Bruxelles – Non trova pace la Georgia sul piano politico, a pochi mesi da quello che potrebbe essere l’appuntamento decisivo per le speranze del Paese caucasico di fare il primo passo verso l’ingresso nell’Unione Europea. Il partito al governo Sogno Georgiano ha avviato la procedura di impeachment contro la presidente della Repubblica, Salomé Nino Zourabichvili, per una serie di viaggi nell’Ue che rappresenterebbero – secondo l’accusa – una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale. Al centro delle recenti visite di Zourabichvili a Berlino e a Bruxelles c’era proprio la raccolta di sostegno per la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue per la Georgia, ma l’autonomia della presidente ha scatenato la dura reazione del controverso partito attualmente al potere. E nella giornata di oggi, quasi a sembrare una mossa studiata a sostegno della presidente, l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha annunciato una sua visita nel Paese i prossimi 7 ed 8 settembre.
“Chiudere un occhio su gravi violazioni della Costituzione mina lo Stato di diritto di un sistema costituzionale democratico”, è l’attacco del presidente di Sogno Georgiano, Irakli Kobakhidze, che venerdì (primo settembre) ha annunciato di essere pronto ad avviare la procedura di impeachment per rivelare che “ancora una volta l’agenda comune dell’opposizione radicale e di Zourabichvili è diretta contro gli interessi della Georgia, compreso lo status di candidato” all’adesione all’Unione. La violazione “in modo flagrante” della Costituzione riguarderebbe la decisione della numero uno del Paese caucasico di effettuare una serie di viaggi diplomatici all’estero senza consultarsi con il governo, gli ultimi dei quali tra il 31 agosto e il primo settembre a Berlino (con il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier) e a Bruxelles (con il leader del Consiglio Ue, Charles Michel). All’orizzonte c’è un cruciale Consiglio Europeo di dicembre, in cui i leader dei Ventisette dovranno decidere se concedere a Tbilisi lo status di candidato all’adesione, dopo aver ricevuto a ottobre il parere della Commissione Ue nel Pacchetto sull’Allargamento annuale.
La prima visita ufficiale di Borrell nel Paese, annuncia il Servizio esterno dell’Ue (Seae) “offrirà l’opportunità di discutere i progressi del percorso di integrazione europea della Georgia e di scambiare opinioni su questioni più ampie di politica estera e regionale”. Durante la visita, l’Alto rappresentante sarà ricevuto da Zourabichvili, poi incontrerà anche il primo Ministro della Georgia Irakli Garibashvili. Borrell avrà inoltre un incontro con Ilia Darchiashvili, ministro degli Affari esteri e, spiega il Seae, “coglierà inoltre l’occasione per incontrare i rappresentanti di tutti i partiti politici presenti in Parlamento e discutere con i rappresentanti della società civile”.
Il ruolo della figura presidenziale in Georgia è perlopiù cerimoniale, ma dallo scorso anno Zourabichvili si è ritagliata uno spazio sempre più ampio di autonomia nello spingere gli interessi filo-Ue di Tbilisi e proponendosi come punto di riferimento dell’opposizione popolare a un partito considerato – con tutte le eccezioni del caso in un Paese in cui la prospettiva di adesione Ue e Nato è scritta nella Costituzione – su molti aspetti filo-russo. Lo ha dimostrato sia nel rifiuto di firmare una controversa legge sugli agenti stranieri a inizio marzo (poi ritirata per la reazione di piazza di centinaia di migliaia di cittadini georgiani) sia nel suo appassionato discorso alla sessione plenaria del Parlamento Europeo a fine maggio, quando ha chiesto a Bruxelles di garantire alla Georgia lo status di candidato all’adesione Ue entro la fine del 2023 come “riconoscimento delle lotte del nostro popolo, dell’identità e dell’importanza dell’Ue”. Secondo quanto reso noto al termine del confronto tra Michel e Zourabichvili – in cui sono stati discussi gli “sviluppi più ampi” nel Caucaso meridionale della guerra russa in Ucraina – il numero uno del Consiglio Europeo ha non solo “ribadito l’impegno dell’Ue a sostenere la Georgia nel suo percorso europeo”, ma ha anche “elogiato l’impegno personale della presidente georgiana” in questo senso: “È stato particolarmente apprezzato il ruolo da lei svolto nel contribuire al controllo legislativo, nell’esercitare il suo diritto di grazia, che ha contribuito alla depolarizzazione, e la sua forte attenzione politica all’agenda Ue-Georgia”.
