Bruxelles – “Capisco che lei appartiene a una categoria privilegiata e non si rende conto di quello che invece riguarda i cittadini comuni, che vivono con stipendi a reddito basso”. Un attacco diretto alla stampa, di fronte ai microfoni e le telecamere dei giornalisti di Bruxelles, da parte di Adolfo Urso, ministro del Made in Italy del governo Meloni, al termine di un punto proprio con la stampa europea a margine del Consiglio Competitività di oggi (25 settembre).
L’attacco del ministro Urso è arrivato nella risposta a una domanda sulla norma sul caro voli e la continuità territoriale. “Noi tuteliamo i più deboli, se ne faccia una ragione, perché questo è compito costituzionalmente garantito che il governo deve assicurare”, ha apostrofato il responsabile per il Made in Italy alle critiche di David Carretta di Radio Radicale sul fatto che il ruolo della continuità territoriale a tutela dei cittadini dovrebbe essere preferibile al concentrarsi solo sul costo dei voli tra le isole e la penisola: “In Sicilia e in Sardegna molto spesso i cittadini devono prendere un volo all’ultimo momento, quando per esempio devono portare un congiunto a operarsi in un ospedale del nord Italia” e se “in alcuni periodi dell’anno non lo possono fare perché il costo del trasporto aereo giunge anche a oltre mille euro, viene colpito il diritto fondamentale alla salute”. L’attacco alla stampa si è concretizzato nell’accusare la presunta “categoria privilegiata” di non essere in grado di intercettare i bisogni dei cittadini e – alle rimostranze dei giornalisti presenti sull’appellativo – Urso ha rincarato la dose: “Io sono un giornalista, iscritto all’ordine professionale dal 1981, conosco bene l’influenza che questa categoria subisce e che oggi condiziona spesso i giornalisti”.
Per quanto riguarda il presunto distacco dei giornalisti dai “cittadini comuni”, i tempi d’oro della categoria – se mai è stata composta solo di privilegiati – sono finiti da diversi anni. I dati più recenti della Federazione Nazionale Stampa Italiana inquadrano il problema del precariato nel giornalismo. Nelle testate italiane operano circa 45 mila giornalisti con contratto atipico o liberi professionisti, a fronte di appena 15 mila coperti da un contratto di lavoro dipendente. Tra i freelance il 45 per cento non riesce a fatturare 5 mila euro lordi l’anno e il profilo di un ‘lavoratore precario tipo’ in media ha 44 anni. Partite Iva, collaborazione coordinata e continuativa (Cococo) e collaborazione occasionale, i contratti di un terzo dei giornalisti non coprono nemmeno le attrezzature e i mezzi utilizzati per lavorare, a fronte di un monte orario tra le 40 e le 60 ore a settimana.
A proposito dell’influenza cui cederebbero i giornalisti, è vero che l’Italia è tra i peggiori Paesi Ue per la libertà di stampa, ma le motivazioni sono tutte da contestualizzare. Secondo l’indice 2023 di Reporter without borders – meglio solo di Grecia, Ungheria, Polonia, Romania, Bulgaria, Croazia e Slovenia – le cause mettono in luce che nella stragrande maggioranza dei casi la categoria si dimostra tutt’altro che privilegiata. “La diffamazione non è ancora stata depenalizzata e la pandemia ha reso più complesso e macchinoso l’accesso dei media nazionali ai dati in possesso dello Stato”, si legge nel dossier Italia a proposito delle “limitazioni che alcuni giornalisti incontrano nel loro lavoro”. Se non fosse abbastanza, a questo si aggiunge anche la frequente auto-censura dovuta “sia per le querele per diffamazione o altre forme di azione legale, sia per la paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”, scrive il rapporto.
I Commenti
“Solidarietà ai giornalisti attaccati ieri dal Ministro Adolfo Urso durante un punto stampa a Bruxelles” è stata espressa il 26 settembre in una nota da Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. “I giornalisti non sono una categoria di privilegiati, semmai lo sono i politici come Urso – aggiunge la deputata -. Raccontare notizie oggi è un mestiere difficile, spesso mal pagato e che necessita soprattutto a Bruxelles di competenze particolari. Un Ministro deve sempre portare rispetto e non intimorire la stampa. A scivoloni come questi si dovrebbe rispondere con le scuse”.