’Ucraina, e in tutti questi 600 giorni di guerra Budapest non ha mai rinnegato la propria vicinanza a Mosca (stringendo piuttosto legami sempre più forti con altri leader problematici per l’Ue su questo fronte, come il presidente serbo, Aleksandar Vučić, e quello serbo-bosniaco, Milorad Dodik). “Nelle attuali condizioni geopolitiche, le opportunità di mantenere i contatti e di sviluppare le relazioni sono molto limitate”, gli ha spiegato l’autocrate russo, precisando comunque che a Mosca “non possiamo non essere soddisfatti del fatto che con molti Paesi europei le nostre relazioni si mantengono e sviluppano, uno di questi Paesi è l’Ungheria”. Nei video circolati sui social media – a questa precisazione di Putin – Orbán è sembrato piuttosto irrequieto sulla sedia su cui era seduto.
Le reazioni Ue all’incontro Orbán-Putin
Mentre è in corso il vertice dei leader Ue in videoconferenza, lentamente arrivano le condanne da parte degli eurodeputati (nessun membro di altre istituzioni si è espresso al momento) per l’incontro quantomeno cordiale tra il premier ungherese e l’autocrate russo. “Le mani sporche di sangue ucraino, la distruzione dell’Europa nella sua mente… naturalmente Putin è il migliore amico di Orbán”, non è andato per il sottile il liberale belga ed ex-premier Guy Verhofstadt: “Quando il populismo diventa tradimento? Quando il Consiglio Europeo darà finalmente seguito all’articolo 7 e bandirà Orbán dai processi decisionali dell’Ue?” Dello stesso avviso la collega ungherese Katalin Cseh: “Assolutamente vergognoso ingraziarsi un criminale di guerra che nessun altro leader dell’Ue incontrerebbe in tali circostanze”, è l’attacco della vicepresidente del gruppo di Renew Europe, che ricorda uno dei più grossi problemi per l’Unione: “Siede al Consiglio Europeo, prende decisioni per l’Ue nel suo complesso, e poiché la regola del voto all’unanimità gli conferisce potere di veto, anche Putin siede lì“.
Ad accodarsi ai membri del gruppo liberale all’Eurocamera anche l’esponente dei Verdi/Ale, Damian Boeselager, che ha parlato di “follia, non posso credere che il premier di un Paese dell’Unione Europea stringa la mano a Putin, autore di omicidi di massa, mentre il bilancio delle vittime aumenta in Ucraina”. Come si legge sul suo profilo X, l’eurodeputato tedesco esorta a “mettere Orbán e il popolo ungherese di fronte a una scelta: far parte dell’Ue e delle nostre leggi e valori comuni, oppure andarsene”.