Bruxelles – La strada verso la decarbonizzazione è segnata ma è da condurre tenendo in conto le ricadute sul sistema produttivo in termini di imprese, occupazione sociale e competitività. “L’evoluzione dei trasporti nel prossimo decennio è centrale nel dibattito europeo sulle politiche per il raggiungimento degli obiettivi ambientali”, ha sottolineato il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, in un messaggio al convegno ‘I trasporti italiani ed europei e la sfida del 2035’, organizzato a Roma da Withub con la direzione editoriale di Eunews, Gea e Fondazione Art.49.
Le sfide di una mobilità integrata e sostenibile sono state al centro del secondo panel dedicato alle ‘Infrastrutture per la mobilità integrata e i progressi del Pnrr’, il piano nazionale di ripresa e resilienza varato per la ripresa economica dalla pandemia e che ora rappresenta un’occasione unica per Italia e Stati membri per fare progressi sulla transizione. “Per sostenere la penetrazione dei veicoli elettrici siamo impegnati nello sviluppo delle infrastrutture di ricarica e il PNRR ha previsto più di 700 milioni di euro per l’installazione di infrastrutture di ricarica sulle strade extraurbane e nelle città”, ha ricordato ancora Urso, sottolineando che il PNIEC, il piano nazionale integrato energia e clima che il governo italiano ha consegnato nei mesi scorsi a Bruxelles, “riafferma questa linea, impegnandosi a sostenere colonnine di tecnologie di ricarica smart e il vehicle to grid, accompagnate da pannelli solari per l’autoproduzione di elettricità”.
“L’alternativa a un futuro di mobilità sostenibile è quello di una mobilità insostenibile, e a tratti ci stiamo avviando in questa direzione”, ha messo in guardia Andrea Casu, deputato della commissione Trasporti, secondo cui c’è una difficoltà concreta di adattare un nuovo paradigma di sviluppo “al nostro modo di muoverci”. Il rischio di non cogliere l’opportunità della transizione è però quello di “avere uno sviluppo di mobilità a due velocità: sempre più rapido per chi se lo può permettere, sempre più insostenibile per chi non ha le risorse. La mobilità e i trasporti sono grandi temi di equità sociale“, ha incalzato, ricordando che più di tutti i trasporti intercettano le tre transizione incorporate dal Pnrr: quella ecologica, digitale e sociale. Per questo “gli incentivi devono essere pensati per aiutare tutti a vivere questa grande rivoluzione digitale” dei trasporti “come qualcosa che ci coinvolge, non come qualcosa che ci esclude”.
I soli sussidi non bastano però, servono politiche di sostegno e di lungo periodo per affrontare la trasformazione. “La transizione va fatta, possiamo avere idee diverse sui tempi e su come realizzarla ma è una scelta irreversibile”, ha incalzato da Bruxelles l’eurodeputata dem (in quota Socialisti&Democratici), Patrizia Toia, ricordando che la transizione va accompagnata da una strategia industriale sulla base della ricerca e da nuovi strumenti finanziari”. Combattere la povertà energetica, ovvero quella condizione che affligge il 9 per cento della popolazione europea di non essere grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde d’inverno o adeguatamente fresche d’estate, deve essere un imperativo. “E’ un tema troppo sottovalutato, non basteranno politiche di soli sussidi ma dobbiamo capire dove stanno i nodi su cui intervenire con politiche industriali”, ha sottolineato.
Mobilità integrata e sostenibile. A scandire tempi e modi ai Ventisette governi è l’Unione europea, che spinge per la transizione della mobilità e allo stesso tempo prevede forme di finanziamento per accompagnarla. “L’Europa ci sta dando delle indicazioni e non è vero che gli obiettivi non sono perseguibili. Sui trasporti ci dice di puntare sul trasporto ferroviario e soprattutto sui treni alimentati da fonti rinnovabili”, ha ricordato in collegamento da Bruxelles l’eurodeputata del Movimento 5 stelle, Maria Angela Danzì, membro della commissione Ambiente (Envi) dell’Eurocamera.
Puntare sulla mobilità su ferro. Facile a dirsi, più difficile a farsi. Manca un vero e proprio disegno europeo per collegare su ferro tutte e ventisette le capitali d’Europa. “Come comunità europea delle ferrovie, stiamo sostenendo l’idea di collegare tutte le Capitali d’Europa e gli agglomerati urbani con l’alta velocità”, ha precisato Alberto Mazzola, direttore esecutivo CER (la Comunità delle imprese ferroviarie e delle infrastrutture europee), ricordando che per il momento l’unico collegamento dell’alta velocità è quello tra Amsterdam, Bruxelles, Parigi e Londra. Bisogna fare di più, ed è per questo che l’8 novembre presenterà all’Europarlamento la proposta su cui sono stati effettuati quattro studi dai quali è emerso che i costi dell’intera operazione saranno pari a 500 miliardi di euro che però saranno divisi per 30 anni e per 27 Paesi. Secondo i loro calcoli, circa 54 per cento degli europei potrebbe viaggiare sull’alta velocità, con risparmi fino a 800 miliardi di euro.
“Stiamo vivendo un momento di grandissima transizione tecnologica inserita all’interno della trasformazione della nostra società, sempre più antropocentrica. La mobilità è un elemento attorno al quale la società cambia”, ha ricordato Ferruccio Resta, presidente di MOST Centro Nazionale Mobilità Sostenibile e di FBK Fondazione Bruno Kessler, sottolineando l’importanza di investire in una mobilità più accessibile e sicura. Per Adriana Zagarese di Consorzio Integra il piano nazionale di ripresa e resilienza “è un’occasione fondamentale per l’Italia, un piano di investimenti fondamentale che però deve realizzare i progetti”.