Bruxelles – Sempre più persone migranti scelgono la rotta del Mediterraneo centrale per cercare di entrare in Europa. Nei primi sette mesi del 2023, su 176.100 rilevamenti di attraversamenti irregolari alle frontiere esterne dell’Ue, 89 mila sono stati segnalati dalle autorità nazionali sulla rotta considerata anche dalle Nazioni Unite come “la più pericolosa al mondo”.
Secondo i calcoli preliminari pubblicati nell’ultimo rapporto dell’Agenzia europea della Guardia di Frontiera e Costiera (Frontex), il numero di attraversamenti irregolari a tutte le frontiere esterne è aumentato del 13 per cento nei primi sette mesi dell’anno, raggiungendo il totale più alto per il periodo gennaio-luglio dal 2016. Un aumento interamente determinato dal numero di arrivi attraverso il Mediterraneo centrale, che rimane la principale rotta migratoria verso l’Ue e rappresenta oltre la metà di tutti i rilevamenti. Mentre gli ingressi da tutte le altre rotte migratorie sono diminuiti, il numero di attraversamenti irregolari dal Mediterraneo centrale è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+115 per cento), segnando il record dal 2017.
Una pressione, quella sulle coste italiane, che potrebbe persistere nei prossimi mesi a causa dell’instabilità a Tunisi e a Tripoli: secondo Frontex “i contrabbandieri offrono prezzi più bassi per i migranti in partenza dalla Libia e dalla Tunisia in mezzo a una feroce concorrenza tra i gruppi criminali”. A più partenze non corrispondono solo più sbarchi, ma anche più vittime: dai dati raccolti dal Missing Migrants Project dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), solo a luglio sarebbero 2096 i morti e i dispersi nel Mediterraneo, di cui all’incirca 1900 sulla rotta centrale.
Gli arrivi su tutte le altre rotte migratorie hanno registrato cali rispetto a un anno fa, che vanno dal 2 per cento sul Mediterraneo occidentale fino al 29 per cento sulla rotta del Mediterraneo orientale. Nel periodo gennaio-luglio, la rotta dei Balcani occidentali, la seconda rotta più attiva con oltre 52.200 rilevamenti, ha registrato un calo del 26 per cento, in gran parte dovuto alle politiche sui visti più rigorose.