Bruxelles – La nuova fase del Green Deal Europeo è stata aperta il 13 settembre, in occasione del discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ma le direttrici del rilancio delle ambizioni verdi per l’industria europea si stanno man mano delineando, come dimostrato oggi (26 settembre) a Praga durante Green Deal Summit 23. “Con il nostro Piano industriale del Green Deal stiamo affrontando le sfide in tutti i settori economici“, ha rivendicato la stessa numero dell’esecutivo comunitario.
A Praga per dare il via libera alla revisione del piano Next Generation Eu per la Repubblica Ceca, von der Leyen ha messo in chiaro al summit dedicato al Green Deal che “ogni settore economico deve affrontare sfide specifiche nella propria transizione pulita”, dalla lentezza delle autorizzazioni agli eccessivi obblighi di rendicontazione, fino alle difficoltà nell’accesso alle materie prime o alla forza lavoro qualificata. Ma per Bruxelles “è giunto il momento di coinvolgere ogni singolo ecosistema industriale” e per questo motivo la Commissione Ue sta “lanciando una nuova serie di dialoghi sulla transizione pulita con l’industria”. Un discorso che riguarda “tutti i settori e tutte le regioni d’Europa”, perché il Green Deal “deve diventare la nostra nuova strategia di crescita”, ha ribadito la numero uno dell’esecutivo Ue, ricordando l’essenza del piano presentato nel 2019 e che nel 2023 sta andando incontro a una ridefinizione delle priorità: “È nato dalla necessità di proteggere le persone e il pianeta, ma è stato anche concepito come un’opportunità per costruire la nostra prosperità futura”, grazie a “investimenti che creeranno migliaia di posti di lavoro”. E la dimostrazione risiede già nei dati dello scorso anno: mentre le emissioni di gas serra “sono diminuite di circa il 2,5 per cento”, l’economia europea “è cresciuta del 3,5”. In altre parole, “siamo riusciti a ridurre le nostre emissioni facendo crescere la nostra economia“.
È questa la strada indicata da von der Leyen nel suo intervento al Green Deal Summit 23 di Praga, che guarda al futuro prossimo con un occhio di riguardo per le regioni che potrebbero rimanere indietro nella corsa alle tecnologie per la transizione verde del piano industriale Ue. “Stiamo investendo lungo tutta la catena del valore dell’idrogeno pulito, dalla produzione allo stoccaggio, dal trasporto alle applicazioni industriali”, ed è da qui che dovrebbero ripartire le regioni carbonifere come quelle della Repubblica Ceca – Karlovy Vary, Ústí e Moravia-Slesia – con “maggiori investimenti per poter abbracciare un futuro più pulito” secondo i principi del Green Deal. La numero uno della Commissione ha riconosciuto che “molte comunità locali sono preoccupate per il loro futuro, perché migliaia di persone lavorano nelle miniere di lignite e nel settore del carbone”, ma Bruxelles non sta con le mani in mano: “Abbiamo dato la massima priorità agli investimenti in queste regioni” – il Fondo per la transizione giusta sta fornendo finanziamenti per 1,6 miliardi di euro a Praga – “con una forte attenzione alla creazione di nuove valli dell’idrogeno nelle stesse regioni che ora dipendono dal carbone“.
Nella visione dell’industria adatta alla transizione verde vanno considerati anche altri due fattori: competitività ed energia. Così come annunciato nel discorso sullo Stato dell’Unione, la presidente della Commissione ha ricordato che “stiamo lanciando un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina“, perché “i mercati globali sono invasi da auto elettriche cinesi a basso costo e il loro prezzo è tenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali”. Se le aziende europee devono essere “sempre pronte” alla concorrenza, è però imprescindibile che sia “equa”, ha ribadito con forza von der Leyen. Sul fronte energetico, invece, la soluzione ancora una volta risiede nel Green Deal: “È stata la nostra risposta quando Putin ha cercato di usare il gas naturale per ricattarci” e, dopo un anno e mezzo di guerra in Ucraina, “l’Europa per la prima volta nella nostra storia genera più elettricità dal vento e dal sole che dal gas“. Eppure – nonostante i prezzi del gas “sono tornati ai livelli prebellici” dopo che nell’estate 2022 “al culmine della crisi energetica erano dieci volte superiori a quelli attuali” – la numero uno della Commissione ha messo in chiaro che “il prezzo che paghiamo è strutturalmente più alto rispetto ad altri continenti e questo è un problema per la nostra competitività”.
Non c’è nessuna intenzione di fare un passo indietro e affidarsi di nuovo ai combustibili fossili, che “sono velenosi sia per la nostra salute individuale che per il nostro clima”, ma la strada rimane quella tracciata dal Green Deal: “L’energia rinnovabile non è solo un bene per il pianeta, ma è anche di origine nazionale, crea buoni posti di lavoro qui e favorisce la nostra indipendenza energetica”. Per von der Leyen “la soluzione è a portata di mano, dipende dal mix energetico di ciascun Paese”, che “è e rimarrà una prerogativa nazionale” per affrontare le “sfide che ostacolano l’innovazione”. Nulla è escluso in questa corsa, dalle rinnovabili al nucleare, come dimostrato dal caso della Repubblica Ceca (e non solo). “Il nucleare svolge un ruolo centrale nel sistema energetico, è importante come carico di base e sappiamo che continuerà a richiedere investimenti per svolgere un ruolo importante nella transizione energetica ceca”, ma lo stesso vale anche per le altre fonti verdi: “Se la quota delle rinnovabili nel nostro mix energetico continuerà a crescere al ritmo attuale, saremo presto protetti dai prezzi elevati dei combustibili fossili importati”, è la promessa da Praga del nuovo piano per l’industria europea del Green Deal.