Bruxelles – La strategia europea per la sicurezza economica inizia a prendere forma, a partire dall’identificazione dei rischi nel settore delle tecnologie critiche. La Commissione Ue ha presentato oggi (3 ottobre) la sua raccomandazione che definisce i settori più sensibili per la transizione digitale e verde dell’Unione sul piano geopolitico, chiedendo agli Stati membri un’ulteriore valutazione dei rischi per dettagliare con più precisione l’entità delle minacce e lo stato di sicurezza delle tecnologie inserite nella prima lista: semiconduttori, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche e biotecnologie.
“L’Europa si sta adattando alle nuove realtà geopolitiche, ponendo fine all’era dell’ingenuità e agendo come una vera potenza geopolitica“, ha dichiarato con forza il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, illustrando in conferenza stampa il primo pilastro della strategia di sicurezza economica anticipata a fine giugno. La raccomandazione di oggi prende in esame 10 aree tecnologiche critiche e ne identifica quattro “che sono considerate altamente suscettibili” di presentare i “rischi più sensibili e immediati” legati alla sicurezza e alla fuga di segreti industriali. La prima è quella delle tecnologie dei semiconduttori avanzati: microelettronica, fotonica, chip ad alta frequenza e attrezzature per la produzione di semiconduttori. Ci sono poi le tecnologie dell’intelligenza artificiale, come calcolo ad alte prestazioni, cloud ed edge computing, analisi dei dati, computer vision, elaborazione del linguaggio e riconoscimento degli oggetti. La terza area è quella delle tecnologie quantistiche, dal calcolo alla crittografia, dalle comunicazioni al rilevamento radar. E infine le biotecnologie, comprese le tecniche di modifica genetica, le nuove tecniche genomiche, il gene-drive e la biologia sintetica. Le altre aree su cui dovrà rimanere alta l’attenzione sono state elencate dal commissario Breton: connettività “in senso lato, compresa la sicurezza informatica”, sensori – “nuove tecnologie chiave per captare le informazioni” – spazio e propulsione, energia “compresa quella nucleare, attuale e anche la fusione su cui dobbiamo iniziare a riflettere”, robotica e “tutti i materiali e le tecnologie per il manifatturiero“.
Come spiegano funzionari Ue, la preoccupazione maggiore a Bruxelles riguarda il fatto che “non abbiamo ancora un quadro” che definisca le aree più sensibili a livello geopolitico e l’obiettivo è quello di essere “attori, non un campo di gioco”. Mentre le altre direttrici di intervento – rischi per investimenti, per infrastrutture critiche e di coercizione economica – sono “in fase di lavorazione”, le stesse fonti riferiscono che quello sulle tecnologie critiche è il primo elemento su cui la Commissione Ue sta spingendo, in linea con la visione della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di “derisking, non disaccoppiamento”. Anche se non viene mai citata, il riferimento implicito in tutte le parti della raccomandazione è alla Cina e ai rischi che potrebbe portare per la sicurezza economica e per le transizioni gemelle dell’Unione. In particolare quando le fonti riferiscono della necessità di essere pronti allo “scenario peggiore” di interruzioni commerciali o tentativi di accesso a segreti industriali, anche se è netta la precisazione sul fatto che “terremo conto dei rischi geopolitici e le dipendenze che arrivano da tutte le aree geografiche, senza pregiudizi“.
La raccomandazione presentata oggi seleziona le aree tecnologiche critiche sulla base di tre criteri. Il primo è la “natura abilitante e trasformativa della tecnologia“, vale a dire il potenziale e la rilevanza delle tecnologie nel determinare “aumenti significativi di prestazioni ed efficienza e/o cambiamenti radicali” per settori e capacità. In secondo luogo il “rischio di fusione civile e militare“, cioè la rilevanza delle tecnologie per entrambi i settori, il loro “potenziale di avanzamento” e il rischio che “l’uso di alcune tecnologie possa minare la pace e la sicurezza”. E infine il “rischio che la tecnologia possa essere utilizzata in violazione dei diritti umani“, attraverso un uso improprio degli strumenti a scapito delle libertà fondamentali. La richiesta agli Stati membri ora è quella di effettuare valutazioni collettive dei rischi nelle quattro aree più sensibili “entro la fine di quest’anno”, mentre sulle altre sei aree sono previste “discussioni” tra Bruxelles e le 27 capitali. Una volta ricevute le indicazioni, il gabinetto von der Leyen prevede presentare ulteriori iniziative a riguardo “entro la primavera del 2024”.
“Con questo approccio resteremo un partner globale aperto e prevedibile, ma che coltiva il proprio vantaggio tecnologico e affronta le proprie dipendenze”, ha rivendicato la vicepresidente della Commissione Ue responsabile per il Digitale, Věra Jourová, ribadendo che “il nostro Mercato unico non potrà che rafforzarsi in tutte le sue parti” da questa azione. Proprio a questo proposito le fonti fanno notare che “non è una questione di isolamento” tecnologico, ma un “cambio di approccio” e una dimostrazione di “serietà del lavoro” condotto, considerato il fatto che “molti partner” dell’Unione (come gli Stati Uniti) hanno liste di tecnologie critiche sensibili e svolgono regolari valutazioni dei rischi.