Dall’inviato a Strasburgo – Il Parlamento europeo ha adottato la posizione negoziale sul Media Freedom Act, la legge europea che mira a garantire la pluralità dei media e proteggerne l’indipendenza da interferenze governative, politiche, economiche o private. Nel testo approvato rimane l’ombra dell’uso di software spia sui giornalisti, che sarà giustificato come misura di “ultima istanza”, per indagare su un reato grave, come il terrorismo o la tratta di esseri umani.
Con 448 voti favorevoli, 102 contrari e 75 astensioni, gli eurodeputati riuniti a Strasburgo hanno dato il via libera alla legislazione proposta dalla Commissione europea nel settembre dello scorso anno. “Non è stato facile arrivare alla fine del lavoro – ha commentato in aula la vicepresidente dell’esecutivo Ue, Věra Jourová – perché la pressione esercitata contro questa legge è stata enorme“. In seguito alle rivelazioni sull’utilizzo dello Spyware di produzione israeliano Pegasus da parte di diversi governi nazionali per controllare oppositori politici e attori dell’informazione, il tema più caldo era proprio sulla possibilità di vietare l’impiego di software di spionaggio. Ma nel testo adottato dall’Eurocamera è passato un emendamento, approvato con 384 voti a favore e 212 contrari, che deroga per motivi di sicurezza nazionale al divieto totale: una deroga che dovrà essere disposta da un’autorità giudiziaria indipendente e valutata caso per caso, per indagare su un reato grave.
“Questo significa che le autorità giudiziarie potranno impiantare e nascondere nei cellulari e o nei computer dei giornalisti dei malware per percepire e rubare informazioni anche personali. Nel testo sono previste molte garanzie ma questo metodo ricorda molto quello già utilizzato da Orban per minacciare la stampa ungherese e che per noi va bandito del tutto”, ha subito attaccato Sabrina Pignedoli, eurodeputata del Movimento 5 Stelle. Contro l’emendamento tutta le delegazione pentastellata, i Verdi, la Sinistra europea e la quasi totalità dei conservatori di Ecr. Ma il blocco di maggioranza composto da Popolari, socialdemocratici e liberali ha spinto la norma nel testo finale. “Auspichiamo che queste deroghe vengano spazzate via nei negoziati con il Consiglio, che però purtroppo sul tema spyware ha una posizione ancora più radicale di quella del Parlamento europeo”, ha commentato ancora Pignedoli.
Passi avanti sulla trasparenza delle proprietà editoriali: l’Eurocamera vuole obbligare tutti i media a pubblicare informazioni sul loro assetto proprietario. Le aziende dell’informazione, inclusi le piattaforme online e i motori di ricerca, dovranno riferire sui fondi che ricevono attraverso la pubblicità statale e sul sostegno finanziario pubblico, che si tratti di fondi che provengono dal territorio comunitario o da Paesi terzi. Per evitare che l’informazione diventi dipendente dalla pubblicità statale, è previsto un tetto del 15 per cento del bilancio disponibile complessivo per la pubblicità statale destinabile a un solo media.
Un altro tema cruciale riguarda le tutele contro le decisioni arbitrarie delle grandi piattaforme. La soluzione trovata è un’arma a doppio taglio, schiacciata tra la necessità di proteggere la libertà di stampa e quelli di combattere la disinformazione online. C’è da mettere a punto un preciso meccanismo per gestire la rimozione dei contenuti: prima di tutto le piattaforme dovrebbero condurre un’analisi preliminare per individuare i media indipendenti da quelli non indipendenti, per poi informare i media interessati dell’intenzione di eliminarne o limitarne i contenuti. A questo punto, il Parlamento europeo suggerisce un arco di tempo di 24 ore per permettere ai media chiamati in causa di rispondere: un arco di tempo necessario per scongiurare censure immediate, ma sufficiente perché le fake news possano diventare virali.
Se, trascorso questo termine, la piattaforma ritiene che i contenuti non siano conformi ai suoi termini e condizioni, può procedere con la rimozione o la restrizione, o il rinvio del caso alle autorità di regolamentazione nazionali. È previsto che il media coinvolto possa domandare una risoluzione extragiudiziale della controversia, se ritiene che ci sia una violazione della libertà si stampa.
A chi l’ha criticata durante il dibattito all’emiciclo di Strasburgo, la vicepresidente Jourová ha risposto duramente: “Abbiamo bisogno di questa legge perché non vogliamo ritrovarci in una situazione in cui ho vissuto per 25 anni nelle mia vita, in un regime comunista con il monopolio dell’informazione”. Era la Repubblica Ceca fino alla caduta dell’Unione Sovietica. “Questo non accadrà nell’Ue”, ha concluso Jourová. Ora che anche il Parlamento ha adottato la sua posizione, possono iniziare i negoziati con il Consiglio – che aveva approvato la sua a giugno – per trovare un accordo la sua forma definitiva della legge.