Bruxelles – Un disastro senza precedenti per la Slovenia, a cui è seguita una risposta solidale a livello europeo altrettanto eccezionale. La dimostrazione è la prima volta in assoluto di due nuovi Paesi membri del Meccanismo di protezione civile Ue nell’offrire sostegno attraverso la risposta coordinata da Bruxelles, dopo averlo ricevuto nel passato più o meno recente per affrontare catastrofi naturali e causate dall’uomo. Bosnia ed Erzegovina e Ucraina sono stati gli ultimi due membri del Meccanismo di protezione civile Ue a unirsi all’invio di mezzi e personale per rispondere alle conseguenze dell’alluvione in Slovenia dello scorso 4 agosto: “È la dimostrazione della solidarietà europea al suo meglio”, ha commentato il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič.
L’annuncio dell’invio di squadre e mezzi da Sarajevo e Kiev è arrivato negli scorsi giorni e i due Paesi si sono uniti a uno sforzo collettivo di altri 8 paesi membri Ue – Italia, Austria, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Francia, Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia – che al momento ha portato in Slovenia nove escavatori, una terna (macchina da cantiere), un retroescavatore, due dumper, nove ponti mobili, quattro elicotteri e complessivamente 130 persone dei team di soccorso e d’ingegneria. A questi si aggiungono ora due squadre di protezione e soccorso da dieci membri dalla Bosnia ed Erzegovina, con macchinari pesanti e ponti mobili, e un convoglio composto da 14 veicoli, 5 escavatori pesanti e 51 membri dell’Unità di risposta all’emergenza alluvione dall’Ucraina: “Nonostante la guerra, l’Ucraina non ha esitato a inviare un convoglio di soccorso per aiutare la Slovenia“.
Bosnia ed Erzegovina e Ucraina sono due dei tre Paesi (insieme all’Albania) entrati pienamente nel Meccanismo di protezione civile Ue nel corso dell’ultimo anno. Per Sarajevo la data storica è stata il 6 settembre 2022, entrando ufficialmente nel mezzo che garantisce la solidarietà Ue per far fronte ai disastri naturali in Europa e nel mondo, con la possibilità non solo di ricevere supporto – come accaduto per le alluvioni del 2014 – ma anche di fornirlo agli altri membri in difficoltà. Lo stesso è accaduto sette mesi più tardi con Kiev (un mese prima di ricevere sostegno proprio attraverso il Meccanismo Ue in seguito alla distruzione della diga di Nova Kakhovka). Il 21 aprile il commissario Lenarčič si era recato in visita nella capitale ucraina per firmare l’accordo che ha concesso al Paese la piena adesione. Per entrambi i nuovi membri l’agosto del 2023 segna la prima volta in assoluto dell’impegno nel fornire sostegno a un altro Stato in difficoltà attraverso il Meccanismo di protezione civile Ue: una dimostrazione che “la solidarietà dell’Ue guiderà la ripresa e la costruzione della resilienza della Slovenia“, come affermato dal commissario dopo la visita della presidente Ursula von der Leyen a Lubiana la scorsa settimana.
Il Meccanismo di protezione civile Ue per la Slovenia
Istituito nel 2001 dalla Commissione, il Meccanismo di protezione civile Ue è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti, come fatto dalla Slovenia lo scorso 6 agosto. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
Il Meccanismo di protezione civile Ue comprende un pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, una flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi: lo scorso 30 maggio è stata raddoppiata la riserva rescEu per affrontare l’estate 2023, con un numero complessivo di 28 tra aerei ed elicotteri antincendio.