Bruxelles – Era attesa per testimoniare la devastazione delle alluvioni che da venerdì scorso (4 agosto) hanno colpito la Slovenia. Ma il viaggio della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nei territori coinvolti dalle inondazioni è stato anche l’occasione per toccare con mano la necessità di un supporto consistente da parte di Bruxelles a Lubiana negli sforzi di ripresa e ricostruzione dopo il disastro naturale. “È una tragedia nazionale ed europea“, ha ribadito con forza la numero uno dell’esecutivo comunitario di fronte alla sessione straordinaria dell’Assemblea Nazionale slovena questa mattina (9 agosto), dopo aver visitato con il primo ministro, Robert Golob, e il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, i territori devastati dall’alluvione: “Troveremo tutti i modi possibili per essere all’altezza della proverbiale solidarietà della Slovenia”.
E le modalità di supporto da Bruxelles sono tutte finanziarie (oltre all’attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue per le necessità operative) e rappresentano “la solidarietà Ue” agli occhi della presidente von der Leyen. Con il premier sloveno sono stati discussi in particolare i tre pilastri del pacchetto “per le necessità immediate, ma anche nel medio e lungo termine”. In primis c’è il Fondo di solidarietà, un dispositivo che permette di mobilitare fino a 500 milioni di euro all’anno – oltre ai fondi non spesi dell’anno precedente – per coprire parte dei costi per la ricostruzione: “Renderemo disponibili 400 milioni di euro, 100 milioni già quest’anno e 300 milioni il prossimo“, ovvero quasi 10 volte quelli ricevuti dal Paese dall’attivazione del dispositivo nel 2002 a oggi (48 milioni). Lubiana potrà richiederne l’attivazione entro 12 settimane dalla data dei primi danni rilevati, allegando alla domanda una stima dei danni, “poi potremo procedere al primo esborso”, ha spiegato von der Leyen. Sono ammessi interventi d’emergenza come il ripristino immediato del funzionamento delle infrastrutture nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione.
Il secondo pilastro è il Next Generation Eu. “Oltre ai fondi che la Slovenia sta già usando e programmato, ci sono ancora 2,6 miliardi di euro che può richiedere“, è quanto annunciato dalla leader dell’esecutivo Ue, che ha precisato il fatto che “sono soldi nuovi, non programmati e potenzialmente accessibili” sotto forma di prestiti per finanziare un piano aggiuntivo dedicato alla ricostruzione e all’adattamento al clima. Ma perché Lubiana possa riceverli, “il tempo è tutto, la richiesta deve essere fatta entro la fine di agosto”, ha avvertito von der Leyen, e per questo motivo con il premier Golob è stata concordata l’istituzione di una task force tra Slovenia e Commissione Ue “per lavorare immediatamente sui requisiti amministrativi”. Il terzo pilastro invece è composto dai fondi di Coesione “che possono essere riprogrammati”. Si tratta di “3,3 miliardi fino al 2027“, ma anche in questo caso “c’è bisogno della massima flessibilità, perché molto è già stato programmato”. Infine la presidente von der Leyen ha promesso anche che “mobiliteremo la riserva di crisi agricola europea per aiutare gli agricoltori che hanno perso bestiame, raccolti e macchinari”.
Un totale di 6,3 miliardi di euro che potenzialmente potrebbe arrivare a Lubiana per affrontare la ripresa e la ricostruzione a seguito delle alluvioni che “hanno portato scompiglio in due terzi” del Paese: “L’acqua ha spazzato via ogni tipo di infrastruttura critica – dai ponti alle linee elettriche – migliaia di famiglie sono state evacuate, quasi tutte le aziende nelle aree più colpite sono state coinvolte e sei persone hanno perso la vita”. La presidente della Commissione Ue ha rassicurato la popolazione sul fatto che “vi staremo vicini, potete contare sull’Ue“, dopo che in un solo giorno è caduta la pioggia di un mese: “La Slovenia è un eccellente esempio di un membro dell’Ue che ha sempre risposto immediatamente a chi aveva bisogno, come durante le alluvioni Italia o durante i terremoti in Croazia, ora è la Slovenia ad avere bisogno di aiuto” nel riprendersi da un disastro naturale causato dai cambiamenti climatici, “senza dubbio”.
Il supporto alla Slovenia subito dopo l’alluvione
Se l’orizzonte finanziario è quello che Bruxelles può promettere e Lubiana attendersi, per affrontare le conseguenze immediate delle alluvioni è stato fondamentale un altro strumento dell’Unione Europea: il Meccanismo di protezione civile Ue. “Siamo stati con voi nei primi giorni e lo saremo per tutto il tempo necessario, è stato impressionante vedere i contributi dei Paesi membri”, ha testimoniato von der Leyen. Dopo l’attivazione del Meccanismo domenica (6 agosto), sono sette gli Stati Ue che hanno già iniziato a veicolare mezzi, equipaggiamento e squadre di vigili del fuoco e ingegneri, rispondendo alla richiesta di aiuto della Slovenia: Austria, Croazia, Francia, Germania, Italia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Al momento sono già arrivati o sono in arrivo nove escavatori, una terna (macchina da cantiere), un retroescavatore, due dumper, nove ponti mobili, quattro elicotteri e complessivamente 130 persone dei team di soccorso e d’ingegneria.
Istituito nel 2001 dalla Commissione, il Meccanismo di protezione civile Ue è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti: la Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
Il Meccanismo di protezione civile Ue comprende un pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, una flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi: lo scorso 30 maggio è stata raddoppiata la riserva rescEu per affrontare l’estate 2023, con un numero complessivo di 28 tra aerei ed elicotteri antincendio.