Bruxelles – Un obiettivo di riciclaggio dell’Ue per le materie critiche strategiche pari al 15 per cento del consumo annuale entro il 2030, ma anche un singolo target di riciclaggio del 7,5 per cento per ciascuna materia prima considerata strategica. Poi ancora aggiornare l’elenco di materie prime strategiche ogni due anni (anziché quattro) e dare alla Commissione europea il compito di aggiornare l’elenco ogni volta che ritiene di trovarsi di fronte a una crisi di approvvigionamento. Sono questi alcuni dei punti principali della bozza di relazione del Parlamento europeo sulla Legge sulle materie prime critiche (‘Critical raw material act’), a prima firma dell’eurodeputata tedesca Nicola Beer (Renew Europe) adottata oggi (7 settembre) con 53 voti a favore, un contrario e 5 astensioni dalla commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento europeo. Il primo via libera in commissione competente sul dossier spiana la strada al voto dell’intera plenaria la prossima settimana a Strasburgo.
Critical raw materials act: @EP_Industry adopts report by @nicolabeerfdp with 53 votes to 1, with 5 abstentions. Compromise amendment 1 adopted. Plenary vote: 14 September
— ITRE Committee Press (@EP_Industry) September 7, 2023
La proposta della Commissione europea è stata avanzata lo scorso 16 marzo, come uno dei tre pilastri del Piano industriale per il Green Deal insieme alla Legge per l’industria a emissioni zero (Net-Zero Industry Act) e alla riforma del mercato elettrico dell’Ue. Il regolamento proposto dalla Commissione europea lo scorso 16 marzo ha individuato complessivamente 34 materie prime critiche (dalla bauxite all’elio, dall’arsenico allo stronzio), ma solo 16 di queste vengono considerate strategiche: bismuto, boro (grado metallurgico), cobalto, rame, gallio, germanio, litio (grado batteria), magnesio metallico, manganese (grado batteria), grafite naturale (grado batterie), nichel (grado batterie), metalli del gruppo del platino, silicio metallico, titanio metallico, tungsteno ed elementi delle terre rare per magneti: neodimio (Nd), praseodimio (Pr), terbio (Tb), disprosio (Dy), gadolinio (Gd), samario (Sm) e cerio (Ce). E su queste si sofferma la proposta dell’esecutivo comunitario, perché saranno indispensabili alla doppia transizione verde e digitale per la produzione di tecnologie pulite.
La relatrice per il Parlamento europeo ha mantenuto in sostanza i principali target della proposta della Commissione, per cui l’Unione Europea dovrà essere in grado di mettere in piedi nei prossimi anni un sistema capace di estrarre almeno il 10 per cento del proprio consumo annuale di materie prime critiche, di lavorarne almeno il 40 per cento e di riciclarne almeno il 15 per cento entro il 2030. Oltre a quest’ultimo obiettivo di riciclaggio, la relatrice del Parlamento europeo ha proposto di introdurre un singolo target di riciclaggio del 7,5 per cento per ciascuna materia prima considerata strategica.
Rispetto alla proposta originaria, inoltre, la Commissione europea dovrebbe rivedere e, in caso, aggiornare l’elenco delle materie prime critiche strategiche per l’Unione europea ogni due anni, non ogni quattro come previsto dal regolamento. Bruxelles, tramite atti delegati, dovrebbe poter aggiornare l’elenco di materie prime strategiche per l’Ue “anche aggiungendo materie prime a tale elenco se vengono rilevati rischi di approvvigionamento a seguito del monitoraggio e delle prove di stress effettuare a norma del presente regolamento” . L’eurodeputata nella sua relazione insiste perché la Commissione Ue possa aggiungere tramite legislazione secondaria (atti delegati) materiali all’elenco su base ad hoc per reagire a potenziali shock e/o crisi di approvvigionamento. Infine, la relazione pone l’accento sulla necessità di rafforzare “le catene del valore” delle materie prime critiche, anche dopo il 2030. “La prospettiva di un ulteriore rafforzamento delle catene del valore dopo il 2030 è importante per creare sicurezza di pianificazione per le imprese ”, si legge nella giustificazione all’emendamento.