Dall’inviato a Strasburgo – Dieci anni dopo le 368 vittime del naufragio di Lampedusa, che accese i riflettori sull’aumento di movimenti migratori dal continente africano verso l’Europa, i morti e i dispersi nel Mar Mediterraneo sono più di 28 mila. “La triste verità è che quel naufragio non è una tragedia isolata, il cimitero del Mediterraneo ha in seguito causato la morte di migliaia di donne, bambini e uomini”, ha dichiarato Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, che oggi (3 ottobre) ha ricordato il decimo anniversario di quella prima tragedia.
In un 2023 in cui nel Mediterraneo hanno già perso la vita oltre 2.300 persone migranti – secondo i dati del Missing Migrants Project dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) -, l’Unione Europea si è riscoperta in emergenza. Secondo Metsola “le recenti crisi a Lampedusa, ma anche in altri Paesi vicini, ci ricordano che la migrazione è davvero la sfida della nostra generazione”: la leader Ue indica la sua via, “rispondere in modo equo e umano nei confronti di chi cerca protezione, mostrare fermezza con chi non è ammissibile e decisione con le reti criminali di trafficanti”.
Il monito all’Eurocamera, riunita all’emiciclo di Strasburgo per la sessione plenaria, è perentorio: “Abbiamo solo sei mesi prima della fine del mandato, ci serve un accordo tra Parlamento e Consiglio dell’Ue sul Patto sulla Migrazione e l’Asilo“. La riforma della legislazione europea sulla gestione comunitaria delle migrazioni è attualmente bloccata a pochi passi dal traguardo: della tabella di marcia concordata il 7 settembre 2022 con l’obiettivo di finalizzare il Patto entro la fine della prossima legislatura, gli Stati membri che ancora non hanno adottato la propria posizione sul Regolamento sulla gestione delle situazioni di crisi e di forza maggiore e manca la posizione generale dell’Eurocamera sulla Direttiva sui rimpatri. Oltretutto, gli eurodeputati non sono d’accordo sull’unire il regolamento sulla gestione delle crisi e quello sulla strumentalizzazione dei migranti. Che è la mossa tentata dalla presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue per riuscire a trovare un’intesa tra i 27.
“Discuteremo dell’urgenza proprio domani, il Parlamento europeo si impegna a trovare un modo per procedere”, ha concluso Metsola. Domani infatti la plenaria comincerà proprio con un dibattito sullo stato dei lavori del Patto migrazione e asilo.
Gli interventi dei gruppi politici sulla strage di Lampedusa
Dopo il discorso della presidente dell’Eurocamera, hanno preso parola uno alla volta tutti i gruppi politici. Uno scambio di vedute all’italiana: Salvatore De Meo (Forza Italia) per il Partito Popolare Europeo, Pietro Bartolo (Partito Democratico) per i Socialisti e democratici, Nicola Danti (Italia Viva) per Renew Europe, Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia) per i Riformisti e Conservatori europei e Annalisa Tardino (Lega) per Identità e Democrazia.
Per De Meo i 28 mila migranti morti nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni sono “la sconfitta dell’Europa”, che nel frattempo ha “abusato della parola solidarietà, millantata e mai applicata”. Commovente l’intervento di Bartolo, che nel 2013 era medico a Lampedusa: “Ero lì, ho accolto quei corpi e li ho esaminati uno per uno”, ha ricordato, accusando l’Unione europea di continuare a considerare la migrazione come “un’emergenza da contrastare” e non come “un fenomeno strutturale da gestire”. Perché in dieci anni non è cambiato nulla, gli ha fatto eco Danti, che ha puntato il dito contro le “piccole polemiche politiche tra Stati sul ruolo delle Ong nel Mediterraneo”.
Si è rivolto direttamente a Bartolo il co-presidente di Ecr, Nicola Procaccini, evidenziando come quel 3 ottobre 2013 “alla guida dell’Italia e della Commissione europea ci fossero uomini del Pd e dei socialisti”. Per Tardino la tragedia di Lampedusa è servita per “costruire un castello mediatico di buonismo e di belle parole, dietro le quali si nascondo grandi business internazionali e affari criminali con il quale l’Europa spesso è connivente”. L’eurodeputata del Carroccio ha ribadito la linea della destra, sempre più anche la linea di Bruxelles: “Fermare le partenze significa fermare i morti in mare”.