Ursula von del Leyen ha pronunciato questa mattina il suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione davanti a questo Parlamento europeo, in scadenza la prossima primavera. E il prossimo discorso, a settembre 2024, se riterrà di farlo, potrebbe essere di fronte ad un Parlamento con il quale lavorare altri cinque anni, sempre come presidente della Commissione europea.
Von der Leyen non ha fatto passi indietro rispetto alle scelte politiche annunciate negli anni, e soprattutto rispetto a quella del Green Deal, al quale ha dedicato la gran parte del suo discorso. Non ha messo da parte nulla, non intende rinunciare a nulla, anche se si è resa conto che dovrà accettare un confronto più serrato con una maggioranza parlamentare, in particolare quella parte rappresentata proprio dal suo partito, il Ppe, che ha tentato negli ultimi mesi di scardinare il percorso. Fallendo. La resa di Manfred Weber, il capogruppo e presidente del Ppe è stata evidente e plateale: dopo l’intervista concessa giorni fa al Corriere della Sera oggi in Aula è tornato a rilanciare l’attuale maggioranza con socialisti e liberali, dopo aver tanto tentato di spostare il suo partito verso l’estrema destra, in una prospettiva giudicata da quasi tutti irrealistica.
La presidente della Commissione ha potuto rivendicare di aver realizzato quasi tutto il suo programma, “al 90 per cento”, ha detto, ed intende continuare a seguire quel percorso. Non si possono buttare anni di lavoro, di richieste fatte ad imprese e cittadini. Certo, ora si tratta di una fase diversa, nella quale le nuove regole dovranno essere implementate, dunque l’attenzione si sposta alla politica industriale, al rapporto con le imprese per aiutarle nella transizione. Con una particolare e ribadita attenzione alle Piccole e medie. Nel contempo però, e tanto spazio del discorso ha puntato su questo, dovrà essere gestita la dimensione sociale, dei coloro che rischiano di perdere il lavoro, dei giovani che debbono costruirsi un futuro. E la situazione, sostiene von der Leyen, non è drammatica come qualcuno la dipinge, ch’è da fare, e tanto, ma non siamo alla disperazione.
D’altra parte al centro del Green Deal c’è sempre stata l’idea di mantenere l’Unione il più grande mercato del mondo, di mantenerla tra i leader industriali e la nuova industria, ha sostenuto la presidente, deve crescere in Europa.
Il percorso tracciato è lungo, tra l’incarico conferito a Mario Draghi per un rapporto sulla competitività, ai tavoli aperti con industrie grandi e piccole, agli impegni per l’Ucraina e per l’allargamento, aprendo anche ad una riforma dei Trattati europei. Una candidatura esplicita per un nuovo mandato non c’è stata, ma contenuti e tono del discorso (e la sconfitta politica del suo principale oppositore, la serpe in seno Weber) sembrano proprio lanciare un nuovo quinquennio a guida von der Leyen, che sarà molto diverso, per contenuti, da quello che si avvia alla conclusione.