Bruxelles – Più connettività, meno impatto sull’ambiente. La forma semplice dell’equazione è questa, ma i termini di un sistema di trasporti che metta al centro il benessere dei cittadini europei sono diversi: decarbonizzazione, digitalizzazione, connettività, intermodalità, elettrificazione.
Sono tutti fissati nella Dichiarazione di Barcellona, il documento firmato dai 27 ministri dei Trasporti dei Paesi Ue al Consiglio Informale Trasporti nella metropoli catalana. Mobilità come strumento per promuovere la coesione sociale e territoriale, è questo il principio che la presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue ha voluto mettere nero su bianco: “Abbiamo sempre inteso la mobilità come strumento che deve facilitare l’accesso dei cittadini ad altri diritti, come il lavoro, l’educazione, la casa – ha dichiarato Raquel Sanchez Jimenez, ministra spagnola per i Trasporti -, è essenziale porre al centro delle politiche sui trasporti la qualità della vita del cittadino”.
Un cittadino che chiede “più soluzioni di trasporto, non meno, che siano accessibili a tutti e non solo a pochi”, ha incalzato la commissaria Ue per i Trasporti, Adina Valean, a margine del vertice informale di Barcellona. Valean ha rivendicato “l’importanza che questa Commissione ha dato ai trasporti”, snocciolando le cifre dedicate alla mobilità nel budget comunitario. A cominciare dai “25,8 miliardi di euro nel periodo 2021-2027” dal Connecting Europe Facility per proseguire i lavori della Rete Transeuropea di Trasporto (Ten-T), che “pone grande enfasi sulla coesione e mira ad assicurare accessibilità per tutti gli utenti e connettività per tutte le regioni”. Attraverso le politiche di coesione, ci sono in totale “59,1 miliardi dedicati ai trasporti e 681 milioni di euro per la cooperazione transfrontaliera a livello regionale”.
Al vertice era presente anche il ministro italiano Matteo Salvini che, secondo quanto riferito in una nota del Ministero dei Trasporti, è intervenuto a sostegno del principio di “mettere al centro il diritto alla mobilità per tutti”, perché significa “non rinunciare ad alcuna tecnologia, perché il tutto e solo elettrico non è un modo per garantire il diritto alla mobilità per tutti”.
La sfida raccolta dalla presidenza di turno a Bruxelles è quella di riconoscere e affrontare un fenomeno “a due facce”: secondo Sanchez Jimenez se è vero che “la mobilità costituisce uno strumento essenziale per la crescita economica, per la competitività delle imprese e per la coesione sociale e territoriale”, d’altra parte “dobbiamo essere consapevoli del suo impatto sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini”. Si tratta quindi di “assicurare un diritto ma anche minimizzare l’impatto del suo esercizio”. La strada è già stata imboccata con il Green Deal e con la Strategia Ue per una mobilità sostenibile e intelligente: è quella della decarbonizzazione dei trasporti e della loro digitalizzazione, promuovendo al contempo l’efficienza e l’intermodalità della rete europea.
Senza dimenticare che un sistema di trasporti efficiente è fondamentale per “mitigare il fenomeno dello spopolamento che affrontano numerosi territori dell’Ue”. Perché come ha riconosciuto Adina Valean, “Barcellona è una città connessa in modo eccezionale, ma sfortunatamente questo non è il caso di molti paesi e piccole città in tutta Europa”.