Bruxelles – Dopo tanta confusione sul sostegno incondizionato dell’Ue a Israele, la palla passa ai capi di stato e di governo dei 27: il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha convocato un vertice straordinario per “definire la posizione comune e stabilire una linea d’azione chiara e unitaria che rifletta la complessità della situazione in corso”. Appuntamento in videocollegamento, domani (17 ottobre) alle 17:30: i leader – fanno sapere fonti europee – potrebbero mettere sul tavolo anche un appello a entrambe le parti per un cessate il fuoco.
“Abbiamo sentito il bisogno di portare un po’ di ordine”, dichiarano internamente al Consiglio. Perché dopo una settimana di assoluto protagonismo della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non a tutti era chiara la linea ufficiale dei 27. Una linea in teoria già concordata dai ministri degli Esteri a dall’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, già tre giorni dopo l’attacco su larga scala lanciato da Hamas lo scorso 7 ottobre, che oltre alla ferma condanna all’azione dei terroristi e al rilascio immediato degli ostaggi, sanciva il dovere di Israele di “rispettare la legge internazionale e umanitaria”. E si opponeva a un blocco totale di cibo, acqua ed elettricità ai civili a Gaza.
A distanza di una settimana, è cresciuta l’irritazione di diversi Paesi membri per “una linea che non è stata veramente rispettata“: l’eccessivo attivismo di von der Leyen ha creato non poca confusione su quale fosse la posizione ufficiale dell’Unione europea. La presidente della Commissione europea non ha mai fatto alcun cenno – prima di questo weekend- alla popolazione civile palestinese e non ha mai richiamato Tel Aviv al rispetto del diritto internazionale. “Abbiamo armonizzato la linea nel fine settimana“, confermano fonti del Consiglio. Che parte dalla “chiara condanna di Hamas”, ma passa per una altrettanto “chiara distinzione tra il gruppo terrorista e la popolazione civile” palestinese.
Essersi già messi alle spalle la complicata negoziazione di una posizione comune, consentirà ai 27 leader di concentrarsi su una “strategia operativa“. I punti li ha indicati lo stesso Michel nella lettera con cui informava i capi di stato e di governo del vertice straordinario: “lavorare per fornire assistenza umanitaria ed evitare un’escalation regionale del conflitto e qualsiasi violazione del diritto umanitario” e impegnarsi seriamente con gli attori regionali, “che sono i più condizionati dal conflitto e che possono giocare un ruolo chiave”. Il leader Ue – a differenza di von der Leyen – ha avuto contatti con entrambe le parti in conflitto, con il presidente d’Israele Isaac Herzog e con il primo ministro palestinese Mohammed Shtayyeh. La settimana scorsa Michel ha discusso anche con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, e con il re Abdullah II di Giordania. Al Sisi avrebbe informato Michel dell’organizzazione di un vertice internazionale, volto a discutere gli ultimi sviluppi in Medio Oriente, previsto per il prossimo sabato in Egitto.
Ma esiste già una dimensione interna che i 27 non devono sottovalutare: lo scontro tra Hamas e Israele “potrebbe avere gravi conseguenze sulla sicurezza delle nostre società – ha avvertito Michel -, se non stiamo attenti, ha il potenziale per esacerbare le tensioni tra le comunità e per alimentare gli estremismi”. Il presidente del Consiglio europeo ha messo in guardia anche per “il forte rischio di migrazioni di un largo numero di persone nei Paesi vicini, che ospitano già un numero significativo di rifugiati” e che potrebbero in ultima analisi riversarsi verso l’Europa.
I capi di stato e di governo Ue potrebbero discutere anche della richiesta – fatta direttamente dal presidente israeliano Herzog – di imporre sanzioni a chiunque mantenga aperti canali diplomatici con Hamas. Ma dal Consiglio fanno notare che ad avere la peggio in uno scenario del genere, sarebbero con ogni probabilità gli ostaggi di cittadinanza europea ancora trattenuti a Gaza.