Bruxelles – “Né senza lo Stato, né contro lo Stato, ma dentro la Repubblica”. È questo il disegno di autonomia per la Corsica che il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato ieri (28 settembre) davanti al Parlamento dell’isola. Il discorso è arrivato dopo più di un anno di discussioni tra Parigi e i politici locali. “È un ‘sì, ma’, ma è comunque un sì ed è quello che voglio sottolineare – ha dichiarato oggi il presidente del Consiglio esecutivo della Corsica, Gilles Simeoni -. Secondo me, c’è stata un’evoluzione importante del presidente della Repubblica, il quale ha detto che non ci sono linee rosse. Questo vuol dire molto chiaramente che tutto può essere discusso“.
Costruire un’autonomia per la Corsica, dunque, ma a una condizione: non ci si può sganciare dallo Stato francese. “Questa autonomia deve essere il mezzo per costruire insieme il futuro”, ha detto il presidente francese di fronte all’Assemblea di Ajaccio. E per dimostrare che intende fare sul serio, Macron ha parlato di una vera e propria “riforma costituzionale”, che si baserà su “un testo costituzionale e organico” che il governo e i politici corsi dovranno stendere entro sei mesi.
“Un momento storico”, lo ha definito non a torto Macron. La Corsica fa parte della Repubblica francese di tempi del trattato di Versailles del 1768. Secondo l’articolo 72 della Costituzione, l’isola gode di uno “statuto specifico“, che rientra comunque nel quadro della “collettività territoriale unica“, definizione riservata anche ai territori francesi d’oltremare quali Martinica, Guyana francese e Mayotte. Proprio la posizione, la lingua – più simile al sardo che non al francese – e la storia del luogo hanno da sempre alimentato nella popolazione e nei rappresentanti istituzionali dell’isola un forte desiderio di indipendenza da Parigi.
In particolare, mentre stanno aumentando i consensi dei movimenti indipendentisti, si stanno verificando sempre più spesso episodi di violenza e di protesta contro il governo francese per ottenere maggiore autonomia. Il caso più eclatante è stato quello del marzo scorso, quando il militante indipendentista corso Yvan Colonna era stato aggredito in carcere, trovando la morte qualche giorno dopo proprio a causa delle gravi ferite riportate durante quell’episodio. Seguirono delle proteste molto violente contro lo Stato francese, accusato di non averne tutelato sufficientemente la sicurezza. Ed è proprio a causa di queste violenze urbane che, secondo Simeoni, si è deciso di avviare un dialogo tra politici locali e governo in direzione di una maggiore autonomia dell’isola.
“Il successivo passo istituzionale che vogliamo compiere deve permettere alla Corsica di conservare la sua anima e la sua identità, riamanendo comunque nei confini della Repubblica“, ha aggiunto Macron durante il suo discorso. L’auspicio è che le specificità della comunità insulare siano riconosciute nella Costituzione all’interno di un apposito articolo. E non solo. Il presidente francese ha detto di voler aprire la porta alla possibilità, per la Corsica, di legiferare in alcuni ambiti ben definiti: “Sono favorevole allo studio della possibilità per la comunità corsa di stabilire delle norme su materie o competenze trasferite”, ha spiegato. Il tutto, “ovviamente”, sotto il controllo di Parigi.