Bruxelles – Il momento della verità è arrivato per la Slovacchia. O un ritorno al passato o continuare la linea europeista e di sostegno all’Ucraina portata avanti nell’ultimo anno e mezzo. È tutto pronto per il ritorno anticipato alle urne di domani (30 settembre), quando gli elettori slovacchi dovranno esprimersi sulla composizione del Consiglio nazionale, in una tornata decisiva per il futuro allineamento del Paese verso una politica più vicina a Bruxelles o più aderente all’euroscetticismo filo-russo.
Alla vigilia del voto è testa a testa tra i due principali candidati alla carica di primo ministro della Slovacchia: l’ex-premier socialdemocratico Robert Fico e il leader del Partito Progressista e vice-presidente del Parlamento Europeo, Michal Šimečka. Secondo gli ultimi sondaggi il primo guida la corsa con il 20 per cento delle preferenze per il suo partito Smer, mentre il secondo è appena dietro con il 18 per cento. Alle loro spalle il socialdemocratico europeista Peter Pellegrini (Hlas-Sd) con il 13 per cento, mentre sono più staccati i conservatori di OĽaNO e gli estremisti di destra di Republika, entrambi dati all’8 per cento. Ma la vera sfida è proprio tra Fico e Šimečka, che incarnano rispettivamente i sentimenti nazionalisti (che strizzano l’occhio a Mosca) e le speranze del liberalismo progressista abbracciate da Bruxelles. La divisione nel Paese è netta, come ha dimostrato una campagna elettorale dai toni molto duri in un Paese che ha conosciuto una significativa instabilità politica negli ultimi cinque anni.
Il ritorno anticipato alle urne in Slovacchia è stato determinato dalle dimissioni del premier Eduard Heger annunciate lo scorso 7 maggio, a causa delle pressioni esercitate sull’esecutivo dal ritiro di due ministri del suo gabinetto: quello dell’Agricoltura, Samuel Vlčan, per le accuse di aver ricevuto attraverso una propria azienda controllata una sovvenzione Ue mentre era in carica, e quello degli Esteri, Rastislav Káčer, in polemica per le mancate dimissioni dello stesso premier Heger. Dopo il passo indietro annunciato con un discorso televisivo, la presidente della Repubblica, Zuzana Čaputová, ha deciso di nominare il vicegovernatore della banca centrale, Ľudovít Ódor, alla guida di un governo tecnico in vista dell’appuntamento elettorale del 30 settembre. Heger è rimasto in carica per due anni alla testa di una coalizione di conservatori e liberali, dopo le dimissioni nel 2018 dell’ex-premier Fico a seguito dell’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della fidanzata Martina Kušnírová.
È proprio il ritorno sulla scena politica del leader della socialdemocrazia nazionalista a sollevare le maggiori preoccupazioni a Bruxelles e non solo, in particolare sul sostegno all’Ucraina e alle sanzioni contro la Russia che potrebbe garantire Fico come primo ministro della Slovacchia. Non a caso martedì (26 settembre) la vicepresidente della Commissione Ue responsabile per il Digitale, per i valori e la trasparenza, Věra Jourová, ha avvertito che le elezioni in Slovacchia – come quelle in Polonia in programma il 15 ottobre – saranno “un banco di prova” per la diffusione della propaganda e la disinformazione del Cremlino, in vista delle europee del giugno 2024. Fico ha già annunciato che in caso di elezione non darà più il benestare di Bratislava all’invio di armi a Kiev, in palese rottura con la politica portata avanti da Heger dall’inizio dell’invasione russa (l’8 aprile 2022 aveva accompagnato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel suo primo viaggio in Ucraina).
La Slovacchia ha un sistema elettorale di tipo proporzionale, abbinato a soglie elettorali rigorose (5 per cento per le liste monopartitiche, 7 per le coalizioni composte da due o tre partiti e 10 per coalizioni più ampie). In attesa del risultato delle urne, l’attenzione è tutta rivolta alle possibili alleanze che si potranno mettere in campo, anche se la distribuzione dei 150 seggi è particolarmente difficile da prevedere a causa della frammentazione del panorama politico e del ruolo dei piccoli partiti che si trovano attorno alla soglia minima per fare ingresso in Consiglio nazionale. A livello generale però ci si aspetta che i principali interlocutori di Fico siano l’estrema destra di Republika e del Partito Popolare Slovacchia Nostra (entrambi feroci oppositori dell’adesione della Slovacchia all’Ue alla Nato), una coalizione che adotterebbe politiche nei confronti di Bruxelles molto simili a quella ungheresi e polacche. Per quanto riguarda invece i progressisti di Šimečka, i partner più probabili dovrebbero essere i liberali di Libertà e Solidarietà (SaS/Saska), i conservatori di OĽaNO, i Democratici del premier uscente Heger e i cristiano-democratici di Kú. Il centro-sinistra Hlas-Sd, verosimilmente terzo partito in Parlamento, potrebbe così diventare l’ago della bilancia.