L’indubbio merito del saggio di Franco Ricordi “Filosofia del Cuore – Pascal, l’Occidente e la Sovrapolitica” (ed. Mimesis 2023) è quello di riporre al centro del dibattito filosofico la figura di Blaise Pascal, definita dalla sua celeberrima citazione “il Cuore ha le sue ragioni che la Ragione non intende”.
La Filosofia, che Platone e Kant vedono scaturire dalla Ragione, ma che Empedocle e lo stesso Aristotele riconducono al Cuore in quanto tramite fra corpo e anima, ritrova nel Cuore, da Pascal sino a Kierkegaard, ai romantici ed agli esistenzialisti, il suo centro nevralgico e nuove prospettive di analisi.
Il Cuore, nel suo ritmico scandire del tempo, si lega al divenire ed alla percezione dell’esistenza come necessariamente destinata alla fine, e l’Uomo, in quanto dramatis personae, non trova più consolazione nella Ragione ma scorge se stesso per l’appunto nel Cuore, nella cui essenza è possibile che la Verità venga disvelata.
Il Discorso del Cuore si oppone dunque alla superficialità spettacolare (il “divertissement” pascaliano) a cui la Filosofia e la stessa Scienza hanno abdicato cedendo il passo al nichilismo dei tempi attuali, segnati dalla sempre più invasiva alienazione virtuale ed all’ancor più perniciosa spettacolarizzazione dei rapporti umani e politici.
Il Cuore, non potrebbe essere altrimenti, è anche Amore, inteso non solo dal punto di vista erotico, ma anche e soprattutto come ac-cordo, cioè apertura verso lo sguardo e le ragioni dell’altro.
In questo senso il Discorso del Cuore diviene discorso politico, apre scenari alternativi al pragmatismo occidentale, in una inedita riflessione sulla Sovrapolitica, così come a suo tempo tematizzata da Jaspers.
Molto interessante il riferimento dell’autore a Dante, che compone nella Commedia il meraviglioso affresco del Cuore inteso come coraggio, e a Shakespeare, che nel teatro descrive l’Uomo come dramatis personae, la cui esistenza è percepita come “male del cuore” in quanto destinata alla morte.
Ma il Cuore, e qui a mio avviso il nocciolo della tesi di Ricordi, percepisce, o meglio, si identifica con l’Essere in quanto Nulla Eterno, che però, si badi, non coincide col non essere ma è Essere nel Dramma, quel Nulla che avvolge l’Uomo come dramatis personae.
Da questo punto di vista, se è accettabile il riferimento ad Heidegger ed ai filosofi esistenzialisti, lo è meno quello a Severino, per il quale sarebbe impossibile, sul piano logico, porre Essere e Nulla sullo stesso piano teoretico senza incorrere in una drammatica contraddizione.
Il Discorso del Cuore, in quanto Logos, è inoltre Parola del Cuore, in questo riproponendo la filosofia ermeneutica, di cui Gadamer fu riferimento fondamentale del secolo scorso.
Con “La Filosofia del Cuore” Franco Ricordi, sia pure assumendosi il rischio di apparire talvolta dispersivo, offre una rilettura originale della filosofia occidentale, stimolando la rilettura di quei pensatori, Pascal in primis, che hanno posto il Cuore al centro del pensiero filosofico, le cui declinazioni, ad uno sguardo attento alla contemporaneità, potrebbero rappresentare una rivoluzionaria alternativa politica al pragmatismo nichilista del XXI secolo.