Bruxelles – Dieci ore di trattative e un accordo più vicino. I negoziatori di Parlamento europeo e Consiglio Ue hanno compiuto nella notte tra giovedì e venerdì sostanziali passi in avanti sulla revisione della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (Energy Performance of Building Directive), la cosiddetta direttiva case green tanto criticata in Italia e proposta dall’Esecutivo comunitario a dicembre 2021 per alzare gli standard energetici del parco immobiliare dell’Ue.
Al centro della proposta dell’Esecutivo comunitario ci sono gli standard minimi di prestazione energetica – contenuti nell’articolo 9 – con cui Bruxelles ha proposto di inserire un obbligo di ristrutturare almeno il 15 per cento degli edifici con le peggiori prestazioni in ciascun paese dell’Ue.
Da prima che fosse presentata dalla Commissione europea a dicembre 2021, la proposta di direttiva ha sollevato in Paesi come l’Italia un’aspra polemica soprattutto per quanto riguarda la parte relativa ai finanziamenti e agli standard minimi di prestazione energetica. La proposta originaria della Commissione europea avrebbe significato per l’Italia dover ristrutturare al massimo tra 3,1 e i 3,7 milioni di edifici residenziali entro il 2033, degli oltre 12 milioni totali. Ma sembra che invece gli standard minimi di prestazione saranno definitivamente abbandonati.
Si è chiusa alle 4:30 di venerdì mattina (13 ottobre) un’intensa maratona negoziale, in cui non è stato possibile raggiungere un compromesso finale tra i co-legislatori ma in cui si sono compiuti passi avanti nel dibattito tanto che il prossimo incontro negoziale, di cui ancora non si conosce la data, dovrebbe essere quello decisivo. A quanto apprende Eunews da fonti parlamentari, i negoziatori intendono lasciarsi alle spalle i requisiti di ristrutturazione dell’Ue per i singoli edifici basati su classi energetiche armonizzate, preferendo un approccio in cui saranno stabilite le medie di riferimento per ciascun Paese sull’intero patrimonio edilizio.
Saranno quindi poi gli Stati membri a selezionare il grado e la traiettoria di ristrutturazione in base al loro sistema nazionale di classi energetiche e alla loro traiettoria nazionale di ristrutturazione. Superato il nodo politico dell’articolo 9, restano da chiarire alcuni dettagli del testo finale in quello che, probabilmente, sarà il negoziato definitivo. Tra questi, resta da stabilire una percentuale fissa di risparmio medio di energia primaria da raggiungere rispettivamente entro il 2030 e il 2035, con strategie nazionali che determineranno i successivi sforzi di ristrutturazione in linea con l’obiettivo di un parco edifici a emissioni zero entro il 2050, che rimarrà come nella proposta della Commissione europea.
“Momento spartiacque con molti progressi compiuti. Attendo con ansia il trilogo conclusivo nelle prossime settimane”, ha scritto in un post su X il capo negoziatore del Parlamento europeo per il dossier, l’eurodeputato dei Verdi, Ciarán Cuffe, dopo dieci ore di maratona negoziale. Il prossimo incontro negoziale potrebbe tenersi non prima di dicembre, secondo l’eurodeputata della Lega, Isabella Tovaglieri, nella squadra negoziale dell’Eurocamera per conto di Identità e Democrazia. Tovaglieri ha rivendicato il ruolo della Lega e del governo italiano nel negoziato in cui “la “direttiva case green esce completamente ridimensionata, ha perso l’ambientalismo ideologico e ha vinto il buonsenso”.