Bruxelles – Nelle sei settimane precedenti alla firma del Memorandum d’Intesa tra l’Ue e la Tunisia, gli sbarchi sulle coste italiane erano stati 17.596. Nei 40 giorni successivi al 17 luglio, data dell’accordo stretto da Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e Mark Rutte da una parte e il presidente tunisino Kais Saied dall’altra, sono stati 29,676, il 69 per cento in più. Non solo: diversi media e organizzazioni internazionali, tra cui Human Rights Watch, hanno ricostruito le violazioni dei diritti umani perpetrate ai danni di persone provenienti dall’Africa sub-sahariana, proprio per mano di chi dovrebbe, secondo l’accordo negoziato con Bruxelles e forte dei fondi comunitari, bloccare le partenze verso l’Europa e farsi carico dell’accoglienza dei migranti.
A voler associare i due sviluppi, sembrerebbe proprio la politica aggressiva e xenofoba esasperata negli ultimi tempi da Saied a spingere un numero sempre maggiore di persone a tentare la traversata del Mediterraneo centrale. E non bastano i dati citati a più riprese dal ministro degli Interni italiano, Matteo Piantedosi, secondo cui dall’inizio dell’anno le autorità tunisine avrebbero intercettato già oltre 40 mila migranti. Perché, come ha ammesso il vice premier Antonio Tajani, “c’è un peggioramento nella situazione internazionale che spinge le persone ad andare via dall’Africa”. E il peggioramento riguarda anche la Tunisia.
Alla Tunisia 105 milioni per la gestione dei confini “in pieno rispetto dei diritti umani”
Il Memorandum d’Intesa siglato a Tunisi, su forte impulso del governo italiano, prevede una cooperazione rafforzata tra Bruxelles e il vicino nordafricano su una serie di aree, dallo sviluppo economico alla transizione energetica fino alla gestione dei flussi migratori. Vista la situazione disastrosa in cui versa l’economia tunisina, l’Ue si è impegnata a versare 150 milioni di euro nelle casse del Paese, e altri 900 milioni nel momento in cui Saied tornerà sui suoi passi e finalizzerà l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale per un maxi prestito da quasi 2 miliardi di dollari. Per il controllo dei confini e l’accoglienza dei migranti, la Commissione europea ha messo sul piatto 105 milioni di euro. A patto che l’attività delle autorità tunisine avvenga “in pieno rispetto dei valori fondamentali dell’Ue e dei diritti umani”.
Dana Spinant, portavoce della Commissione europea, ha dichiarato oggi (29 agosto) che “ci sono molte dinamiche che devono ancora prendere il via” e che il Memorandum “non è una soluzione immediata che dà risultati da un giorno all’altro, ma un processo che deve essere attuato”. Sebbene sia ancora troppo presto per valutare l’esito dell’accordo, quel che sta succedendo in Tunisia suona come un campanello d’allarme per Bruxelles. I dubbi sul trattamento riservato ai migranti subsahariani da Saied erano presenti già ben prima della firma, quando a febbraio il presidente aveva dichiarato in un discorso alla nazione che “orde di migranti irregolari provenienti dall’Africa subsahariana” avevano portato “violenza, crimini e comportamenti inaccettabili” in Tunisia, scatenando attacchi e aggressioni contro gli stranieri in tutto il Paese. Le deportazioni forzate di centinaia di persone migranti da Sfax e da altri centri sulla costa del Mediterraneo verso la zona desertica al confine con la Libia non hanno fatto che confermare la politica xenofoba di Tunisi.
L’Ue pronta a supportare rimpatri volontari dalla Tunisia
Secondo Human Rights Watch potrebbero essere circa 1200 i migranti respinti dalle autorità tunisine verso il deserto, soltanto nel periodo tra la fine di giugno e la fine di luglio. Sotto pressione della comunità internazionale, Tunisia e Libia hanno accettato, lo scorso 10 agosto, di riaccogliere quasi 300 persone bloccate da settimane alla frontiera, senza alcun tipo di sostegno. L’unica agenzia che ha il permesso governativo di accedere a quell’area è la Croce rossa di Tunisi, con cui Bruxelles sarebbe “in stretto contatto”, ha assicurato Ana Pisonero, portavoce della Commissione europea. Che, in un tentativo di salvare il bicchiere mezzo pieno, ha dichiarato che l’Ue “prende nota degli sforzi fatti dalle autorità libiche e tunisine per risolvere la difficile situazione dei migranti bloccati nel deserto”.
Per tutti gli altri, e si parla di decine di migliaia di africani subsahariani che vivono attualmente in Tunisia, resta da scegliere se rimanere in un Paese che porta avanti discorsi e politiche sempre più marcatamente razzisti o salpare disperatamente per l’Europa. C’è anche una terza alternativa, quella maggiormente gradita a Roma così come a Bruxelles: tornare nei propri Paesi d’origine. “Siamo pronti a fornire sostegno per i rimpatri volontari dalla Tunisia“, ha ribadito Pisonero. Dei 105 milioni europei destinati alla Tunisia per la migrazione, almeno 15 dovrebbero infatti essere dedicati ai rientri verso il cuore dell’Africa.