Bruxelles – Valutare se e quali misure di emergenza introdotte durante la crisi energetica, come il price cap, debbano essere prorogate oltre la scadenza di fine anno. La Commissione europea ci sta lavorando e sta preparando una relazione che sarà trasmessa nelle prossime settimane agli Stati membri Ue. Al vaglio tutta la legislazione di emergenza introdotta durante la crisi energetica attraverso l’articolo 122, come il regolamento per la solidarietà (con cui è stato istituito il meccanismo per gli acquisti congiunti di gas) e il regolamento sul meccanismo di correzione del mercato, l’ormai celebre tetto al prezzo del gas (‘price cap’) mai finora applicato.
I lavori in corso sono stati confermati questa mattina da Ditte Juul Jorgensen, direttrice generale della direzione generale energia (DG Ener) della Commissione europea, in audizione in commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento europeo. Un’audizione a tutto tondo su cosa resta da fare sul piano legislativo nei prossimi mesi alla Commissione europea per l’attuazione di alcuni pilastri chiave del Green Deal.
La relazione dovrebbe essere trasmessa agli Stati membri “nelle prossime settimane e valuteremo se c’è la necessità di estendere alcune di queste misure”, principalmente per evitare il vuoto normativo che potrebbe venire a crearsi, mentre a livello europeo si cerca di rendere alcune di queste misure strutturali, come il meccanismo per gli acquisti congiunti di energia.
Lo strumento per gli acquisti congiunti è stato introdotto come misura di emergenza durante la crisi, ma la Commissione europea ha proposto ai colegislatori di renderlo strutturale nel quadro del pacchetto di decarbonizzazione del mercato del gas, che attualmente è in fase di trilogo (il negoziato a tre tra Consiglio e Parlamento, mediato dalla Commissione europea). Anche se i colegislatori dovessero trovare un accordo per introdurre gli acquisti congiunti come un elemento strutturale, non sarebbero mai attuati in tempo prima della scadenza delle misure di emergenza. Per il tetto al prezzo del gas la questione è diversa. E’ stato al centro di cronache e del dibattito politico a Bruxelles per mesi come misura di risposta ai picchi del prezzo del gas. Una volta introdotto a febbraio scorso, i criteri e le soglie per farlo scattare non si sono mai verificate e quindi da allora non è mai stato attivato, ma ha contribuito da deterrente abbassando anche i prezzi del gas.
Jorgensen ha fatto il punto su alcuni dossier chiave che ancora mancano da sbrogliare, come la revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (la cosiddetta EPDB – ‘Energy Performance of Building Directive’) su cui “abbiamo fatto un buon lavoro, si è tenuta di recente una riunione interistituzionale al trilogo (il negoziato a tre tra Parlamento europeo e Consiglio, mediato dalla Commissione) e dovremmo essere in grado di finalizzare un accordo entro la fine dell’anno”, ha dichiarato. Poi ancora, ha confermato che l’esecutivo comunitario lancerà “quest’anno la prima gara nel quadro della Banca europea dell’idrogeno per la produzione interna”, annunciando inoltre che una seconda asta sarà aperta a inizio 2024 sul mercato internazionale dell’idrogeno. Nel piano ‘REPowerEu’ la Commissione ha fissato l’obiettivo di portare a 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di idrogeno importato entro il 2030, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi e sostituire il gas naturale. Con la Banca dell’idrogeno annunciata a marzo scorso, Bruxelles punta a colmare il divario economico tra i costi più alti delle energie verdi, compreso l’idrogeno rinnovabile prodotto da elettrolisi, e l’idrogeno prodotto da altri processi, per i primi progetti. La Banca andrà a coprire la differenza tra il costo di produzione dell’idrogeno rinnovabile e il prezzo che il mercato è disposto a pagare. La prima asta sul mercato interno dovrebbe essere aperta il prossimo 23 novembre.