Bruxelles – La Commissione Europea ha fissato l’obiettivo alla fine del 2023, ma un possibile accordo tra l’Unione e tre microstati europei – Repubblica di San Marino, Principato di Andorra e Principato di Monaco – potrebbe comportare “rischi significativi” su molti livelli. Il fulmine a ciel sereno è arrivato sotto forma di lettera, inviata al gabinetto von der Leyen dai presidenti di tre autorità di regolamentazione Ue, che cercano di frenare la spinta dell’esecutivo comunitario nel cercare di stringere i legami con i tre microstati che si trovano inclusi all’interno dei confini dei Paesi membri.
Come appreso da Politico, i vertici dell’Autorità bancaria europea (Eba), dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) e dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa), hanno avvertito la Commissione che finalizzare Accordi di Associazione con i tre microstati europei potrebbe aprire le porte del Mercato Unico a una destabilizzazione dei servizi finanziari, anche considerato il fatto che “hanno mantenuto storicamente regolamenti meno rigorosi” e per questa ragione si troverebbero in una posizione “più incline al riciclaggio di denaro e ad altre attività illecite”. In altre parole, le aziende potrebbero essere tentate di stabilirsi nei tre microstati europei nel tentativo “deliberato” di beneficiare di standard finanziari più leggeri, con “rischi significativi per i consumatori” derivanti dal libero mercato dell’Unione.
Era stato il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, a presentare il 30 giugno 2022 una roadmap per arrivare alla firma entro il 2024 degli Accordi di Associazione con la Repubblica di San Marino, il Principato di Andorra e il Principato di Monaco. Per il gabinetto von der Leyen è “una priorità, ambiziosa ma realizzabile“, dal momento in cui la mancata intesa prima della fine della legislatura potrebbe frenare il percorso di avvicinamento dei tre microstati europei all’integrazione con i Ventisette. I negoziati per l’Accordo di Associazione sono iniziati nel marzo del 2015, ma con le conseguenze della guerra russa in Ucraina è stata riconosciuta la necessità di accelerare i tempi. Calendario e considerazioni specifiche sono state definite per ciascuno dei tre microstati, con il rafforzamento dell’integrazione in ciascuna delle libertà del Mercato Unico: libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi.
Lo stato attuale dei microstati europei
I tre microstati europei in questione hanno degli status diversi. Né San Marino né Andorra sono parte dello spazio Schengen (che prevede la libera circolazione delle persone tra Stati membri Ue e l’abolizione delle frontiere comuni), tuttavia esiste un’unione doganale con l’Unione dal 1991: solo San Marino lo è anche per i prodotti agricoli (dal 2002). Andorra mantiene parte dei suoi controlli al confine, solamente in alcuni valichi di frontiera con la Spagna. Il Principato di Monaco attualmente è in una situazione ibrida, e applica alcune politiche dell’Ue attraverso la relazione speciale che ha con la Francia: è membro di fatto di Schengen, mentre è a pieno titolo parte del territorio doganale dell’Unione.
Per quanto riguarda gli altri microstati europei, il Liechtenstein è l’unico a far parte dello Spazio economico europeo e del Mercato Unico (dal primo maggio del 1995), mentre dal 19 dicembre del 2011 ha firmato gli accordi Schengen. La Città del Vaticano è il più piccolo Stato riconosciuto al mondo e ha solamente il confine aperto con l’Italia. Tutti i microstati europei (fatta eccezione per il Liechtenstein, che usa il franco svizzero) usano come moneta ufficiale l’euro e hanno il diritto di coniarne un numero limitato, perché viene riconosciuto loro l’aver utilizzato o essere stati legati a valute non più in circolazione di alcuni Paesi membri (lira per San Marino e Città del Vaticano, franco francese per Monaco, peseta spagnola e franco francese per Andorra). Da parte di Bruxelles non c’è l’interesse di integrare nessuno dei microstati europei come Paese membro, dal momento in cui sarebbe eccessivamente complesso gestire questioni interne all’Unione (come le presidenze di turno del Consiglio dell’Ue, o il diritto di veto degli Stati membri) per entità territoriali troppo limitate a livello di superficie e popolazione.