Non è per niente chiaro come il comportamento della presidente “si oppone direttamente agli sforzi del governo georgiano per ricevere tale status” di candidato all’adesione Ue, come recita l’accusa di Sogno Georgiano. Lo stesso leader del partito ha però ammesso che l’impeachment “è impossibile nella situazione politica attuale”, dal momento in cui è necessario l’appoggio dei due terzi del Parlamento nazionale (di 150 seggi) e perciò “senza i voti dell’opposizione radicale non ha alcuna prospettiva di esecuzione”. Questo non ha tuttavia impedito l’avvio della procedura presso la Corte Costituzionale e l’invio di una lettera in cui viene negata l’autorizzazione a tenere in futuro altri incontri diplomatici alla presidente georgiana nata a Parigi nel 1952. La mossa politica di Sogno Georgiano potrebbe avere conseguenze pesanti su ciò che Michel ha definito “un’opportunità storica da non perdere”, ovvero la prospettiva europea a fronte di “riforme necessarie” da implementare su giustizia, deoligarchizzazione, lotta alla corruzione e pluralismo dei media”, ma soprattutto per “la depolarizzazione e la costruzione di una cultura politica inclusiva”.
La situazione politica a Tbilisi
Con il passare dei mesi e degli avvicendamenti politici a Tbilisi è sempre più evidente che per l’Unione Europea la Georgia rimane uno dei Paesi partner più complessi da gestire, a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino). Tra le notizie che hanno sollevato più preoccupazioni a Bruxelles va ricordata la ripresa dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, ma anche l’avvicinamento del premier Irakli Garibashvili (che da ancora membro osservatore del Partito del Socialismo Europeo ha partecipato alla convention di quest’anno dei conservatori europei e statunitensi a Budapest) all’omologo ungherese, Viktor Orbán, e alle sue politiche autoritarie e anti-Lgbtq+.
La richiesta della Georgia di aderire all’Ue è arrivata il 3 marzo 2022, a una settimana dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Mentre il 17 giugno il gabinetto von der Leyen ha dato la luce verde alle richieste di Ucraina e Moldova, alla Georgia è stata indicata la necessità di lavorare su una serie di priorità. La decisione ufficiale è arrivata al Consiglio Europeo del 23 giugno, che ha approvato la linea tracciata dalla Commissione: Kiev e Chișinău sono diventati Paesi candidati, Tbilisi ha ricevuto solo la “prospettiva europea”. A causa di questo ‘fallimento’, nella capitale georgiana si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia.
Sei mesi fa sono poi scoppiate dure proteste popolari contro un controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria, voluta proprio dal premier Garibashvili per registrare tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero come ‘agente straniero’ (in modo simile a quanto in vigore in Russia dal primo dicembre dello scorso anno). Dopo l’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento decine di migliaia di cittadini georgiani sono scesi in piazza con le bandiere della Georgia e dell’Unione Europea – gridando slogan come Fuck Russian law e tappezzando la città di insulti a Putin – sostenuti sia dalle istituzioni comunitarie sia dalla presidente Zourabichvili. Dopo due giorni di proteste ininterrotte il partito Sogno Georgiano ha ritirato il progetto di legge, ma senza sconfessare la propria iniziativa. Il fondatore del partito al potere è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo in cui è richiesto alla Commissione di imporre nei suoi confronti sanzioni personali.
La Georgia verso il Consiglio Ue di dicembre
In vista del Consiglio Europeo di dicembre in cui il dossier allargamento sarà prioritario sul tavolo dei 27 leader, la Commissione ha anticipato per la prima volta il suo consueto Pacchetto Allargamento con una presentazione orale dello stato di avanzamento delle riforme in Ucraina, Moldova e Georgia. Secondo quanto illustrato dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, lo scorso 22 giugno, al momento Tbilisi ha completato 3 priorità su 12: quella sull’uguaglianza di genere e sulla lotta contro la violenza di genere, quella sull’implementazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo nei tribunali nazionali e quella sulla nomina di un difensore d’ufficio nei processi. In altre 7 priorità sono stati registrati alcuni progressi: impegno contro la polarizzazione politica, funzionamento delle istituzioni pubbliche e del sistema elettorale, adozione delle riforme giudiziarie, rafforzamento delle agenzie anti-corruzione, lotta contro la criminalità organizzata, rafforzamento della difesa dei diritti umani e coinvolgimento della società civile nel processo decisionale. Solo progressi limitati nella de-oligarchizzazione, mentre nessun progresso sul pluralismo dei media e gli standard sui procedimenti contro i proprietari dei media.
Ora l’attenzione è tutta rivolta all’esito delle valutazioni della Commissione e alla decisione del Consiglio di dicembre sul percorso di allineamento di Tbilisi alle priorità per la candidatura all’adesione Ue. In caso di nuovo responso negativo si potrebbe assistere ad ancora più rabbia sociale contro il governo e al rischio di un crescente risentimento verso Bruxelles, con conseguenze al momento non prevedibili sull’appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento georgiano nel 2024.