Bruxelles – Nei primi sei mesi del 2023, l’Italia è riuscita a rimpatriare solo il 12 per cento delle persone migranti alle quali ha negato la protezione internazionale: 1.620 rimpatri su 13.200 ordini di lasciare il Paese.
Dai dati pubblicati oggi (6 ottobre) da Eurostat, emergono le difficoltà del governo italiano ad attuare uno dei punti ritenuti fondamentali nella lotta dichiarata alla migrazione irregolare: l’intensificazione dei rimpatri, che però – come più volte ammesso sia a Roma che a Bruxelles – senza precisi accordi con i Paesi d’origine diventa una promessa molto complicata da mantenere. Nel piano in dieci punti presentato a Lampedusa dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è previsto un maggiore impegno sul tema, e per questo il vice-presidente Margaritis Schinas è stato incaricato di negoziare con i Paesi sub-sahariani. Schinas, che si è già recato in Guinea, Senegal e Costa d’Avorio, ha annunciato imminenti visite anche in Mauritania e in Gambia.
Ma se si guardano le statistiche del blocco Ue da aprile a giugno 2023, è vero che il numero di cittadini di Paesi terzi che hanno effettivamente lasciato il territorio comunitario in seguito a una decisione di rimpatrio è aumentato del 29 per cento rispetto all’anno scorso: 26.600 dei 105.865 che hanno ricevuto l’ordine di partenza. Il 25 per cento, il doppio della percentuale dei rimpatri effettuati dall’Italia.
Il numero più elevato di cittadini extra-Ue a cui è stato imposto di abbandonare il territorio nazionale nella prima metà dell’anno è stato registrato in Francia (oltre 71 mila), in Germania (20.500) e in Grecia (13.445). Interessante il confronto tra Atene e Roma: entrambe Paesi di primo approdo, da gennaio a giugno hanno preso lo stesso numero di decisioni di rimpatri – 13.445 e 13.200-. Ma dalla Grecia sono tornati in Paesi terzi 2.870 persone migranti. Nei Med5 (Italia, Grecia, Spagna, Cipro e Malta), solo Malta è riuscita a effettuare meno rimpatri dell’Italia.
A fine agosto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aveva annunciato l’intenzione del governo di introdurre “meccanismi più stringenti ed efficaci per i rimpatri di chi non ha diritto di essere accolto”. I numeri pubblicati oggi dicono che ce n’è bisogno.