Bruxelles – Da un lato, la rivendicazione del Green Deal come risposta alla crisi climatica del nostro tempo, a un mondo ormai sempre più “in ebollizione”. Dall’altra, la necessità di avviare il Patto verde per l’Europa in una ‘nuova fase’ che sostenga anche tutti i settori dell’industria attraverso questa transizione. Chiaro il messaggio che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha mandato oggi (13 settembre) al mondo della politica, dell’industria e cittadini europei pronunciando a Strasburgo l’atteso Discorso sullo Stato dell’Unione, l’ormai annuale appuntamento di politica comunitaria in cui il capo dell’esecutivo europeo fa il punto sui risultati ottenuti negli ultimi dodici mesi e guarda avanti alle prospettive dei prossimi.
Da quando è stato presentato ormai 4 anni fa come perno centrale della legislatura, il Green Deal ha attirato critiche e alimentato malumori nel tessuto sociale, imprenditoriale e agricolo a cui Bruxelles ha imposto obiettivi ambiziosi (ma necessari) nello sforzo di azzerare le emissioni di gas serra entro metà secolo. A ridosso di un nuovo capitolo legislativo, Von der Leyen ha parlato con chiarezza di una nuova fase del Green Deal che strizzi l’occhio al mondo dell’industria, sancita di fatto dall’uscita di scena dell’olandese Frans Timmermans e alla nomina del vicepresidente Maros Sefcovic alla guida del Patto green. Stretta tra le pressioni industriali e degli Stati sugli obiettivi climatici, von der Leyen ha annunciato che a partire da questo mese la Commissione europea lancerà una serie di dialoghi sulla transizione pulita con l’industria. “L’obiettivo – ha spiegato – sarà quello di supportare ogni settore nella costruzione del proprio modello di business per la decarbonizzazione dell’industria”. Quindi, mettere a punto strategie ad hoc per la decarbonizzazione di ciascun settore industriale, che potenzialmente potrebbe avere quindi obiettivi diversi a seconda delle esigenze specifiche.
La presidente ha confermato il lavoro della Commissione per proporre “un pacchetto europeo” di misure sull’energia eolica, lavorando a stretto contatto con l’industria e gli Stati membri”. La strategia per il solare era stata annunciata già nel quadro di REPowerEu, il piano per l’eolico è invece una novità anche se per i dettagli bisognerà attendere. La leader tedesca ha anticipato solo che l’idea è quella di accelerare ancora di più le procedure di autorizzazione. “Miglioreremo i sistemi di aste in tutta l’Ue e ci concentreremo sulle competenze, sull’accesso ai finanziamenti e sulla stabilità delle catene di approvvigionamento”. Ha puntualizzato che il discorso sulla transizione è più ampio di un solo settore: dall’eolico all’acciaio, dalle batterie ai veicoli elettrici, la nostra ambizione è chiara: il futuro dell’industria delle tecnologie pulite deve essere realizzato in Europa”.
Non solo industria, la nuova fase del Green Deal si incentrerà su un maggiore dialogo con gli agricoltori, che negli ultimi mesi hanno manifestato il loro disappunto su alcuni dei pilastri chiave della strategia, e la loro insoddisfazione è presto diventata bandiera politica del Partito popolare europeo (Ppe) per le prossime elezioni di giugno. A loro si è rivolta von der Leyen ricordando che “i nostri agricoltori sono sottoposti all’impatto crescente sul loro lavoro e i loro redditi dell’aggressione russa contro l’Ucraina, del cambiamento climatico con siccità, incendi e inondazioni, ma anche di nuovi obblighi. Dobbiamo tenerne conto”. E che conservazione della natura e sicurezza alimentare devono riuscire a coesistere, senza pestarsi i piedi a vicenda. Il riferimento di von der Leyen è all’attacco politico ricevuto dalla proposta di Legge sul ripristino della natura, accusata di minacciare la produzione agricola e dunque la sicurezza alimentare in un momento delicato, come quello attuale, della guerra di Russia in Ucraina.
Ma un ridimensionamento della dimensione ambientale del Green Deal è chiaro anche per l’assenza di annunci importanti in materia di clima. Erano attesi maggiori dettagli sull’ultimo grande dossier che la Commissione europea prevede di presentare entro il 2024, ovvero l’obiettivo climatico intermedio per l’Unione europea al 2040 in termini di taglio delle emissioni, oltre che una maggiore attenzione alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Nessun dettaglio e nessuna menzione. La lente dell’esecutivo europeo si sposta dunque dalla dimensione ambientale del Green Deal, a quella industriale che dovrà tener conto anche della concorrenza internazionale e della corsa ai sussidi per la transizione energetica. Per questo, von der Leyen ha annunciato che la Commissione europea aprirà “un’inchiesta antisovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina”, ricordando che l’Ue “è aperta alla concorrenza. Non a una corsa al ribasso”. La corsa ai sussidi verdi ha tenuto impegnata la Commissione europea durante tutto l’anno, prima per il varo degli Usa dell’inflation Reduction Act (Ira), il piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di dollari e poi la concorrenza con Pechino.
Se con Washington Bruxelles ha già avviato un dialogo pacifico per risolvere le preoccupazioni di svantaggi economici che l’Ira ha destato nel panorama industriale europeo, lo stesso non vale per Pechino. La leader tedesca ha ricordato che i mercati globali “sono inondati con auto elettriche cinesi a basso prezzo. E il loro prezzo è tenuto artificialmente basso da enormi sussidi di stato. Questo sta distorcendo i nostri mercati. E come non possiamo accettarlo dall’interno, non lo accettiamo dall’esterno”, ha ammonito. Poche le nuove idee, scarsi i grandi annunci. Ma nessuno nessuno in fondo si sarebbe aspettato diversamente dal momento che la legislatura è agli sgoccioli (quindi non sono attese clamorose iniziative legislative) e per von der Leyen è l’ultimo Discorso prima delle prossime elezioni di inizio giugno. Resta nel vago e nell’ambiguo anche per quanto riguarda la possibilità di restare alla guida dell’esecutivo europeo, dando la disponibilità a un nuovo mandato.