Bruxelles – Nel mezzo del solito mare di ricatti, stalli e compromessi che si cercano sul filo dell’ultimo secondo disponibile, i ministri degli Affari Interni dell’Ue sono “molto vicini” a dare il via libera alla posizione del Consiglio sul Regolamento per le crisi, la strumentalizzazione e le cause di forza maggiore. È quanto emerge dal concitato Consiglio Affari Interni di oggi (28 settembre), in cui è apparso ormai imminente un’intesa tra i Ventisette sul delicato dossier del Patto migrazione e asilo, ma non abbastanza per annunciare la fumata bianca. “Nel giro di pochi giorni avremo l’orientamento generale formale sulle crisi, non mi pare ci siano grossi ostacoli e abbiamo fatto molti progressi”, ha spiegato la commissaria per gli Affari Interni, Ylva Johansson, al termine del vertice, specificando che “il compito ora spetta al Coreper” (Comitato dei rappresentanti permanenti). Non sono state sufficienti le concessioni della Germania, perché a sorpresa l’Italia ha rallentato la corsa verso l’approvazione del testo in Coreper sul nodo della ricerca e soccorso in mare da parte delle Ong nel Regolamento per le crisi.
Nell’agenda del Consiglio Affari Interni di oggi non era prevista alcuna votazione a riguardo, ma l’urgenza della questione ha reso necessario un confronto schietto tra i ministri per superare le divisioni sulla base di un testo di compromesso “leggermente limato” rispetto all’ultima proposta di luglio, precisano fonti diplomatiche a Bruxelles. Nonostante la bocciatura al Consiglio del 26 luglio, il testo sul tavolo è rimasto quello che prevede la fusione di due diversi Regolamenti proposti dalla Commissione: il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore e il Regolamento sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo. “La questione crisi è essenziale nel Patto, a luglio c’eravamo vicini”, ha ricordato il ministro dell’Interno spagnolo e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Fernando Grande-Marlaska, intervenendo questa mattina in sessione pubblica. Proprio l’incapacità dei 27 governi di trovare una posizione comune ha portato mercoledì scorso (20 settembre) alla decisione del Parlamento Europeo di sospendere i negoziati inter-istituzionali su altri due file del Patto migrazione e asilo, il Regolamento Eurodac modificato e il Regolamento screening. “Anche se procedono a livello tecnico, siamo molto preoccupanti perché il Patto non funziona senza”, ha messo in guardia il ministro spagnolo.
A incalzare i ministri questa mattina da Spalato (Croazia) è stata la la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che in un punto con la stampa ha chiesto “con urgenza” agli Stati membri di “trovare un accordo sul Regolamento crisi nell’incontro di oggi”. Il Regolamento prevede controlli meno severi alle frontiere, la sospensione dei trasferimenti dei ‘dublinanti’ (persone che secondo il Regolamento di Dublino dovrebbero rimanere nel Paese di primo arrivo in attesa dello scrutinio della propria richiesta di asilo) e l’introduzione di più solidarietà con trasferimenti e finanziamenti ogni volta che un Paese membro affronta una situazione di crisi. Già nel tardo pomeriggio di ieri (27 settembre) erano arrivate chiare indicazioni da Berlino che il dossier si sarebbe potuto sbloccare grazie alla linea imposta dal cancelliere Olaf Scholz sulle resistenze dei Verdi a proposito dell’erosione degli standard sui diritti umani per le persone in arrivo sul territorio dell’Unione che scatterebbe con il nuovo Regolamento sulle crisi. La Germania era uno dei tre Paesi membri che al Consiglio di luglio si erano astenuti – insieme a Paesi Bassi e Slovacchia – mentre Austria, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca si sono opposte (per ragioni tra loro diverse) e per i rapporti della maggioranza qualificata la scelta di campo a favore da parte della Germania è decisiva.
