Bruxelles – L’urgenza si sentiva, dopo la il colpo alla credibilità delle istituzioni europee dal Qatargate, lo scandalo di corruzione che ha inquinato i banchi dell’Eurocamera lo scorso dicembre. Soprattutto perché tra nove mesi ci sarà da richiamare i cittadini europei alle urne. Oggi (13 settembre) il Parlamento europeo ha deciso che è ora di rafforzare la propria integrità e trasparenza, adottando con una maggioranza schiacciante – 505 voti a favore, 93 contrari e 52 astensioni – il promesso pacchetto di modifiche al proprio regolamento.
“Siamo orgogliosi che in tempi record abbiamo preso decisioni senza precedenti” per “modernizzare la Casa della democrazie europea e renderla più aperta”, ha dichiarato in un tweet la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, che all’indomani del Qatargate aveva presentato il suo piano di riforma in 14 punti in risposta allo scandalo. Le modifiche entreranno in vigore già il primo novembre 2023.
I punti principali del pacchetto sulla trasparenza
Tra le regole deterrenti necessarie per voltare pagina, salta all’occhio la mancanza del periodo di raffreddamento (cooling off) di fine mandato, norma presente nella proposta originale, che impedirebbe agli ex eurodeputati di svolgere attività di lobbying presso le istituzioni europee per un determinato arco di tempo. Il periodo di cooling off è stato sostituito con una norma che dovrebbe garantire effetti analoghi: ai deputati in carica non sarebbe consentito di interagire con ex colleghi il cui mandato sia terminato meno di sei mesi prima.
Il piano prevede che tutti gli incontri dei deputati – o dei loro assistenti, quando li rappresentano- con lobbisti o autorità pubbliche di Paesi terzi debbano essere resi pubblici online. Per arginare influenze esterne indebite, le nuove regole imporrebbero ai relatori di atti parlamentari di elencare chi ha contribuito al loro lavoro. Un altro punto cruciale riguarda la definizione di conflitto di interessi, che sarebbe allargata anche alla famiglia, alle relazioni strette e agli interessi privati degli eurodeputati. Per quanto riguarda i conti in banca dei parlamentari, le soglie verrebbero abbassate in modo tale da dover dichiarare tutte le attività remunerate, regolari o occasionali, sopra i 5 mila euro all’anno. Gli eurodeputati sarebbe inoltre obbligati a dichiarare le loro attività e passività all’inizio e alla fine di ogni mandato.
Il pacchetto comprende infine disposizioni per regolamentare meglio i gruppi d’interesse o di amicizia non ufficiali. Anche qui, nell’enfasi alimentata dal Qatargate, a gennaio Metsola aveva annunciato di voler bandire i gruppi d’amicizia informali con i Paesi terzi, ma la norma è stata ammorbidita introducendo un registro pubblico delle dichiarazioni di sostegno “in contanti o in natura”, il divieto di utilizzare il nome e il logo del Parlamento e il divieto di utilizzare le strutture del Parlamento in caso di violazione delle regole.
Tuttavia una parte degli Eurodeputati non è pienamente soddisfatta del pacchetto, ritenuto poco ambizioso e “annacquato” da alcuni gruppi politici. I Socialisti e democratici, in una nota stampa, hanno denunciato la destra per “aver votato contro alcune delle regole più severe per rafforzare la trasparenza nella condotta dei membri” dell’aula. Anche Sabrina Pignedoli, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, ha espresso “rammarico per la mancata approvazione di alcuni emendamenti presentati dai Verdi europei e da The Left che avrebbero rafforzato le maglie contro le finte consulenze”.