Bruxelles – Italia-Europa, il braccio di ferro sulla ratifica del trattato di riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) continua. L’Eurogruppo informale di Santiago de Compostela vede il rinnovato pressing dei partner sul ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a cui si chiede conto di un processo parlamentare ancora lontano dal via libera che serve per dotare l’organismo intergovernativo di maggiori poteri in caso di crisi bancaria. “Rispettiamo il Parlamento” e il suo iter, afferma il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, che però incalza: “La ratifica è importante non solo per l’Italia, che beneficerebbe del paracadute finanziario di sicurezza, ma è importante per l’intesa eurozona”.
Il senso di urgenza è avvertito sempre di più. Si è in ritardo sulla tabella di marcia a causa dell’Italia, unico Paese a esercitare nei fatti un vero e proprio veto e tenere congelata una riforma la cui entrata in vigore era prevista per l’1 gennaio 2022. “La ratifica rimane una priorità”, incalza il direttore esecutivo del fondo salva-Stati, Pierre Gramegna. Se da parte sua, come da parte di Donohoe, “c’è fiducia nelle autorità italiane” per una conclusione positiva della questione, da Roma però arriva la chiusura.
Claudio Borghi, senatore della Lega e membro della commissione Bilancio e della commissione Politiche dell’Unione europea, con ironia a Eunews fa sapere che di Mes non se ne parla. “Non vediamo l’ora”, si limita a scrivere in risposta alle sollecitazioni che arrivano dall’Eurogruppo.
Una risposta che rende bene la situazione. In Italia non c’è una maggioranza parlamentare in grado di approvare l’accordo di riforma del Mes. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha categoricamente escluso una via libera, e il partito di Giorgetti, la Lega, ha per il titolare del Tesoro una linea molto chiara contraria a ogni tipo di rassicurazione che pure Giorgetti può provare a dare ai suoi interlocutori europei. “Giorgetti è consapevole della situazione”, assicura il presidente dell’Eurogruppo, ma probabilmente anche l’Eurogruppo è sempre più cosciente di uno stallo tricolore difficile da superare. Non a caso Donohoe ammette che “non abbiamo un’aspettativa realistica” circa l’attuazione della riforma del Mes, ma “abbiamo l’impegno di Giorgetti”. Schiacciato in Italia come in Europa.
L’Eurogruppo comunque non demorde. “L’impatto del dibattito politico italiano va oltre l’Italia“, insiste ancora Donohoe. Una sottolineatura che rischia di non essere fine a sé stessa. Vuol dire che se qualcosa, in futuro, dovesse andar male, la responsabilità sarebbe tutta dell’Italia. Che in Europa avrebbe il suo bel da fare per ricucire gli strappi che si stanno consumando.