“Anche se vorremmo modificare maggiormente i testi, oggi ci assumiamo la nostra responsabilità e accettiamo questa proposta di compromesso sulle crisi“, ha messo in chiaro la ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, dicendosi però “dispiaciuta che non ci sia una maggioranza a favore di eccezioni per la protezione di gruppi vulnerabile come minori con familiari, ma in negoziato continueremo a insistere su questo punto”. Dopo la netta presa di posizione della Germania, il ministro spagnolo ha preso atto che “c’è una chiara maggioranza, mi rimetto al Coreper perché esplori il mandato per negoziare con il Parlamento“, che dovrebbe arrivare “prima del vertice di Granada” del 6 ottobre. Ma il via libera all’approccio generale è stato ostacolato dal ministro italiano degli Interni, Matteo Piantedosi, che ha rallentato le operazioni chiedendo maggiore tempo per analizzare il testo e opponendosi all’unico punto del Regolamento per le crisi che si riferisce alle Ong: “Le operazioni di aiuto umanitario non dovrebbero essere considerate una strumentalizzazione dei migranti quando non hanno l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro”.
Cosa dovrebbe prevedere la posizione del Consiglio
Secondo quanto emerge dal testo “ancora non limato”, la posizione negoziale del Consiglio dell’Ue sul Regolamento per le crisi, la strumentalizzazione e le cause di forza maggiore in via di definizione parte dal presupposto che si verifichi un “afflusso massiccio di cittadini di Paesi terzi e di apolidi” sul territorio comunitario “a causa di circostanze che sfuggono al controllo dell’Unione e dei suoi Stati membri” (secondo l’originaria proposta della Commissione sul Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore) o in “una situazione di strumentalizzazione dei migranti da parte di un Paese terzo o di un attore non statale con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato membro o l’Unione” (secondo la proposta sul Regolamento sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo). Non si parla di “afflusso di massa”, ma di una situazione che “impone un onere sproporzionato al sistema” previsto dal Regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione (Ramm), tenendo conto della popolazione, del prodotto interno lordo e delle “specificità geografiche” dello Stato membro interessato.
Quello su cui dovranno negoziare i co-legislatori saranno “le procedure e i meccanismi specifici”, in particolare con “l’effettiva applicazione del principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri“. Secondo la proposta di compromesso della presidenza spagnola, lo Stato membro interessato deve notificare alla Commissione l’intenzione di applicare le deroghe previste dal Regolamento al sistema di gestione della migrazione, indicando i “motivi precisi per cui è necessaria un’azione immediata”. A sua volta l’esecutivo comunitario deve presentare una proposta per la decisione di esecuzione del Consiglio, che avrà il potere di abrogare o prorogare le deroghe “fino a sei mesi” secondo i principi di “proporzionalità e necessità”. La Commissione sarà responsabile di tenere la situazione “sotto costante monitoraggio e revisione”, appoggiandosi all’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo. Tra le proposte che possono essere presentate dalla Commissione Ue c’è anche un progetto di piano di risposta di solidarietà, con “specifiche misure, livello e impegni assunti dagli Stati membri contributori”. Si parla di un sistema di solidarietà sotto forma di “trasferimenti, compensazioni di responsabilità, contributi finanziari, misure di solidarietà alternative” come la cooperazione per sostenere il rimpatrio o “esaminare le domande di protezione internazionale oltre la propria quota”.
Per quanto riguarda le deroghe concesse, in primis c’è la possibilità per gli Stati di primi ingresso di non applicare la procedura di frontiera nei confronti di persone provenienti da Paesi terzi in cui il tasso medio di riconoscimento nell’Ue è inferiore al 20 per cento (come previsto dal Regolamento modificato sulle procedure di asilo). Quello che preoccupa di più – e su cui si concentravano le resistente dei Verdi tedeschi – è la garanzia del rispetto dei diritti fondamentali, a partire dall’indicazione sul fatto che “in una situazione di strumentalizzazione è essenziale impedire l’ingresso dei cittadini di Paesi terzi e degli apolidi che non soddisfano le condizioni di ingresso“. Si parla di tutte quelle persone “fermate o trovate in prossimità della frontiera esterna”, sia quelle terresti sia quelle marittime, e che abbiano attraversato in modo “non autorizzato” il confine, che siano sbarcati dopo operazioni di ricerca e soccorso in mare o che si sono presentati ai valichi di frontiera. Un altro punto controverso è quello legato alla trattenimento delle persone migranti, in particolare dei minori: “La detenzione potrebbe essere utilizzata esclusivamente in circostanze eccezionali, se strettamente necessario, solo come ultima risorsa, per il minor tempo possibile, e mai in strutture carcerarie”, mentre il principio dell’unità familiare “dovrebbe generalmente portare all’utilizzo di alternative adeguate alla detenzione per le famiglie con minori”.
