Bruxelles – Dopo sei giorni di incendi il disastro ambientale e umanitario in Grecia ha stabilito un nuovo triste record. Quelli di Alexandroupolis “sono i più vasti incendi mai registrati nell’Ue” da quando nel 2000 sono iniziate le rilevazioni del Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis), la sezione dedicata del servizio di gestione delle emergenze (Ems) del programma Ue Copernicus. Secondo gli ultimi aggiornamenti disponibili – delle ore 14 di ieri (23 agosto) – sono 73.409 gli ettari di terra bruciata nella regione nord-orientale del Paese al confine con la Turchia, dove martedì (22 agosto) sono morte almeno 26 persone non identificate.
A renderlo noto è la Direzione generale della Commissione Ue per la Protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee (Dg Echo), che ha pubblicato su X l’ultima mappa rilasciata da Copernicus. “Dobbiamo continuare a rafforzare il lavoro di prevenzione e preparazione a livello nazionale e collettivo in vista di stagioni di incendi più brutali“, ha avvertito senza mezzi termini il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič. I vigili del fuoco greci ed europei continuano senza sosta a combattere gli incendi, mentre le previsioni di rischio per il periodo 24-30 agosto rimangono al livello “molto alto” su tutto il territorio nazionale ed “estremo” in tutta l’Attica (la regione della capitale Atene), in zone del Peloponneso e dell’isola di Creta, in quelle dell’Egeo e nella regione di Alexandroupolis-Feres. Alla situazione critica nel nord-est del Paese si somma quella ai piedi del monte Parnes, che ospita la più grande foresta alla periferia di Atene: il primo primo prodotto di delineazione dell’Ems per monitorare il rogo all’estremità della capitale ha già rilevato “un’area bruciata totale di 3.027,6 ettari”, come mostrano le immagini del satellite Sentinel2. Le previsioni del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams) rilevano un “previsto trasporto di fumo da questi incendi verso il Mediterraneo orientale nei prossimi giorni“, dopo che una nube di fumo si è spinta inizialmente verso la parte centrale del bacino mediterraneo.
Ecco perché rimane cruciale il sostegno Ue per la lotta anti-incendio attraverso il Meccanismo di protezione civile Ue, attivato per la seconda volta in un mese domenica scorsa (20 agosto). Da allora sono intervenuti nove Paesi membri Ue – Bulgaria, Cipro, Croazia, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Svezia – che hanno portato in Grecia 270 vigili del fuoco, 47 mezzi e 8 aerei ed elicotteri, ovvero quasi un terzo della flotta della riserva rescEu (di 28 mezzi): 2 aerei Air Tractor da Cipro e 2 dalla Germania, 2 aerei Fire Boss dalla Svezia, 1 Canadair dalla Croazia, 1 elicottero Blackhawk dalla Repubblica Ceca. Sul campo era già presente una squadra di vigili del fuoco dalla Francia, pre-schierata in Grecia come parte del piano di preparazione Ue per la stagione estiva, mente due funzionari di collegamento del Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc) sono arrivati in Grecia martedì. Inoltre sono in corso 5 mappature rapide di Copernicus: due nella regione della Macedonia orientale e della Tracia, una nella Grecia centrale, una nell’isola di Eubea e una ad Atene. L’assistenza in arrivo dal Meccanismo di protezione civile Ue segue la risposta di Bruxelles alla precedente attivazione lo scorso 19 luglio, quando sono stati mobilitati 9 aerei, 510 vigili del fuoco e 117 veicoli.
Il sostegno Ue alla lotta contro gli incendi
Per la lotta contro gli incendi lo strumento principale è il Meccanismo di protezione civile dell’Ue. Istituito nel 2001 dalla Commissione, è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
Un altro strumento, parte del Meccanismo, è il pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, la flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi: per quest’estate è stato messo a punto un piano di emergenza che prevede il raddoppio della flotta della riserva rescEu a 28 tra aerei ed elicotteri antincendio (rispettivamente 24 e 4) provenienti da dieci Paesi – Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna e Svezia.