Bruxelles – Per la Commissione europea è ancora troppo presto per decidere se ci sarà una proroga delle misure di restrizione all’export di grano dall’Ucraina, mentre il blocco dei Paesi dell’Est già minaccia di introdurre misure unilaterali se non ci sarà un’estensione da parte di Bruxelles. “Non sono in grado di fare ipotesi in questo momento” sull’eventuale proroga, ha chiarito oggi (29 agosto) la portavoce della Commissione europea per il Commercio, Miriam García Ferrer, al quotidiano punto con la stampa a Bruxelles. Le misure in questione sono state introdotte nei mesi scorsi per andare incontro alle richieste di alcuni Paesi dell’Est Europa (Polonia, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Romania) che a più riprese hanno denunciato strozzature logistiche dovute a un eccesso di importazioni e accumulo sul loro territorio. Non solo hanno denunciato le difficoltà, ma unilateralmente hanno iniziato a introdurre misure restrittive per evitare di immettere sui loro mercati grano e altri cereali in arrivo da Kiev.
Per evitare frammentazione tra i Ventisette, la Commissione europea ha acconsentito a introdurre quelle che definisce misure “preventive” che impediscono a grano, mais, colza e semi di girasole originari dell’Ucraina di essere immessi sul mercato dei cinque Stati membri in prima linea alla frontiere con Kiev. I prodotti possono continuare a circolare o transitare attraverso questi cinque Stati membri con una procedura di transito doganale comune o recarsi in un Paese o territorio al di fuori dell’Ue. Le misure sono però in scadenza il prossimo 15 settembre, e i Paesi in questione hanno chiesto alla Commissione europea di prorogarle fino alla fine dell’anno. L’eccezione – che è accompagnata da due pacchetti di aiuti finanziari – vale solo per i cinque Stati citati, per il resto i beni agroalimentari possono essere importati in qualsiasi Paese dell’Ue e continuano ad essere immessi in tutti gli Stati membri dell’Unione europea.
La richiesta di proroga è arrivata a fine luglio nell’ultimo Consiglio Ue Agricoltura e Pesca che si è tenuto prima della pausa estiva, ed è stato formalmente rinnovato anche lo scorso venerdì dalla Polonia. Ma Bruxelles è tra due fuochi perché normalizzare il transito agricolo e le esportazioni dell’Ucraina, ripristinandoli completamente dal 15 settembre è quello che ha chiesto la scorsa settimana il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
“Quello che stiamo facendo ora è discutere con gli Stati membri membri interessati su come migliorare la capacità di trasporto delle corsie di solidarietà per assicurarci che il grano possa prima uscire dall’Ucraina e poi possa raggiungere altri Paesi”, ha aggiunto la portavoce, ricordando il ruolo della piattaforma di coordinamento istituita dalla Commissione europea con l’Ucraina che ha avuto ieri “la settima riunione” in tutto da quando è stata istituita. Questa è un’opportunità per discutere di come possiamo eliminare i colli di bottiglia logistici esistenti e migliorare il transito”. Per la Commissione è inoltre necessario aumentare “lo stoccaggio per garantire che le merci possano continuare a fluire lungo la strada e continuare a esportare, perché è molto importante continuare a mostrare il nostro sostegno alimentare all’Ucraina e assicurarsi che possa continuare a commerciare con il mondo e garantire che la sicurezza alimentare globale sia mantenuta”, conclude.
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Se la Commissione europea dovesse decidere di non prorogare le misure, la Polonia ha già fatto sapere che adotterà misure unilaterali per bloccare il grano ucraino. “L’Ucraina si prende cura dei propri interessi e la Polonia si prende cura dei propri. Pertanto, dopo il 15 settembre il grano ucraino non entrerà sul mercato polacco, indipendentemente dalla decisione” di Bruxelles, ha avvertito il ministro di Varsavia, Robert Telus. Prima della guerra, nel 2021, l’Unione europea esportava verso l’Ucraina prodotti agroalimentari per un valore di 3 miliardi di euro, importandone però per 7 miliardi. L’anno dopo, nel 2022, le esportazioni erano più o meno sempre di 3 miliardi di euro mentre le importazioni erano salite a 13 miliardi, con una differenza di circa 6 miliardi, di cui 5 miliardi derivate dalle importazioni dirette dai cinque Paesi alle frontiere dell’Est Europa.
Nel frattempo, proseguono gli sforzi internazionali per far rientrare la Russia nell’accordo dell’iniziativa sul Mar Nero, da cui è uscita a luglio scorso mettendo ancora più a repentaglio il transito di cereali e grano ucraino nel resto del mondo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan cercherà di nuovo di mediare incontrando il presidente russo Vladimir Putin il prossimo 4 settembre, secondo vari media turchi.