Bruxelles – Un lungo elenco di tutte le vittorie ottenute in questi quattro anni di mandato, “il 90 per cento degli obiettivi politici presentati nel 2019, grazie a questo Parlamento, agli Stati membri e alla squadra di Commissari”. La presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, nel discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato questa mattina (13 settembre), ha celebrato l’alleanza che è stata la colonna vertebrale della legislatura, quella tra i tre maggiori gruppi politici, il Partito Popolare europeo, i Socialisti e democratici e i liberali di Renew Europe.
Un’alleanza messa in crisi recentemente dal leader del Ppe, Manfred Weber, che ha esplorato la possibilità di virare a destra in vista delle prossime elezioni europee. Un tentativo fallimentare, che ha spinto lo stesso Weber a tornare sui suoi passi. “Ringrazio Stéphane e Iratxe (i presidenti di Renew e S&d, ndr) per la nostra proficua cooperazione durante questo periodo cruciale. Il motore politico dell’Europa funziona, la maggioranza Ursula ce l’ha fatta“, ha dichiarato il capogruppo dei popolari nel suo intervento in aula subito dopo le parole di von der Leyen. Rivendicando, in totale rottura rispetto alla retorica utilizzata negli ultimi mesi, il contributo fondamentale del Ppe alla realizzazione del Green Deal, con il “supporto a 32 file su 34”. Insomma, il boicottaggio delle leggi sul ripristino della natura e sullo stop ai motori endotermici sembra acqua passata.
Non è dello stesso avviso la capogruppo S&d, Iratxe Garcia Perez. “Signor Weber, lei hai fatto un errore storico e la storia la ricorderà per questo. Lei non può contare su questa maggioranza e cercare voti e altre alleanze in questa Aula. Non si torna indietro”, ha ammonito la leader spagnola. Più morbido Stéphane Sejourné, presidente dei liberali, che si è limitato ad augurarsi che “questi ultimi mesi siano utili, come gli ultimi quattro anni”, perché sul Green Deal, e non solo, bisogna “andare fino in fondo”.
Le parole di von der Leyen sulla “nuova faccia del Green Deal”, che terrà conto delle criticità avanzate dagli agricoltori europei impegnandosi in un “dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura in Ue”, sono per Weber una medaglia a due facce. Da un lato il riconoscimento della battaglia portata avanti negli ultimi mesi dal Ppe, che si è rivendicato anche oggi “il gruppo degli agricoltori”, dall’altro il tentativo della presidente della Commissione Ue di rimettere in riga il rivale interno al gruppo dei popolari e di riconfermare la sua leadership. “Abbiamo bisogno di più dialogo e meno polarizzazione”, ha dichiarato von der Leyen. In questo senso, puntuale l’invito a von der Leyn del presidente dei Verdi Philippe Lamberts: “Molti partiti affiliati al Ppe sono oggi parte di coalizioni con partiti di destra, non faccia sì che il partito di Schuman tradisca i valori sui quali è fondata l’Ue”.
Green Deal e Patto sulla migrazione e l’asilo. Le reazioni dei capigruppo al discorso sullo Stato dell’Unione
In quest’ultima finestra temporale prima della fine della legislatura europea, i due dossier più importanti da finalizzare restano il Patto Verde europeo e quello sulla Migrazione e l’Asilo. Sul Green Deal, Weber ha garantito che il Ppe “crede nelle idee fondamentali”, ma senza dimenticare “i lavoratori, gli agricoltori, i produttori, le piccole medie imprese“. Lo slogan del leader popolare è stato: “Vogliamo un Green Deal europeo, non cinese”. Ovvero: investire di più in innovazione, non “vendere le nostre tecnologie alla Cina”, produrre più cibo invece che diminuire la rendita dei terreni “per ridurre l’inflazione sui generi alimentari”. Perez si è detta “orgogliosa di aver contribuito a leggi storiche” e ha ribadito che “frenare gli effetti del cambiamento climatico è un dovere legale e morale“. Ma ha avvertito l’esecutivo comunitario: “Per creare ricchezza e nuove opportunità, occorre consolidare il pilastro sociale”, un punto su cui la leader S&d avrebbe voluto “sentire un maggior impegno” nel discorso di von der Leyen. Orgoglio condiviso da Sejourné, che ha ricordato tuttavia che “le transizioni verde e digitale avranno successo solo se le nostre leggi saranno semplici, comprensibili e finanziate” in modo adeguato.
Phillippe Lamberts, presidente dei Verdi, ha ringraziato von der Leyen per “la sua leadership e la sua visione”, grazie alla quale “per la prima volta la lotta al cambiamento climatico è diventata una priorità” a Bruxelles. Per il leader ecologista “la transizione non è solo una necessità, ma la più grande opportunità economica per l’Europa”. Di tutt’altro tenore i commenti provenienti dai Riformisti e Conservatori (Ecr) e da Identità e Democrazia (Id). Ryszard Legutko, copresidente di Ecr, ha definito il Green Deal “una stravaganza politica da miliardi di euro che fa aumentare le bollette energetiche e il costo della vita”, mentre il leghista Marco Zanni, leader di Id, ha invitato von der Leyen a “meno ideologia e più pragmatismo“, augurandosi che la “dipartita di Timmermans (ex vicepresidente della Commissione europea responsabile del Green Deal, ndr) sia l’occasione di rimettere la transizione verde sul binario giusto”. Durissimo l’attacco anche da Martin Schirdewan, a nome della Sinistra europea: “La casa europea è solo una catapecchia, ed è una sua responsabilità”, ha tuonato, sottolineando come von der Leyen “non abbia sprecato neppure una parola per la situazione dei lavoratori dipendenti in Ue, che peggiora sempre di più”.
Ancora più polarizzate le posizioni dell’Eurocamera sul capitolo migrazioni. Per il Ppe “dobbiamo poter decidere chi entra o no alle nostre frontiere esterne”. A costo di firmare intese con Paesi autoritari: “Accogliamo con favore il Memorandum con la Tunisia, dobbiamo lavorare con i Paesi vicini per risolvere le sfide, come abbiamo fatto in passato con la Turchia”, ha dichiarato Weber. Che sulla finalizzazione del Patto sulla Migrazione e l’Asilo ha chiamato in causa la bistrattata maggioranza Ursula: “Dobbiamo concludere il Patto, è un opportunità unica e storica, conto ancora sulla maggioranza von der Leyen per finalizzarlo“. Garcia Perez ha risposto alla chiamata sul Patto, da concludere per “evitare la perdita di vite umane nel Mediterraneo”. Ma sull’accordo con il presidente tunisino Kais Saied la capogruppo S&d ha attaccato direttamente von der Leyen: “Il denaro dei contribuenti europei non può finire nelle tasche di governi che stanno attaccando i diritti fondamentali delle persone”, ha avvertito Perez. La sintesi tra i due principali gruppi dell’Eurocamera sta nel commento di Sejourné, secondo cui occorre “proteggere le frontiere esterne e la nostra sovranità pur rimanendo una terra accogliente per chi vede la propria vita minacciata”.
Dai verdi l’appello a non scordarsi della dignità umana, “valore fondamentale europeo sancito dai trattati”. Lamberts ha ammesso di “non essere ottimista” su un Patto “che non cambia granché”. Attacco frontale di Zanni (Id): “Sono stati annunciati tanti provvedimenti ma non mi pare che la Commissione Ue voglia risolvere veramente il problema”, ha dichiarato il leghista.