Bruxelles – La decisione era nell’aria da settimane, ma con gli sviluppi politici in Slovacchia degli ultimi giorni la scelta è stata inevitabile. La Presidenza del Partito del Socialismo Europeo (Pse) ha sospeso oggi (12 ottobre) l’adesione dei partiti slovacchi Smer-Ssd e Hlas-Sd dopo la scelta di campo delle forze guidate rispettivamente da Robert Fico e da Peter Pellegrini per un’alleanza di governo con l’estrema destra del Partito Nazionale Slovacco dopo le elezioni del 30 settembre.
A rendere noto il voto all’unanimità della presidenza del Pse è stato il Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento Europeo, che in un comunicato ha accolto “con favore” la misura presa contro i due partiti socialdemocratici slovacchi. “Il memorandum d’intesa firmato dai tre partiti non è compatibile con i valori e i principi progressisti della famiglia europea dei socialisti e dei socialdemocratici”, mettono in chiaro gli eurodeputati S&D. Il riferimento non è solo alla recente intesa con l’estrema destra nazionalista – che porterà presto l’ex-premier Fico a guidare una coalizione supportata da 79 deputati su 150 – ma anche ai “recenti commenti pubblici e le posizioni assunte” dai leader dei due partiti “in merito alla guerra russa contro l’Ucraina, alla migrazione, allo Stato di diritto e alla comunità Lgbtq+“. Tutto questo ha destato “serie preoccupazioni” per politiche che “non trovano posto nella famiglia progressista”.
Seguendo la linea della presidenza del Pse – e secondo le procedure interne – l’Ufficio di presidenza S&D proporrà “nella riunione della prossima settimana” al Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici di sospendere l’adesione dei tre eurodeputati slovacchi che attualmente si trovano tra le fila dei socialdemocratici all’Eurocamera (composto da 143 membri in totale). Si tratta di Monika Beňová e Katarína Roth Neve’alová (entrambe in quota Smer-Ssd) e Róbert Hajšel (anche lui eletto nel 2019 tra le fila del partito di Fico e oggi indipendente). Smer-Ssd è già stato sospeso dal Pse per dieci mesi nel 2006, dopo la formazione della prima coalizione di governo con il Partito Nazionale Slovacco e ha rischiato lo stesso nel 2015 per la dura retorica anti-migrazione. Finora non sono mai state prese misure drastiche come l’espulsione.
Lo scenario politico post-elezioni in Slovacchia
Dopo le elezioni del 30 settembre in Slovacchia, la socialdemocrazia filo-russa di Smer è emersa come prima forza in Parlamento, conquistando il 22,95 per cento delle preferenze. Al secondo posto il Partito Progressista del vicepresidente del Parlamento Ue, Michal Šimečka (17,96), e al terzo posto Hlas-Sd (14,70). Con solo altri quattro partiti sopra la soglia di sbarramento al 5 per cento – i conservatori di OĽaNO, il Movimento Cristiano Democratico, i liberali di Libertà e Solidarietà e la destra euroscettica filo-russa del Partito Nazionale Slovacco – è stato subito chiaro che i 27 deputati di Pellegrini sarebbero stati determinati per la formazione di qualsiasi maggioranza. Le opzioni erano due: o una coalizione europeista e filo-Ucraina (in cui avrebbe potuto anche essere premier) con progressisti, cristiano-democratici e i liberali, o un’alleanza con le due forze filo-russe, i socialdemocratici di Smer e la destra estrema del Partito Nazionale Slovacco.
La partita è sembrata aperta fino a martedì (10 ottobre), quando lo stesso Pellegrini ha convocato una conferenza stampa per annunciare il suo appoggio alla seconda opzione, denunciando presunti “problemi ideologici” tra i progressisti e i cristiano-democratici in un’ipotetica maggioranza di governo (comunque abbastanza stabile con 82 deputati). Da Šimečka è arrivata l’accusa di aver deciso un sostegno a Fico fin dal giorno dopo le elezioni perché “interessi più forti” li legano. Pellegrini, ex-premier tra il 2018 e il 2020 e leader del partito fondato nel 2020 dopo la scissione da Smer, ha invece assicurato che “con la nostra presenza garantiremo che l’appartenenza della Slovacchia all’Ue e alla Nato non sia messa a repentaglio“. In altre parole Hlas-Sd vuole porsi come garanzia di una politica estera di continuità, attraverso un costante ricatto a Smer (42 deputati) e nazionalisti di destra (10) di abbandonare la coalizione in caso contrario.
In ogni caso a Bruxelles l’alleanza dei partiti socialdemocratici e l’estrema destra sembra quasi inverosimile, con il collante di valori estranei all’Ue (Stato di diritto e diritti fondamentali) e di una retorica anti-ucraina e anti-sanzioni contro la Russia. Senza dimenticare il nuovo elemento radicalizzante all’interno della coalizione: il Partito Nazionale Slovacco riceverà incarichi di governo, dopo anni di propaganda estremista del leader del partito, Tomáš Taraba, ricordato per la diffusione di simboli nazisti (per cui è stato condannato) e per i tentativi di ridurre le sanzioni per l’uso improprio dei fondi Ue. Questo in un Paese in cui il futuro premier Fico si è dimesso nel 2018 a seguito dell’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della fidanzata Martina Kušnírová, che avevano denunciato legami tra la ‘ndrangheta e l’élite slovacca, tra cui esponenti di Smer.