Bruxelles – Slavi, ortodossi, un’affinità culturale che ha prodotto amicizia e legami di lungo corso. Serbia-Russia, la relazione speciale si ripropone in una chiave tutta nuova che inquieta l’Unione europea. Belgrado, attraverso le sue politiche, starebbe attirando cittadini e imprese russi in un modo di cui si chiede conto. Al Paese balcanico, ovviamente, ma alla Commissione, affinché questa faccia pressioni sull’alleato. Ma alleato di chi? Nell’europarlamento i Verdi si pongono questa e altre domande.
Si ritiene che dall’inizio della guerra in Ucraina siano arrivati in Serbia 219.153 cittadini russi. Di questi, sostengono i greens, “ufficialmente circa 30mila hanno attualmente il permesso approvato per il soggiorno temporaneo in Serbia”. A questo dato si aggiunge l’annuncio del governo serbo per modifiche alla legge sulla cittadinanza, che può essere concessa dopo solo un anno di residenza ininterrotta nel Paese. C’è poi la questione economica. “Il numero di aziende e imprenditori russi in Serbia nei primi quattro mesi del 2023 è cresciuto del 37 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”. Risultato: allo stato attuale “in Serbia i russi possiedono o hanno fondato complessivamente 6.976 imprese”.
Tutto questo pone la questione dell’aggiramento delle sanzioni, ma soprattutto il rispetto di degli obblighi che la Serbia avrebbe nei confronti dell’Ue in quanto Paese candidato all’adesione dal 2012. A Bruxelles l’auspicio è che Belgrado ‘righi dritto’, tenendo fede agli impegni derivanti dalle scelte compiute in materia di avvicinamento all’Ue. Tuttavia, riconosce il commissario per l’Allargamento, Oliver Varhely, “la Commissione ha espresso preoccupazione per il fatto che le modifiche previste alla legge sulla cittadinanza serba potrebbero comportare rischi per la migrazione o la sicurezza per l’Ue, dato che i cittadini serbi godono dell’accesso senza visto all’Unione europea”.
A livello comunitario si esercitano pressioni sulla Serbia, o almeno ci si prova nei limiti del possibile. Se da una parta la Commissione “ha chiesto alla Serbia di prendere in considerazione le sue preoccupazioni, in particolare garantendo che nelle modifiche alla legge sull’acquisizione della cittadinanza siano introdotte forti garanzie e controlli di sicurezza”, dall’altra parte, continua Varhely, la Commissione e le autorità serbe “restano in stretto contatto su questo argomento”. L’esecutivo comunitario in sostanza monitora, e prova a correre ai ripari.