Oltre al rilassamento delle procedure di frontiera e l’implementazione di un sistema di solidarietà, c’è anche la possibilità di “derogare all’obbligo di riprendere in carico un richiedente” la cui domanda di protezione internazionale dovrebbe essere processata dal Paese di primo approdo. Si tratta, in altre parole, di una deroga secondo gli impegni previsti dal Regolamento di Dublino, che si dovrebbe applicare nel caso in cui “l’afflusso di portata e intensità così straordinarie” possano rendere “non funzionale il sistema europeo comune di asilo”. La deroga dovrebbe applicarsi “retroattivamente solo alle domande già registrate in tale Stato membro nei quattro mesi precedenti” la data di adozione della decisione di esecuzione del Consiglio e, in questo caso, “la competenza è trasferita allo Stato membro in cui è stata registrata la seconda domanda“, con l’applicazione delle condizioni previste dal Regolamento Eurodac (la banca dati biometrica dell’Ue che contiene le impronte digitali dei richiedenti asilo e dei cittadini di Paesi terzi non appartenenti allo Spazio economico europeo).
Lo stato dei negoziati sul Patto migrazione e asilo
Il Patto migrazione e asilo è stato presentato dalla Commissione Europea il 23 settembre 2020 ma, di fronte alle difficoltà del processo negoziale, nel settembre dello scorso anno i co-legislatori hanno concordato una tabella di marcia per adottare nove file entro la fine della legislatura (nella primavera del 2024). In fase di negoziati inter-istituzionali ci sono già quattro file: quello sul Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione (dal 13 giugno), sul Regolamento modificato sulle procedure di asilo (iniziati il 18 aprile a livello di principi generali e ripresi il 13 giugno) e i due che da oggi sono sospesi – quello sul Regolamento sullo screening (dal 25 aprile) e sul Regolamento Eurodac modificato (dal 15 dicembre 2022). Sempre il 15 dicembre dello scorso anno è stato raggiunto un accordo politico su tre dossier (ereditati dai negoziati sulle proposte della Commissione del 2016): la Direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento e il Regolamento sulle qualifiche.
Dei nove file del Patto migrazione e asilo secondo la tabella di marcia di settembre 2022, il Consiglio è ora in dirittura d’arrivo proprio sul Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore, mentre il Parlamento Europeo non ha ancora trovato un’intesa sulla Direttiva sui rimpatri (i 27 ministri partono invece dalla posizione parziale negoziata nel giugno 2019).
Al di fuori dei nove dossier previsti dalla tabella di marcia per adottare il Patto migrazione e asilo entro la fine della legislatura (nella primavera 2024) ci sono altre cinque dossier, di cui solo due sono stati adottati: la Direttiva Blue Card nel maggio 2021 e la trasformazione dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) nell’Agenzia europea per l’asilo (Euaa), da gennaio dello scorso anno. Dallo scorso 13 giugno è in fase di negoziati inter-istituzionali Direttiva modificata sulla procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico di soggiorno e lavoro, mentre il mandato negoziale sulla Direttiva modificata sui soggiorni di lungo termine deve essere ancora adottata dal Consiglio dell’Ue. Sul Regolamento sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo i ministri stanno decidendo di unirlo a crisi e cause di forza maggiore, mentre il Parlamento vede un’ampia resistenza al concetto di ‘strumentalizzazione’ e alla codifica nel diritto comunitario.