Bruxelles – Non essere in grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde d’inverno o adeguatamente fresche d’estate. O ancora, non essere in grado di pagare le bollette e di accedere ai servizi energetici di base. Si definisce così la povertà energetica, fenomeno silenzioso ma sempre più diffuso in Unione europea dove, chi più e chi meno, vengono colpiti tutti gli Stati membri dell’Ue. Negli ultimi anni, la crisi economica trainata dalla crisi pandemica da Covid-19, seguita dall’impennata dei prezzi dell’energia e dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, hanno peggiorato una situazione già difficile per molti cittadini dell’Ue.
Il numero di persone che non sono riuscite a mantenere adeguatamente calda la propria casa (diminuito dall’8 per cento nel 2020 al 6,9 per cento nel 2021) è tornato a crescere al 9,3 per cento nel 2022, secondo i dati snocciolati da Eurostat, l’ufficio statistico della Commissione europea. Nel 2022, il 9,3 per cento della popolazione dell’Unione europea ha dichiarato di non essere in grado di mantenere adeguatamente calda la propria casa, con un aumento di 2,4 punti percentuali rispetto al 2021. Secondo Eurostat, le percentuali più elevate di persone che non riescono a mantenere adeguatamente calda la propria casa sono state registrate in Bulgaria (22,5 per cento), Cipro (19,2 per cento), Grecia (18,7 per cento), Lituania e Portogallo (entrambi 17,5 per cento), Spagna (17,1 per cento) e Romania (15,2 per cento). Al contrario, Finlandia (1,4 per cento), Lussemburgo (2,1 per cento), Slovenia (2,6 per cento), Austria (2,7 per cento), Repubblica Ceca (2,9 per cento), Svezia (3,3 per cento) ed Estonia (3,4 per cento) hanno riportato le quote più basse. L’Italia è in linea con la media dell’Ue, con una quota che si aggira tra l’8 e il 10 per cento.
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